“LE PAROLE… LA PAROLA”
14 febbraio 2021 (L’amore vince ogni distanza)
Marco 1,40-45 / Levitico 13,1-2.45-46 / 1Corinzi 10,31- 11,1
Vicina è la Parola
“La Parola di Dio è l’antidoto alla paura
di restare soli di fronte alla vita.
Prima di ogni altra cosa va creduto e annunciato
che Dio si è avvicinato a noi, che siamo stati graziati.
Dio è vicino, e la vicinanza è l’inizio e la cifra del Vangelo, il ritornello della predicazione di Gesù:
il tempo della distanza è finito
quando in Gesù si è fatto uomo. Da allora Dio è vicinissimo; dalla nostra umanità mai si staccherà e mai di essa si stancherà.
È finito il tempo in cui si prendono le distanze da Dio e dagli altri, è finito il tempo in cui ciascuno pensa a sé
e va avanti per conto proprio”.
FRANCESCO, 24 gennaio 2021
“L’amore al tempo del covid… e non solo” è stato il tema dell’incontro con le coppie, in presenza e “a distanza”, per una riflessione sulla propria esperienza di coppia e di famiglia. Scaturisce dall'essere coinvolti in questa pandemia: essa ci obbliga ad un distanziamento sociale che può anche connettersi con una distanza relazionale. In realtà, nella mia proposta di riflessione, ho fatto riferimento soprattutto a situazioni socio – relazionali che creano distanza e separazione, dove sono coinvolti aspetti psicologici e sociologici, per riferirmi soprattutto all’Evangelo e in particolare a quello di Marco che è in uso quest’anno nella liturgia domenicale.
Nei racconti evangelici non troviamo soltanto la comprensione di fede che le prime generazioni cristiane hanno avuto di Gesù Nazareno, alla luce della sua morte e risurrezione, ma anche la loro stessa esperienza di credenti in Lui e di comunità impegnate nel vivere il suo Vangelo.
Uno degli episodi evangelici di Marco illuminanti l’attuale situazione è proprio quello che viene proclamato nella liturgia di questa domenica (cf Matteo 8,2-4, Luca 5,12-16).
La stessa narrazione fa subito emergere alcuni elementi problematici ma molto significativi: l’avvicinarsi a Gesù da parte del lebbroso che rompe così il distanziamento prescritto dalla legge mosaica (cf Levitico 13 – I lettura odierna; anche cap. 14,2-321); il suo prostrarsi davanti a lui gesto non solo supplichevole ma che un ebreo faceva soltanto al cospetto dell’Altissimo; la richiesta di aiuto espressa soprattutto nei verbi: se vuoi, tu puoi mondarmi che denota non solo la sconfinata fiducia in Gesù da parte del lebbroso ma anche il riconoscimento della sua libertà di azione.
Altrettanto importanti, nella pur scarna descrizione di Marco, i gesti e le parole di Gesù che anzitutto ha compassione di lui: una delle declinazioni suggestive e realistiche dell’amore di Dio (cf Esodo 34,6); poi lo tocca con la mano: proibito dalla legge mosaica e dal buon senso per non contaminarsi della stessa malattia; infine le sue parole: Sì, lo voglio, sii mondato!
Quasi un ordine a se stesso che soppianta ogni altra volontà umana di condanna e di giudica, che separa ed espelle (cf Giobbe 5,18).
Nel seguito Gesù ribadisce il silenzio sul suo operato e “con un ordine perentorio lo mandò via subito dicendogli di” sottoporsi alle prescrizioni cultuali che attestavano l’avvenuta guarigione come avverarsi delle profezie messianiche (cf Matteo 11,5).
Al contrario il guarito si fa annunciatore dell’avvenimento.
Tutti capiamo molto bene che, anche oggi nella nostra società, possono essere tante le forme di lebbra a contaminare
1 Questa particolare malattia era ritenuta, come altre (cf Giovanni 9,2), addirittura un castigo divino per qualche colpa e di conseguenza era anche un’impurità rituale che escludeva dalla partecipazione al culto e dalla preghiera comune (cf Regola di Qumran, 1Q1 28a II,3-7), oltre che dalla vita sociale (elemento comune a molte culture antiche). Oltre al Levitico si può leggere Deuteronomio 28,35, Giobbe 19,20-21 e il Salmo 122,10. Addirittura “i lebbrosi… non erano in nulla diversi da un cadavere” (Flavio Giuseppe).
l’essere umano ed a separarlo dagli altri. Da ognuna di esse “colui che è senza macchia” ci libera innanzitutto stendendo la sua mano, prolungamento del suo amore viscerale, manifestazione della misericordia infinita del Padre che da separati e scomunicati trasforma in annunciatori dello stupendo prodigio del suo amore.
Questo è l’autentico miracolo, che non si presta a fraintendimenti utilitaristici e che apre ogni persona alla forza dell’amore di Dio!
L’approssimarsi al male che contamina ed esclude gli esseri umani divenuti suoi fratelli e sorelle, corrisponde al definitivo allontanamento di Gesù da ogni formalismo religioso incapace di liberare e rende ancora più schiavi di fobie, sospetti e pregiudizi, escludendo da ogni rapporto di solidarietà umana e di comunione col divino.
A questo punto Gesù si ritira in luoghi desertici, in una solitudine che alla fine sarà gridata fino all'abbandono sulla croce e che diventerà professione di fede proprio da parte di un pagano, estraneo alla religione (cf 15,39). Da lì viene la vita per tutti, nasce un’insperata comunione e impensabile riconciliazione già operante, con la sua forza di attuazione, nella guarigione del lebbroso e nel nuovo convenire a Lui della gente (cf 1,45).
Sarà la stessa disponibilità di Paolo con la sua comunità: “per tutti… per molti, perché giungano alla salvezza”, nella medesima donazione di Cristo a non vivere per se stesso ma per gli altri.
Una libertà vissuta nel servizio gratuito e nella liberazione da ogni vincolo umano che segue un solo imperativo: l’Amore! (1Corinzi 10,33 – II lettura di oggi).
Roberto
Grazie per le belle parole. È un bel annuncio di speranza nel ritornare ad avvicinarsi e ad avere il coraggio di toccarsi con parole di amore e confronto fraterno, dopo questo periodo di isolamento.
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