“LE PAROLE… LA PAROLA”
10 gennaio 2021 (Immersione nel Giordano)
Marco 1,9-11 / Isaia 42,1-4.6-7 / Atti 10,34-38
Immersione
“Quelli che pensavano di non poter essere amati da Dio, quelli che non osavano andare al di là della soglia del Tempio, quelli che non pregavano perché non se ne sentivano degni. Gesù è venuto per tutti, anche per loro,
e comincia proprio unendosi a loro.
Gesù apre la porta dei Cieli,
e da quella breccia discende lo Spirito
E dall’alto una voce proclama la verità stupenda:
Tu sei il Figlio mio, l’amato”.
FRANCESCO, 28 ottobre 2020
Un pensiero, tra i tanti augurali, ho particolarmente gradito: “Io pensavo che per arrivare a Dio fosse necessario salire, salire, e invece, leggendo il Vangelo, ho capito che per arrivare a Dio bisogna scendere, scendere, scendere. Perché tutto il mistero di Gesù Cristo non è altro che una discesa: è disceso per farsi uomo, è disceso nascendo a Betlemme nella povertà, è disceso vivendo a Nazareth nell’umiltà, è disceso soprattutto nel mistero della croce” (CHARLES DE FOUCAULD).
Così Marco ci descrive Gesù come Messia, fin dall’inizio del suo evangelo: il Figlio di Dio, davanti al quale nemmeno il Battezzatore è degno di chinarsi per sciogliergli i legacci dei sandali, scende da Nazaret di Galilea al Giordano e vi si fa immergere da Giovanni (Marco 1,1.7.9).
Il gesto proposto dal profeta predicatore fa rivivere al popolo quanto avvenuto al suo ingresso nella “terra promessa” dall’attuale Giordania, dopo 40 anni di vagare nel deserto. Il guado del fiume in piena fu, per le tribù guidate da Giosuè, il rinnovamento dell’alleanza con Dio: “Onorerete il Signore, vostro Dio, e gli ubbidirete per sempre” (Libro di Giosuè 3,1- 4,11).
Egli era consapevole che per la gente, quell’immersione nel Giordano, poteva essere un segno della volontà di ritornare al Signore, ma che occorreva in realtà un’immersione nel suo Spirito e questa poteva compierla solo il suo Inviato.
Ma, paradossalmente, il Nazareno inizia col suo immergersi mescolandosi tra la folla dei peccatori e facendosi immergere; nel suo riemergere vede che anche l’Altissimo “rompe il suo cielo” e scende con il suo Spirito secondo le memorabili profezie di Isaia (63,11. 19; 11,2; 42,1).
“È il punto di inserimento ultimo della Presenza di Dio nella nostra umanità: l’identificazione fino al limite estremo, la condizione di peccatori. Condivide da servo, per liberare da ogni schiavitù (Isaia 42,1-4.6-7 – I lettura dell’odierna liturgia)”.
Così esprime Egli il suo essere Figlio obbediente al Padre, nell’amore che si china per servire fino all’immersione nell’oscurità della morte (cf Isaia 9,1) per riemergere, non più da solo ma con tutta l’umanità, alla vita nuova nello Spirito, nell’amore.
Il Giordano è un anticipo della Pasqua: “Gesù (secondo il racconto evangelico di Marco di cui oggi riprendiamo la lettura per tutto quest’anno ‘B’), in un cammino costante dal Nazaret a Gerusalemme, rivela una profondità e fecondità nuove, insperate alla radice della solidarietà tra umani”, che egli potenzierà con il suo Spirito attraverso il deserto del mondo, fino a raggiungere ogni regione della Galilea, annunciando la prossimità di Dio e la possibilità di cambiare vita credendo a questo messaggio di gioia (Mc 1,13.15).
“Gesù, passando ovunque in mezzo a noi, apre una via di umanizzazione aperta a orizzonti inauditi, proprio attraverso il servizio da sorelle e fratelli tra altri fratelli e sorelle”, risvegliando in noi la forza feconda dell’Amore, Soffio vitale, Fuoco che consuma e unisce” (vedi Atti 10,34-38 – II lettura).
L’OGGI AL FIUME GIORDANO
“Egli entra nelle acque dove Naaman il Siro si era bagnato sette volte e la sua carne lebbrosa divenne quella di quando era giovinetto (2Re 5,14).
Egli si immerge fra pietre e sabbie del fiume entro un involucro di natura severa e bella. E immergendovi la sua umanità divina, è lui che consacra e battezza il mondo, le acque, le sponde, la terra… il cosmo.
Il Giordano è questo punto d’innesto della divinizzazione della terra da parte del Figlio di Dio!
Uscendo dall’acqua, egli sta nell’atteggiamento di chi consente una relazione di filialità semplice, delicata, compassionevole e accetta l’irruzione dell’energia divina su di lui; corifeo di quanti, battezzati in lui, sono al suo seguito nel cammino verso il Padre, inizio di una nuova storia dell’umanità rigenerata nell’acqua e dallo Spirito (Giovanni 3,5).
Il Giordano è questo silente testimone di un abbraccio che unisce il mondo di Dio con il mondo umano.
È lo scenario di questa penetrante effusione spirituale dall’Alto… Dialogo eterno, comunione intimissima ed effusiva che per un’istante si fa udibile nell’indicazione dell’identità di Figlio, nell’accento della predilezione, nella profusione del compiacimento”.
(CESARE MASSA, I giorni ardenti. 2002, pp. 98-100).
Roberto
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