venerdì 12 marzo 2021

“LE PAROLE… LA PAROLA” 14 marzo 2021 - IV domenica quaresima B Giovanni 3,14-21: “Così tanto Dio ha amato il mondo”

 LE PAROLE… LA PAROLA” 

14 marzo 2021 - IV domenica quaresima B 

Giovanni 3,14-21: “Così tanto Dio ha amato il mondo” 2Cronache 36,14-16.19-23 / Salmo 136 / Efesini 2,4-10 



Le tre domeniche di questa quaresima (ciclo liturgico B) ci  stanno proponendo, attraverso brani del racconto evangelico di  GIOVANNI, un percorso per riscoprire e vivere più consapevolmente  il nostro essere figlie e figli, sorelle e fratelli tra noi. Con il  battesimo infatti siamo stati immersi in un’esperienza di “vita  nuova”, nella morte e risurrezione del Signore. 

È anche per tutta l’umanità l’alleanza nuova e definitiva, che  ci unisce a Lui e tra noi. 

I vangeli proclamati ci stanno conducendo in tre esperienze  molto forti vissute da Gesù che coinvolgono i suoi discepoli e i suoi  oppositori, chi da pio israelita è alla ricerca della verità e chi  addirittura ellenista. 

III domenica - Giovanni 2,13-25: 

Gesù è il Figlio che con la sua morte e risurrezione diventa  “nuovo tempio”, “luogo” dell’incontro con il Padre. Nella sua  risurrezione lo diventa anche la comunità dei credenti. 


IV domenica - Giovanni 3,14-21: 

Gesù è il Figlio “consegnato” dal Padre che “ha così tanto  amato il mondo”: nel suo innalzamento in croce tutti trovano la  Vita vera che illumina la loro esistenza. 

V domenica - Giovanni 12,20-33: 

Gesù è il Figlio “glorificato” dal Padre e tutti potranno  riconoscerlo, “attratti” da una nuova esperienza di vita: il seme che  muore nella terra per dare frutto. È la risurrezione! 

Dopo la trasformazione dell’acqua nel vino, “segno”  dell’alleanza nuziale nel suo sangue (Cana: 2,1-12) e la  “distruzione” del Tempio nel “suo corpo” crocifisso e risorto  (Gerusalemme: 2,13-22), ora Gesù vuole affrontare in modo  assolutamente rivoluzionario l’opposizione tra Dio e “il mondo1,  che addirittura lo odia (3,19-20) nascondendosi anche nelle  menzogne delle nostre tenebre interiori (Nicodemo: 2,24- 3, 1-21). Fin dall’inizio di Giovanni leggiamo: 

Colui che comunica la Vita di Dio,  

Luce per l’esistenza di ogni essere umano, 

splende nelle tenebre che non riescono a sopraffarla. Venendo nel mondo, sua creazione, 

non è stato da esso riconosciuto  

e nemmeno accolto dai suoi” (1,1.4-5.9-11). 

Cosa impedisce al “mondo” questo rapporto con Lui, di  riconoscerlo ed accoglierlo, pur essendovi inviato? (cf 17,14-19). Il peccato, la menzogna che Gesù “Agnello di Dio”, è venuto a  togliere prendendolo su di sé (cf 1,29.35). 

Ecco allora che, attraverso Gesù, Dio mette in atto una nuova  strategia: farsi conoscere personalmente, ascoltando e svelando  ciò che c’è nell’intimo di ogni essere umano (cf 2,24-25;  4,19.25.29) perché in questo modo “chi opera nella Verità -cioè in  Lui- venga alla Luce” (3,21). 

“Di fronte all’assurdo dell’essere umano che si allontana  da Dio (cf 2Cronache 36,14ss. – I lettura odierna), quali vie si  crea -inabissandosi e, quasi “cieco pollone di Vita”, cercando  nella terra di aprirsi un varco- la fedeltà dell’amore di Dio, la  sua vittoria che non conosce ostacoli? 

Non ci è estranea l’esperienza storica di Israele e  nemmeno quella descritta da Paolo agli Efesini (2,4-10 – II  lettura): la scelta degli idoli, assecondando i desideri  dell’egoismo, minaccia continuamente la nostra esistenza  di credenti e il nostro desiderio di un’immersione sempre più  piena nella vittoria dell’amore misericordioso di Dio. 

1 Non è semplice definire consa intenda l’evangelista Giovanni per “mondo”. Sicuramente non è il  pianeta terra e nemmeno l’umanità nel suo insieme, ma tutto ciò che si oppone all’amore di Dio  chiudendosi alla sua Parola che è Vita e Luce per ogni essere umano.

 

Ma è proprio Lui che riapre la strada invasa da barriere e  ci viene incontro, ricostruisce un varco e un ponte. Lo fa con  il re Ciro per il ritorno di Israele nella propria terra e infine,  definitivamente, nel Figlio innalzato in croce, segno oltre il  quale non si dà storia umana nel deserto del mondo con  speranza di vita, di vita eterna”. 

Così Giovanni e la sua comunità ci narrano di Nicodemo, un  fariseo, che va a cercare Gesù, e va da lui di notte (3,1-2a) 2. Nella prima parte del loro colloquio notturno (Gv 3,2b-13) “rinascere” è il fulcro di questo singolare annuncio messianico,  sulla reale possibilità per l’essere umano di avere direttamente da  Dio la Vita (“il regno”, v. 5.). Ora, solo Gesù in quanto “Rabbi,  inviato da Dio”, può donarla (cf vv. 2.16). 

A un certo punto, facendo riferimento all’invasione dei  serpenti nell’accampamento di Israele nel deserto (Numeri 21,9),  la comunità giovannea annuncia il Figlio anch’Egli innalzato su un  palo, la croce, perché chi crede abbia la vita per sempre (Gv 3,14). 

Ecco da dove riaffiora la Vita donata fin dal principio da Dio  all’umanità (1,3-4), dall’Amore della Vita di Figlio, offerta e donata!  Così Dio ha tanto amato il mondo

(3,16; cf 1Gv 3,16; 4,9-10.16)  

La croce “è l’evento nel quale anche il deserto, e lo stesso  errore (il peccato) trovano ancora un senso” perché “tutto,  davvero tutto, è sotto la potenza di questo amore che vince  la morte”. 

In questo Amore, allora, si può rinascere

Paolo -scrivendo ai cristiani di Efeso- non esita a far  impazzire il vocabolario per esprimere l’iperbole della nostra  umanità inserita in quella del Figlio: convivicati, conresuscitati, concreati…”. 

2 E. BORGHI, op.cit., pp.62-88. 

Nicodemo è probabilmente uno scriba della setta dei farisei, “notabile dei Giudei”; il suo nome potrebbe essere tradotto  come “vincitore del popolo” oppure “il popolo vince”. Egli prenderà posizione in favore di Gesù (cf 7,50) e porterà una  quantità esagerata, “trenta chili di una mistura di mirra e di àloe”, per seppellire il corpo di Gesù insieme a Giuseppe di  Arimatèa (cf 19,39-40).


È una rinascita a vita nuova, di adesione alla Verità che fa  liberi (8,32), che fa venire alla luce attraverso opere in Dio, riflesso  di Lui Amore. 

Roberto


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