sabato 9 gennaio 2021

“LE PAROLE… LA PAROLA” 10 gennaio 2021 (Immersione nel Giordano)

 LE PAROLE… LA PAROLA” 

10 gennaio 2021 (Immersione nel Giordano

Marco 1,9-11 / Isaia 42,1-4.6-7 / Atti 10,34-38 




Immersione 

Quelli che pensavano di non poter essere amati da Dio, quelli che non osavano andare al di là della soglia del Tempio,  quelli che non pregavano perché non se ne sentivano degni. Gesù è venuto per tutti, anche per loro,  

e comincia proprio unendosi a loro. 

Gesù apre la porta dei Cieli,  

e da quella breccia discende lo Spirito 

E dall’alto una voce proclama la verità stupenda:  

Tu sei il Figlio mio, l’amato”. 

FRANCESCO, 28 ottobre 2020 

Un pensiero, tra i tanti augurali, ho particolarmente gradito:  “Io pensavo che per arrivare a Dio fosse necessario salire,  salire, e invece, leggendo il Vangelo, ho capito che per arrivare  a Dio bisogna scendere, scendere, scendere. Perché tutto il  mistero di Gesù Cristo non è altro che una discesa: è disceso  per farsi uomo, è disceso nascendo a Betlemme nella povertà,  è disceso vivendo a Nazareth nell’umiltà, è disceso soprattutto  nel mistero della croce” (CHARLES DE FOUCAULD). 

Così Marco ci descrive Gesù come Messia, fin dall’inizio del  suo evangelo: il Figlio di Dio, davanti al quale nemmeno il  Battezzatore è degno di chinarsi per sciogliergli i legacci dei  sandali, scende da Nazaret di Galilea al Giordano e vi si fa  immergere da Giovanni (Marco 1,1.7.9). 

Il gesto proposto dal profeta predicatore fa rivivere al popolo  quanto avvenuto al suo ingresso nella “terra promessa”  dall’attuale Giordania, dopo 40 anni di vagare nel deserto. Il guado  del fiume in piena fu, per le tribù guidate da Giosuè, il  rinnovamento dell’alleanza con Dio: “Onorerete il Signore, vostro  Dio, e gli ubbidirete per sempre” (Libro di Giosuè 3,1- 4,11).

 

Egli era consapevole che per la gente, quell’immersione nel  Giordano, poteva essere un segno della volontà di ritornare al  Signore, ma che occorreva in realtà un’immersione nel suo Spirito e questa poteva compierla solo il suo Inviato. 

Ma, paradossalmente, il Nazareno inizia col suo immergersi mescolandosi tra la folla dei peccatori e facendosi immergere; nel  suo riemergere vede che anche l’Altissimo “rompe il suo cielo” e  scende con il suo Spirito secondo le memorabili profezie di Isaia (63,11. 19; 11,2; 42,1). 

“È il punto di inserimento ultimo della Presenza di Dio nella  nostra umanità: l’identificazione fino al limite estremo, la  condizione di peccatori. Condivide da servo, per liberare da  ogni schiavitù (Isaia 42,1-4.6-7 – I lettura dell’odierna  liturgia)”. 

Così esprime Egli il suo essere Figlio obbediente al Padre,  nell’amore che si china per servire fino all’immersione nell’oscurità  della morte (cf Isaia 9,1) per riemergere, non più da solo ma con  tutta l’umanità, alla vita nuova nello Spirito, nell’amore. 

Il Giordano è un anticipo della Pasqua: “Gesù (secondo il  racconto evangelico di Marco di cui oggi riprendiamo la lettura per  tutto quest’anno ‘B’), in un cammino costante dal Nazaret a  Gerusalemme, rivela una profondità e fecondità nuove, insperate  alla radice della solidarietà tra umani”, che egli potenzierà con il  suo Spirito attraverso il deserto del mondo, fino a raggiungere ogni  regione della Galilea, annunciando la prossimità di Dio e la  possibilità di cambiare vita credendo a questo messaggio di gioia (Mc 1,13.15). 

“Gesù, passando ovunque in mezzo a noi, apre una via di  umanizzazione aperta a orizzonti inauditi, proprio attraverso  il servizio da sorelle e fratelli tra altri fratelli e sorelle”,  risvegliando in noi la forza feconda dell’Amore, Soffio vitaleFuoco che consuma e unisce” (vedi Atti 10,34-38 – II lettura).


L’OGGI AL FIUME GIORDANO 

“Egli entra nelle acque dove Naaman il Siro si era bagnato  sette volte e la sua carne lebbrosa divenne quella di quando  era giovinetto (2Re 5,14). 

Egli si immerge fra pietre e sabbie del fiume entro un  involucro di natura severa e bella. E immergendovi la sua  umanità divina, è lui che consacra e battezza il mondo, le  acque, le sponde, la terra… il cosmo. 

Il Giordano è questo punto d’innesto della divinizzazione della  terra da parte del Figlio di Dio!  

Uscendo dall’acqua, egli sta nell’atteggiamento di chi  consente una relazione di filialità semplice, delicata,  compassionevole e accetta l’irruzione dell’energia divina su di  lui; corifeo di quanti, battezzati in lui, sono al suo seguito nel  cammino verso il Padre, inizio di una nuova storia  dell’umanità rigenerata nell’acqua e dallo Spirito (Giovanni  3,5). 

Il Giordano è questo silente testimone di un abbraccio che  unisce il mondo di Dio con il mondo umano. 

È lo scenario di questa penetrante effusione spirituale  dall’Alto… Dialogo eterno, comunione intimissima ed effusiva  che per un’istante si fa udibile nell’indicazione dell’identità di  Figlio, nell’accento della predilezione, nella profusione del  compiacimento”. 

(CESARE MASSA, I giorni ardenti. 2002, pp. 98-100). 

Roberto


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