“LE PAROLE… LA PAROLA”
7 febbraio 2021 - Tutti cercano l’Amore
Marco 1,29-39 / Giobbe 7,1-4.6-7 / 1Corinzi 9,16-19.22-23
Annunciare l’Amore
“E’ bene ricordare alcune caratteristiche dell’annuncio che oggi sono necessarie in ogni luogo:
- che esprima l’amore salvifico di Dio
previo all’obbligazione morale e religiosa:
tu sei amato, amata, questa è la porta;
- che non imponga la verità e che faccia appello alla libertà, come faceva Gesù;
- che possieda qualche nota di gioia, stimolo, vitalità,
e un’armoniosa completezza che non riduca la predicazione a poche dottrine a volte più filosofiche che evangeliche. Questo esige dall’evangelizzatore alcune disposizioni
che aiutano ad accogliere meglio l’annuncio:
vicinanza, apertura al dialogo, pazienza,
accoglienza cordiale che non condanna”.
FRANCESCO, ai Catechisti - 30 gennaio 2021
“L’amore al tempo del covid… e non solo”
anche ai tempi di Gesù.
Se oggi per noi “covid” sta diventando l’emblema di tutti i mali incontrollabili che affliggono l’umanità e di tutto ciò che è “oscuro” e ci minaccia, ai tempi di Gesù ciò che la gente temeva di più erano “gli spiriti immondi, impuri” che infestavano, senza una precisa logica e un motivo verificabile, chiunque.
Il racconto evangelico di Marco ci presenta Gesù anche come un guaritore dell’essere umano tutto intero: nel suo fisico e nella sua interiorità (potremmo indagare sulla comprensione che allora si aveva della persona umana e dei suoi “mali”, con le conseguenze nelle relazioni sociali e nell’ambito religioso; così pure sulla concezione dell’universo abitato da divinità, esseri spirituali, umani e animali) ma Egli è anzitutto è colui che libera dal male che esclude l’essere umano e lo separa da Dio e dagli altri.
Dalla sinagoga alla casa di Simone e Andrea.
La guarigione della suocera è un anticipo di risurrezione: “la prese per mano e la fece alzare” (il verbo greco égèiro ha una pluralità di significati che non vanno ridotti ad uno cf Giacomo 5,15).
Il miglior modo per essere riconoscenti per il dono della guarigione ricevuta è mettersi al servizio degli altri; come noi riceviamo la salvezza attraverso i sacramenti non solo per noi stessi ma per metterci al servizio all’interno della comunità cristiana.
Davanti alla casa, di notte…
Una massa di disperati che diventa “chiesa radunata”; una folla di malati e posseduti dal male... trovano benessere e un nuovo rapporto con Dio che illumini la loro notte, però forse solo in senso utilitaristico e per questo Gesù si ritira da loro.
Gesù la illumina come Figlio anch’egli in ricerca del Padre, in un dialogo orante quando è ancora buio, perché possa essere la luce del nuovo giorno che nasce per i suoi fratelli e sorelle che, pur avvolti ancora dalle tenebre, lo cercano.
Non è anche questo un anticipo del mattino di risurrezione?! I discepoli se ne accorgono e Simone, ormai “capo” di quel gruppetto, lo cercano ma sanno di non essere i soli: “Tutti ti cercano!”, fino all’alba della risurrezione (cf 16,6).
Tutti cerchiamo Lui, anche senza saperlo, se siamo desiderosi di amore per guarire ciò che ci fa male dentro; se cerchiamo la luce perché “le nostre tenebre non ci parlino” e troviamo la strada che ci porta agli altri, riconosciuti come fratelli e sorelle da servire.
Siamo attratti dall’amore gratuito e fedele.
È il tempo del “compimento”, dell’attesa raccolta, del grido che sale dal dolore per la morte innocente... finalmente ascoltato (Giobbe 7,1ss. – I lettura di oggi).
Un compimento che è anch’esso solo un anticipo della sua morte per condividere la nostra e poterci così dare la sua Vita. Un anticipo di risurrezione, non solo come prospettiva di comprensione nella fede di tutta la vicenda storica del Nazareno, ma come fiducia della forza vittoriosa dell’amore nelle trame più oscure e tortuose della nostra storia, che apre in modo impensato e imprevedibile una via di vita: il servizio gratuito dell’amore agli altri, di cui l’apostolo Paolo è uno dei testimoni (II lettura odierna). “L’Amore sconfigge ogni potere di morte, libera per un’esistenza umana in cui dagli interrogativi aperti come ferite su una carne riarsa, nasce la speranza fanciulla (Giobbe).
La debolezza si fa luogo di comunione, la schiavitù diventa condizione di servizio: e tutto, l’evangelo assorbe nella sua gratuità, che neutralizzando il pungiglione di morte – l’egoismo – portatore in sé di ogni sofferenza umana, ne fa vessillo di vittoria dell’amore” (1Corinzi 9,16ss. – II lettura).
Siamo anche noi sulle tracce delle prime comunità cristiane, in cammino dietro al Signore che è stato Gesù Nazareno in Galilea, a Cafarnao, ma che continua oggi ad essere sulle strade di ogni essere umano.
Lo seguiamo, con le nostre domande irrisolte e le membra doloranti, ma contenti di associarci alla ricerca di ogni fratello e sorella, felici di poterGli confidare: “Tutti ti cercano!”. E Lui?
Non ama la pubblicità ed essere riconosciuto solo per i suoi poteri taumaturgici. Vuole sì farsi conoscere, ma progressivamente, attraverso un coinvolgimento personale, lasciandoci interpellare dalle sue azioni e dalle sue parole, seguirlo fino alla morte e risurrezione.
Roberto
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