domenica 26 luglio 2020

La conversione pastorale 2



Castel Frentano, 25 luglio 2020 


LA CONVERSIONE PASTORALE”. / 2

Dalla lettura che sto facendo della nuova Istruzione da parte della Congregazione per il Clero “La conversione pastorale della comunità parrocchiale” condivido con voi alcune riflessioni. 

1. Da quanto si dice nell’Introduzione ci propone di “riorganizzare la forma di affidamento della cura pastorale delle comunità parrocchiali... valorizzando la dimensione di comunione”. Mi sembra di capire che la koinonìa è il criterio in base al quale non solo ordinare la vita parrocchiale, ma soprattutto “gestire” la sua stessa ministerialità: ogni compito e mansione vanno orientati armoniosamente alla reciprocità, gli uni al servizio degli altri, per l’edificazione comune (e questo già ce lo ricorda Paolo nella prima ai Corinzi). Subito si puntualizza che il ministero ordinato, anch’esso a servizio della comunità, si esprime nel ruolo di garantire una “sintesi armoniosa di carismi e vocazioni a servizio del Vangelo”. Aver cura di una comunità, come pastori, assume il senso di “tessere relazioni” all’interno di essa, il che presume già una certa vivacità che non darei per scontata. 


2. Questo però è solo il primo “passo” di una “conversione pastorale in senso missionario”. Si tratta infatti di mettere in atto “una riforma” che parta dall’ “uscire da se stesse”. Siamo sulla scia della “chiesa in uscita” di papa Francesco (vedi EG 24. 27 e soprattutto 49!). A questo proposito può essere utile 


leggere il saggio di DUILIO ALBARELLO Cattolici in diaspora. Tre variazioni pandemiche sul tema dell’uscire1

Devo dire che fin da giovane studente la sola parola “riforma” mi faceva vibrare e ritrovarla in un testo ufficiale mi fa anche ben sperare. Le strutture pastorali / parrocchiali, ma soprattutto lo stile (comunione – collaborazione) dovrebbero tradursi in incontro - vicinanza – misericordia, una fraternità vissuta nelle comunità, vera e propria “sollecitudine per l’annuncio del Vangelo” che la fa essere “centri propulsori dell’incontro con Cristo” 


3. Quest’ultima espressione non mi piace molto, ma rende bene l’idea che il centro, sia della vita di comunione sia della missione, sia Cristo e che la comunità cristiana sia al servizio della Parola che come lievito fa crescere l’umanità, come sale fa gustare ogni realizzazione di bene, come luce permette di metterlo in evidenza e di contemplarlo. 

STELLA MORRA ha già fatto notare la novità dell’espressione usata da Francesco che “la grazia suppone la cultura” (cf EG 115) e lo ha illustrato molto bene2


4. La prospettiva si arricchisce notevolmente se in questa “nuova tappa dell’evangelizzazione”, che inizia nelle e dalle comunità si parte da uno stile evangelico che costituisce “la prima riforma... quella dell’atteggiamento3

In quel dialogo Francesco auspicava “una Chiesa che trova nuove strade, che è capace di uscire da se stessa e di andare verso chi non la frequenta... ma occorre audacia e coraggio”. 


5. Per quanto riguarda la vita nella comunità, papa Francesco ci ricorda che “La santificazione è un cammino comunitario, da fare due a due”. “...la mistica della presenza del 

1 In “Non è una parentesi”, Torino 2020, pp. 97-120. 2 Popolo. Le parole di Francesco”, AVE 2015, pp. 8-11. 3 Vedi l’intervista di papa Francesco a p. A Spadaro, direttore della Civiltà cattolica, il 19/08/2013. 

Signore nella comunità... Questo dà luogo ad autentiche esperienze mistiche nelle comunità” (Gaudete et exultate 141 – 142. 145) 

Francesco ci ha parlato di una “mistica comunitaria”, “dell’ascolto... dell’incontro”; “è una fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano” (GE 91-92). 

Forse è da qui che occorre partire per realizzare quello che l’Istruzione propone, ma sono rimasto solo all’Introduzione (nn. 1-5), dipende però dalla sua ricchezza. 


Roberto








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