venerdì 18 dicembre 2020

“LE PAROLE… LA PAROLA” 20 dicembre 2020

 LE PAROLE… LA PAROLA” 

20 dicembre 2020 (Domenica IV Avvento/B

2Samuele 7,1…16 / Salmo 88 / Romani 16,25-27 

Luca 1,26-38 




Casa 

“Il figlio maggiore era a casa, ma non si era accorto mai  

cosa significasse vivere a casa:  

faceva i suoi doveri, faceva il suo lavoro,  

ma non capiva cosa fosse un rapporto di amore con il padre.  

Ma questa non è la mia casa? - aveva pensato, come i dottori della Legge.  Non c’è ordine, è venuto questo peccatore qui e gli hai fatto la festa, e io?  Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo! 

E di questo, il figlio non se n’era accorto,  

viveva a casa come fosse un albergo,  

senza sentire quella paternità…  

Tanti ‘alberganti’ nella casa della Chiesa che si credono i padroni!” FRANCESCO, 14 marzo 2020 

Fino a che punto riusciamo ad immaginare la vicinanza del  divino alla nostra esistenza e alla nostra persona? 

Siamo a volte molto strani: ci lamentiamo dell’“assenza” di  Colui che cerchiamo e vorremmo presente, poi ci diamo da fare  per dargli un luogo “al sicuro”, certo raggiungibile, ma separato dal  nostro habitat, quasi temessimo una sua “invasione di campo”,  un’intromissione troppo ingombrante per la nostra libertà di  movimento e di azione. 

Preferiamo che sia a nostra disposizione, ma “a chiamata”. In questo tempo di “distanziamento sociale” la prossimità del  “Dio-con-noi” ci pare confortante, ma subito dopo ci prende la  perplessità: “ma se sei con me sempre, ovunque io vada o stia, che  senso ha cercarti ed invocare la tua presenza?”: 

Ci prende lo stesso ardore del re David con cui il Signore  stesso protestava, attraverso il profeta Natan: “Forse tu mi  costruirai una casa, perché io vi abiti? Sono stato con te ovunque…  Il Signore farà a te una casa!” (1Samuele 7,5.9.11 – I lettura).

Siamo noi che sentiamo il bisogno di una casa, perché di Dio  rammentiamo soltanto l’onnipotenza e non l’onnipresenza! “La promessa a David non è che un anello, uno dei principali,  di una lunghissima catena attraverso cui la Parola di Dio  conduce, unificandola, tutta la storia… continuamente  ravvivata e riconfigurata a partire da avvenimenti concreti (cf  Salmo 88 – responsoriale di oggi). Era, ogni volta che la  speranza si riapriva per dono della Parola, un nuovo impulso  di questo cammino verso il compimento che colmava tutte le  precedenti parziali realizzazioni e che da nulla poteva essere  più superato”. 

Il genere umano che ha rinunciato ormai al nomadismo, non  ha dimenticato però la sua indole peregrina, e così viaggia, almeno  con la fantasia alla ricerca di una casa… per sempre. 

Una ragazza di Nazaret, Maria, promessa sposa di un uomo  della casa di Davide, di nome Giuseppe” (Luca 1,27ss. – vangelo di  oggi),si trova al culmine di questa prossimità che irrompe nella sua  casa, in lei con una potenza generatrice che, senza nulla di umano  potere, fa intraprendere a tutta l’umanità, attraverso di lei, un  nuovo percorso fino a coinvolgere anche noi. 

Totalmente disarmata e disponibile, diventa lei “casa” per  Colui che ardentemente cerca dove porre la sua stabile  Presenza, in un legame fatto di carne e sangue, ma in cui “non  c’è matrice alcuna perché l’essere umano possa vantare i suoi  diritti. In questa apertura incondizionata alla potenza  umanizzante dello Spirito, ecco, la Presenza può farsi carne  senza possibilità di venire strumentalizzata,  insuperabilmente”. 

Anche l’apostolo Paolo, concludendo la sua lettera alla  comunità cristiana di Roma, glorifica il Padre che attraverso Gesù  ha finalmente tolto “il silenzio che aveva avvolto per secoli il  mistero adesso rivelato nell’annuncio evangelico a tutti i popoli del mondo. Anch’essi possono finalmente credere in Lui. Solo Lui ha  questo potere!” (Romani 16,25…27 – II lettura di oggi). “Tutto e grazie e gratitudine. 

L’evento che si realizza in Maria è prototipo di ogni futuro  farsi carne della Presenza nella storia umana: davanti alla sua  sapiente forza rivelatrice si disvelano i nostri tentativi, pigri e  paurosi, o presuntuosi di avere noi questo potere” (cf Salmo 33,13-14). 

Ora, con chiunque e dovunque, con “Lui tra noi” è casa: ogni  nostalgia e desiderio sono appagati. 

MARIA: INNOCENZA DEL DESIDERIO 

“Perché il desiderio si realizzi è necessario che sia “data”  un’esistenza di tale innocenza e di tale disponibilità che nulla  vada perduto della qualità dello stesso desiderio e nulla  dell’invocazione resti dimenticato. Perciò, nell’itinerario  dell’Avvento, Dio stesso ci fa trovare Maria. 

Anche Dio deve aver atteso Maria. 

…per la propria gioia e per la ripresa della propria opera; …preparandola tra le rovine di una storia di infedeltà, dove  risplendesse, nella consapevolezza dell’impotenza umana, la  fedeltà eterna di Lui; 

…nella sofferenza di fronte alla devastazione dell’opera delle  sue mani e nell’acuta speranza del giorno in cui “misericordia  e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno”  (Salmo 85,11). 

Poi, un giorno, “nella pienezza dei tempi”, gli occhi del Signore  si sono posati su questa piccola donna, ha letto in lei tutte le  suppliche, i dolori, i desideri di Sion, e, irridendo gli stolti e i  maniaci di grandezza e schernendo dall’alto i fanatici della  logica, ha ascoltato l’intensità di un’attesa, concentrazione  silenziosa e abissale di tutte le attese vere di Dio: e ha deciso  l’annuncio”. (CESARE MASSA, I giorni ardenti. 2002, pp. 53-56). 

Roberto



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