martedì 28 luglio 2020

La conversione pastorale 3


Castel Frentano, 27 luglio 2020



La Conversione pastorale”. / 3



Continuo la lettura dell’Istruzione “La conversione pastorale” e mi inoltro nella lunga sezione (II > VI, nn. 6 – 41) dedicata alla “comunità parrocchiale”.

1. Credo se ne parli così a lungo perché è sicuramente la “struttura pastorale” (termine qui molto ricorrente) che necessita di una “conversione… in senso missionario” (n. 42).

Non si dice mai espressamente che essa è ormai “in crisi” da diversi decenni (riconosciuta anche da diversi episcopati…), anche se si riconosce chiaramente che essa “non riesce a corrispondere più alle tante aspettative dei fedeli” e che “la mera ripetizione di attività senza incidenza nella vita delle persone concrete, rimane sterile tentativo di sopravvivenza, spesso accolto con indifferenza generale… corre il rischio di divenire autoreferenziale e di sclerotizzarsi, proponendo esperienze ormai prive di sapore evangelico e di mordente missionario…” (nn. 16-17).

Beh, non si usa la parola “crisi” ma la descrizione ne rende benissimo l’idea e la realtà.

Tutto questo supportato da sapienti citazioni illustri e santi pontefici: s. Paolo VI, s. Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e l’attuale Francesco. Eppure, tanto per essere concreti, senza nessuna citazione nemmeno di un episcopato nazionale, che forse di parrocchie ne hanno di tutte le tipologie ed esperienze!

2. Eppure la parrocchia, nonostante necessiti di un “processo di rinnovamento e di ristrutturazione” (n. 34) e di “conversione delle sue strutture” (n. 35) è qui riconosciuta nella sua fedeltà all’esperienza originaria delle prime comunità cristiane (nn. 6-7).

Sono le condizioni “del mondo contemporaneo” ad esigere “un nuovo discernimento comunitario” (nn. 8-10), soprattutto perché non solo così percepite, ma sono già un’esperienza ineludibile e quindi “è necessario generare segni nuovitrovare nuove modalità… una sfida da accogliere con entusiasmo”(n. 14). 

3. I punti fermi sono la “vicinanza” e la “prossimità”, “segno vivo della vicinanza di Cristo” (n. 19), come allora “rinnovare le strutture parrocchialitradizionaliin chiave missionaria” ? (n. 20).

Ma soprattutto mi chiedo quali siano queste “strutture” (n. 35), dato che di esse qui si parla in modalità diverse: ora sono le parrocchie stesse, oppure quelle che le fanno funzionare, o quelle che dovrebbero essere “innovative” (n. 42)?

Non mi sembra che siano solo queste a non funzionare, ma soprattutto lo stile di vita parrocchiale ormai logoro e ripetitivo, che proprio le situazioni socio culturali attuali rendono instabile.

Ecco perché “richiede a monte un cambiamento di mentalità e un rinnovamento interiore, soprattutto di quanti sono chiamati alla responsabilità di guida pastorale” (n. 35).

4. La “conversione pastorale deve toccare l’annuncio della Parola di Dio, la vita sacramentale e la testimonianza della carità, ovvero gli ambiti essenziali nei quali la parrocchia cresce e si conforma al Mistero in cui crede” (n. 20).

E qui siamo al cuore, non solo della parrocchia, ma di ogni comunità cristiana e della vita cristiana stessa (nn. 21-26; 32-33).

Sono convinto che ogni rinnovamento deve essere finalizzato a dare significato pieno e vero a quelli che sono stati identificati, dal Vaticano II in poi, come i capisaldi della vita parrocchiale.

E qui “la conversione” o “rinnovamento” sono davvero impegnativi, perché finché si tratta delle “strutture” (n. 42ss.) già non è facile, ma qui sono in gioco dimensioni costitutive proprie dell’essere chiesa.



Roberto


Nessun commento:

Posta un commento

Vicina è la PAROLA 28 aprile 2024: V Domenica di Pasqua - I veri legami sono generativi: liberi!

Vicina è la PAROLA 28 aprile 2024: V Domenica di Pasqua Atti 9,26-31 / Salmo 21 1Giovanni 3,18-24 Giovanni 15,1-8 I veri legami sono gener...