venerdì 9 maggio 2025

Vicina è la PAROLA sinodalità 11 MAGGIO 2025 IV Domenica di Pasqua/C Conosciuti perché AMATI

 Vicina è la PAROLA


sinodalità





11 MAGGIO 2025 

IV Domenica di Pasqua/C

Atti 13,14.43-52 / Salmo 99

Apocalisse 7,9.14b-17

Giovanni 10,27-30


Conosciuti perché AMATI

Lasciarci guidare nella vita a volte anche soltanto da un pensiero o da un’ispirazione, da un ideale… è sempre e comunque questione di fiducia.

Possiamo avere anche bravi istruttori, ma gli educatori si riconoscono proprio quando non si fanno notare e, soprattutto, non compaiono e la loro presenza non si impone, ma la si sente.

“Seguire un maestro” consiste nello stare in rapporto con lui.

Così, se ci chiudiamo alla relazione, rischiamo di perdere la “connessione” con l’altro e con noi stessi; ci ritroviamo smarriti perché soli e senza più una direzione: inseguendo noi stessi perdiamo il senso della nostra stessa esistenza, la possibilità di viverla in pienezza!

Ascoltare… per conoscersi ci consente di seguire per entrare nella Vita.


Contestualizzazione evangelica: Giovanni 10,7-30

Seguendo il Nazareno, quel gruppo così eterogeneo attorno a quattro pescatori, un intellettuale e un biblista (cf Giovanni 1,35-51) -così diversi che più non si potrebbe- sono diventati una comunità. Chi li guidava allora era un Rabbi, adesso è il suo Soffio vitale, che nemmeno loro sanno da dove viene e dove va ma che li fa sentire vivi come non mai, rinati con Lui risorto (cf Gv 3).

Le sue parole ritornano alla memoria e lo Spirito li conduce alla Verità piena; (cf 14,25-26; 16,12-15) chi li guida li nutre di sé e li forma persone nuove, comunità inedita; fa loro assaporare un modo di vivere che attraverso la morte giunge alla Vita; li con-duce camminando con loro, non perdendo quella relazione essenziale di ascolto/conoscenza che costituisce ogni vero apprendimento. Gesù per tenere viva la relazione con noi, per rimanere in noi e noi in Lui non perde la sua relazione con il Padre, sua origine vitale, con il suo amore originario che continuamente lo genera per noi perché noi rimaniamo vivi in loro (cf 10,29-30; 15,5-11).

Giovanni 10,27-30 proclamato in questa domenica è un frammento del discorso sul pastore bello e vero (vv. 11-31): nell’anno A leggiamo i vv. 1-10: Gesù porta del gregge; nel B i vv. 11-18 il pastore vero. Il brano riprende lo sviluppo successivo dell’insegnamento di Gesù nel Tempio durante la Festa della Dedicazione, sfidato dai Giudei fino alla lapidazione (cf l’omesso v. 31!). 

L’intera similitudine non è altro che la trasposizione allegorica del drammatico dialogo tra Gesù e i farisei in seguito alla guarigione del nato cieco (cf 9,1-41) e dischiude una luce sul mistero paradossale dell’Uomo-Dio. Siamo nel pieno della luce, nella Festa delle Luci, e le tenebre che accecano le autorità religiose e politiche cercano di soffocarla. Le tenebre continuano ad accecare chi non si fida di Lui e invece di ricevere la vita in dono da Lui cercano invano di togliergliela (cf 1,4-5; 10,31-39; 8,58; 9,39-41).


Ambientazione liturgica

Nelle domeniche di Pasqua, dalla III alla VI, attraverso i brani evangelici tratti dal racconto di Giovanni, anche noi siamo invitati a fare l’esperienza del Risorto che ridona a Pietro e ai primi discepoli la sorprendente scoperta di essere nuovamente chiamati a seguirlo con un amore rinnovato che riempie ogni umano fallimento [cf Gv 21 - III domenica].

Con la sua risurrezione Egli ci raggiunge dove noi siamo riuniti insieme e ora, attraverso Lui porta e pastore [Gv 10 - IV domenica], siamo guidati in quella Vita piena e vera che si può sperimentare nell’amore reciproco tra fratelli e sorelle [Gv 13 - V domenica] e attraverso la forza dello Spirito donato dal Risorto stesso [Gv 14 - VI domenica]. Da qui nasce l’esperienza di piena unità con il Padre e attraverso Gesù tra tutti gli esseri umani [Gv 17 - VII domenica].

Siamo condotti così nella celebrazione unica e continua “della risurrezione di Cristo, e in Lui della nuova vita donata all’umanità, sottolineando le sfaccettature e le manifestazioni dell’unico volto glorioso del Risorto, l’Uomo Nuovo, che dopo aver sconfitto definitivamente la morte abbandonandosi all’amore del Padre, comunica ad ogni vivente la gioiosa notizia della vittoria. La comunica ai discepoli sorpresi e impauriti come compimento delle promesse dell’AT. (Comunità di Viboldone)

È lo stesso “dramma” che accompagna la predicazione di Paolo e Barnaba, anch’essi posti come luce sono rifiutati, il che dà a loro l’opportunità di rivolgersi ai pagani destinati alla vita eterna [Atti 13 - I lettura] come il Figlio che “rifiutato” non smette di donarci la Vita!

Egli è l’Agnello-Pastore che ha condotto l’uomo nato cieco dal buio dell’ignoranza alla luce della conoscenza dell’amore del Padre per lui e ancora continua a voler condurre l’umanità attraversata dalla grande tribolazione con il dono di se stesso, della sua vita “deposta”, consegnata.

Il senso della sua esistenza tra noi è proprio quella di far diventare il genere umano una comunità riconciliata nel suo sangue e lo attua proprio condividendo il suo faticoso cammino di umanizzazione; con la sua radicale debolezza, la morte per amore, non opera dal di fuori ma che dall’interno genera la vita piena [Apocalisse 7 - II lettura].

Riconoscete che il Signore è JHWH / Egli ci ha fatti: noi siamo suoi, / suo popolo e gregge del suo pascolo” è ancora la nostra preghiera come risposta alla sua personale cura [Salmo 99].


Preghiamo con la Liturgia

O Padre, tu sei la fonte della gioia e della pace,
e ci hai affidato al tuo Figlio,

nostro Agnello e Pastore;

sostienici con il tuo Spirito,
perché nulla ci separi mai da Te
che sei la sorgente della Vita.

Amen.


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