“LE PAROLE… LA PAROLA”
20 dicembre 2020 (Domenica IV Avvento/B)
2Samuele 7,1…16 / Salmo 88 / Romani 16,25-27
Luca 1,26-38
Casa
“Il figlio maggiore era a casa, ma non si era accorto mai
cosa significasse vivere a casa:
faceva i suoi doveri, faceva il suo lavoro,
ma non capiva cosa fosse un rapporto di amore con il padre.
Ma questa non è la mia casa? - aveva pensato, come i dottori della Legge. Non c’è ordine, è venuto questo peccatore qui e gli hai fatto la festa, e io? Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo!
E di questo, il figlio non se n’era accorto,
viveva a casa come fosse un albergo,
senza sentire quella paternità…
Tanti ‘alberganti’ nella casa della Chiesa che si credono i padroni!” FRANCESCO, 14 marzo 2020
Fino a che punto riusciamo ad immaginare la vicinanza del divino alla nostra esistenza e alla nostra persona?
Siamo a volte molto strani: ci lamentiamo dell’“assenza” di Colui che cerchiamo e vorremmo presente, poi ci diamo da fare per dargli un luogo “al sicuro”, certo raggiungibile, ma separato dal nostro habitat, quasi temessimo una sua “invasione di campo”, un’intromissione troppo ingombrante per la nostra libertà di movimento e di azione.
Preferiamo che sia a nostra disposizione, ma “a chiamata”. In questo tempo di “distanziamento sociale” la prossimità del “Dio-con-noi” ci pare confortante, ma subito dopo ci prende la perplessità: “ma se sei con me sempre, ovunque io vada o stia, che senso ha cercarti ed invocare la tua presenza?”:
Ci prende lo stesso ardore del re David con cui il Signore stesso protestava, attraverso il profeta Natan: “Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Sono stato con te ovunque… Il Signore farà a te una casa!” (1Samuele 7,5.9.11 – I lettura).
Siamo noi che sentiamo il bisogno di una casa, perché di Dio rammentiamo soltanto l’onnipotenza e non l’onnipresenza! “La promessa a David non è che un anello, uno dei principali, di una lunghissima catena attraverso cui la Parola di Dio conduce, unificandola, tutta la storia… continuamente ravvivata e riconfigurata a partire da avvenimenti concreti (cf Salmo 88 – responsoriale di oggi). Era, ogni volta che la speranza si riapriva per dono della Parola, un nuovo impulso di questo cammino verso il compimento che colmava tutte le precedenti parziali realizzazioni e che da nulla poteva essere più superato”.
Il genere umano che ha rinunciato ormai al nomadismo, non ha dimenticato però la sua indole peregrina, e così viaggia, almeno con la fantasia alla ricerca di una casa… per sempre.
“Una ragazza di Nazaret, Maria, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe” (Luca 1,27ss. – vangelo di oggi),si trova al culmine di questa prossimità che irrompe nella sua casa, in lei con una potenza generatrice che, senza nulla di umano potere, fa intraprendere a tutta l’umanità, attraverso di lei, un nuovo percorso fino a coinvolgere anche noi.
Totalmente disarmata e disponibile, diventa lei “casa” per Colui che ardentemente cerca dove porre la sua stabile Presenza, in un legame fatto di carne e sangue, ma in cui “non c’è matrice alcuna perché l’essere umano possa vantare i suoi diritti. In questa apertura incondizionata alla potenza umanizzante dello Spirito, ecco, la Presenza può farsi carne senza possibilità di venire strumentalizzata, insuperabilmente”.
Anche l’apostolo Paolo, concludendo la sua lettera alla comunità cristiana di Roma, glorifica il Padre che attraverso Gesù ha finalmente tolto “il silenzio che aveva avvolto per secoli il mistero adesso rivelato nell’annuncio evangelico a tutti i popoli del mondo. Anch’essi possono finalmente credere in Lui. Solo Lui ha questo potere!” (Romani 16,25…27 – II lettura di oggi). “Tutto e grazie e gratitudine.
L’evento che si realizza in Maria è prototipo di ogni futuro farsi carne della Presenza nella storia umana: davanti alla sua sapiente forza rivelatrice si disvelano i nostri tentativi, pigri e paurosi, o presuntuosi di avere noi questo potere” (cf Salmo 33,13-14).
Ora, con chiunque e dovunque, con “Lui tra noi” è casa: ogni nostalgia e desiderio sono appagati.
MARIA: INNOCENZA DEL DESIDERIO
“Perché il desiderio si realizzi è necessario che sia “data” un’esistenza di tale innocenza e di tale disponibilità che nulla vada perduto della qualità dello stesso desiderio e nulla dell’invocazione resti dimenticato. Perciò, nell’itinerario dell’Avvento, Dio stesso ci fa trovare Maria.
Anche Dio deve aver atteso Maria.
…per la propria gioia e per la ripresa della propria opera; …preparandola tra le rovine di una storia di infedeltà, dove risplendesse, nella consapevolezza dell’impotenza umana, la fedeltà eterna di Lui;
…nella sofferenza di fronte alla devastazione dell’opera delle sue mani e nell’acuta speranza del giorno in cui “misericordia e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno” (Salmo 85,11).
Poi, un giorno, “nella pienezza dei tempi”, gli occhi del Signore si sono posati su questa piccola donna, ha letto in lei tutte le suppliche, i dolori, i desideri di Sion, e, irridendo gli stolti e i maniaci di grandezza e schernendo dall’alto i fanatici della logica, ha ascoltato l’intensità di un’attesa, concentrazione silenziosa e abissale di tutte le attese vere di Dio: e ha deciso l’annuncio”. (CESARE MASSA, I giorni ardenti. 2002, pp. 53-56).
Roberto
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