venerdì 12 luglio 2024

Vicina è la Parola14 luglio 2024 / XV Anno/B Liberaci dal male: libertà, leggerezza… letizia.

Vicina è la Parola

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14 luglio 2024 / XV Anno/B

Amos 7,12-15 / Salmo 84

Efesini 1,3-14

Marco 6,7-13


Liberaci dal male:

libertà, leggerezza… letizia


Un giornalista annotava che “quando p. Puglisi lavorava nella periferia di Palermo annunciando il Vangelo, ha subito compreso che quell’annuncio doveva riscattare concretamente quella gente dal male della mafia e dalla schiavitù della paura. Non l’ha fatto con degli striscioni o politicizzando il Vangelo, ma costruendo pazientemente luoghi di incontro, di riscatto, di educazione. Per questo lo hanno ucciso, perché liberava e guariva”.


Ambientazione liturgica di Marco 6,7-13

Non mi sembra il momento più indicato per affidare ai discepoli un compito così impegnativo, non che non fossero all’altezza del mandato (forse non lo sono stai mai…) ma, vista la reazione all’insegnamento e all’operato del Maestro, forse non era la situazione migliore anche perché in fondo Lui “consegna” i suoi stessi compiti, addirittura “dà a loro potere sugli spiriti impuri” [Marco 6,7 – Evangelo].

Fin dall’inizio il racconto evangelico di Marco evidenza questo “potere” di Gesù che suscita addirittura la meraviglia e lo stupore da parte degli abitanti di Cafarnao (cf 1,21-27; 3,14-15) e che ora anche i discepoli lo abbiano indica la definitiva inaugurazione della presenza dell’amore di Dio nella vicenda personale e storica del genere umano [il regno di Dio], non solo da parte del Messia nazaretano, ma anche dei suoi.

“Marco collega strettamente tra loro una serie di momenti: annuncio del Regno, chiamata dei primi discepoli, guarigione di indemoniati e malati, perdono dei peccati (cf 1,14-2,12). Il risanamento di quanto era espropriato, afflitto o perduto è la sostanza stessa della predicazione del Regno”.

Chi segue Gesù, a dispetto dei propri limiti personali, è coinvolto in questa esperienza, affermando con le proprie azioni e parole che Dio ha definitivamente posto la sua presenza tra noi e così, la storia e le persone che la vivono sono sottratte ad ogni altro potere. 

Non si tratta di un potere da “super eroi”: va vissuto nella massima precarietà e provvisorietà non contando su mezzi umani che paventino un altro “potere” e nemmeno sulle proprie presunte capacità o attitudini. I munera ministeriali sono piuttosto “poteri senza potere”! 

Così si è manifestato anche nell’esperienza “francescana”: libertà, leggerezza e letizia…

Escludendo ogni difesa e protezione, Gesù premonisce i suoi dal rischio del rifiuto vissuto da lui stesso e quindi non garantisce il successo: li invia con la forza inerme della comunione, “a due a due” e con la prospettiva che il rifiuto sia normale, senza stupirsene o scoraggiarsi pur nella radicale criticità che esso rappresenta.

E poi, la nota più bella è quella dell’accoglienza e dell’ospitalità nelle case della gente, prospettate ma non garantite (cf vv. 10-11).

In fondo, questo “mandato” ci fa capire chi siano “i Dodici”, fin dall’inizio coinvolti personalmente nel suo destino messianico di “Servo sofferente”, e ci dà la vera misura di quello “stare con Lui” all’origine della loro “chiamata” (cf 3,13-19) come piena partecipazione al nucleo fondamentale della sua azione che si manifesterà nella sua sofferenza, passione e morte in croce e che loro stessi faranno fatica ad accettare e quindi a fare propria (cf 8,31-33).

“L’impotenza di Dio si manifesta in Gesù come Parola incondizionatamente misericordiosa ma anche esigente, come appello a convertirsi, ad entrare in questa nuova mentalità dell’amore gratuito che solo può fare appello alla libertà, del dèmone minaccioso e pervasivo come dell’essere umano, e che non può far leva su nessuna potenza costrittiva se non quella del donare gratuitamente la propria vita che libera e salva”.

Così i discepoli “vanno per il mondo” con la consapevolezza di essere inviati comunque e sempre ad uscire da sé per offrire un messaggio nuovo e lieto. È questo il senso del farsi ospitare da chiunque, purché accogliente, pur povero e sguarnito che sia, come seme in un terreno capace di germogliare “pace e giustizia”, radicale condizione per portare frutto nella totale apertura e docilità [Salmo 84].

L’unica difesa ammessa, di fronte al rifiuto, è quella della continua peregrinazione, non come fuga ma segno della perenne ed ostinata volontà divina di raggiungere ogni cuore e situazione “periferica”.

Non è dato loro nemmeno di minacciare ritorsioni o punizioni divine, come ai profeti che potevano almeno pronunciare “parole infuocate” con la prerogative di essere degli “inviati” [Amos 7 -I lettura], ma solo “benedizioni” che provengono dal modo che il Padre stesso ha di “dire sempre bene di noi”, non a parole ma “scegliendoci fin dall’origine, per essere come Lui nell’amore, pro-destinati figli e figlie in Gesù Cristo, parte di un disegno d’amore che manifesta sua volontà” [Paolo agli Efesini – II lettura].


Preghiamo con la Liturgia

O Padre,

che chiami tutti gli esseri umani

ad essere tuoi figli e figlie

nel primogenito Figlio, Gesù:

fa’ che la tua Chiesa confidi

solo nella forza dello Spirito

per testimoniare a tutti le ricchezze 

del tuo gratuito amore.

Amen.


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