sabato 8 agosto 2020

“Le PAROLE della Domenica” 9 Agosto 2020 – Matteo 14,22-33 [34-36] Siamo tutti sulla stessa barca



 Le PAROLE della Domenica

9 Agosto 2020 – Matteo 14,22-33 [34-36]

Siamo tutti sulla stessa barca


Ci siamo trovati impauriti e smarriti. 

Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista 

da una tempesta inaspettata e furiosa. 

Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, 

tutti fragili e disorientati, 

ma nello stesso tempo importanti e necessari, 

tutti chiamati a remare insieme,

tutti bisognosi di confortarci a vicenda. 

Su questa barca… ci siamo tutti.

Come quei discepoli (…)

così anche noi ci siamo accorti 

che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, 

ma solo insieme.

Papa Francesco, 27 marzo 2020 – Piazza S. Pietro



1. [Dopo che la folla ebbe mangiato dei 5 pani condivisi da Lui], Gesù compie alcuni gesti emblematici: vuole rimanere da solo con la gente per congedarli, salutarli uno ad uno e non con un generico “E’ finita, andate in pace” e “costringe i discepoli a salire in barca ed a precederlo sull’altra riva” (Matteo 14,22).

A prima vista due gesti contrastanti: uno carico di tenerezza che compie la compassione iniziale (v. 14) e l’altro un po’ brusco che poco sembrano stare assieme.

Il contrasto, voluto dal redattore evangelico, evidenzia lo stato d’animo di Gesù alla notizia dell’arresto e dell’uccisione del cugino battezzatore (v. 13).

2. Gesù sceglie nuovamente la solitudine, la marginalità, ma stavolta per pregare, come farà dopo la cena pasquale prima del suo arresto (26,36-46) e in una medesima notte è “solo”, distante dai discepoli che invece qui stanno nel mezzo dal mare (v. 24).

3. La loro situazione è rischiosa già solo per il trovarsi in mare (sede delle potenze opposte a Dio), inoltre: sono distanti da terra e quindi dal Signore, le onde agitano la barca e il vento è contrario, non permette di proseguire la navigazione.

4. Quando ormai il peggio sembra passato, insieme con il buio della notte, “Egli viene verso di loro camminando sul mare” (v. 25), dimostrando un potere superiore, ma sorprendentemente non è da loro riconosciuto “reale” (= phantasma) e sono terrorizzati; non lo erano nel pericolo: ma che Lui venisse loro incontro camminando sul mare, invece di rincuorarli, li impaurisce (v. 26).

E’ tutto molto strano, ma è anche la nostra reazione: nel pericolo vorremmo il Signore vicino, e quando lo è non solo non lo riconosciamo ma ci sembra impossibile che per salvarci sia lì con noi. Ha scritto Dietrich Bonhoeffer: “Dio non ci salva dalla sofferenza, ma nella sofferenza. Non ci protegge dal dolore, ma nel dolore, non dalla croce, ma nella croce”. 

5. “Coraggio, Io sono, non abbiate paura” (v. 27). 

Tre semplici parole incoraggianti, ma anche rivelative di una presenza reale, che suscitano in Pietro il desiderio di andare verso il Signore (vv. 28-29).

Eppure non è ancora al sicuro: la paura del vento contrario lo fa affondare e grida “Signore, salvami!” (v. 30).

Il discepolo ha dimostrato coraggio, ma non ha vinto le sue paure più profonde che solo il gesto del Maestro può sconfiggere: siamo al sicuro nella stretta relazione con Lui e non nel pensare che da soli ce la faremo! Il dubbio, la mancanza di piena fiducia fanno parte del percorso accidentato della vita cristiana (cf 28,17), ma l’autosufficienza e la solitudine sono il vero nemico da affrontare (vv. 31-32).

6. L’esperienza del singolo diventa poi anche quella di tutta la comunità che proclama la sua fede messianica in Gesù. (v. 33).

Non solo, ma anche “gli estranei” lo riconoscono come Inviato di Dio e possono toccarlo con mano (v. 36).

Alla fine si comprende l’obiettivo ultimo, ma implicito nelle intenzione di Gesù fin dall’inizio (v. 22), di tutta questa travagliata esperienza che coinvolge i discepoli e poi anche la comunità cristiana, quindi anche noi: la salvezza di tutti, insieme!


Roberto


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