venerdì 12 gennaio 2024

Vicina è la Parola È sempre un nuovo INIZIO

Vicina è la Parola 

1Samuele 3,3b-10.19 / Salmo 39

1Corinti 6,13…20 

Giovanni 1,35-42



È sempre un nuovo INIZIO

“Sotto l’apparente superficialità del quotidiano che sembra scorrere sempre uguale, in realtà scorre, in modo indefinito e spesso indefinibile, il fiume sotterraneo di un tempo benedetto.

La storia umana è meravigliosamente segnata da una tensione che ne impedisce l’appiattimento: non è mai soltanto uno scorrere delle ore e dei giorni, perché fin dentro le pieghe della più piccola e nascosta dimensione della vita, da quando Gesù è venuto al mondo, abita la stessa presenza di Dio. Una storia sacra scorre ininterrotta intersecando la nostra storia umana. Dio e l’umano sono stati per sempre ricongiunti nella carne di Cristo e camminano verso l’unica mèta.

Tra il panorama di Dio e le strettoie umane non c’è più separazione irreparabile: in Cristo Gesù, ciò che era lontano è diventato vicino (cf. Efesini 2,13).

Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio” (Galati 4,4) …il nostro tempo non è il monotono scorrere degli attimi cronologici, ma è occasione propizia, momento favorevole, tempo «pieno», perché abitato da Dio e dalla sua benedizione”. (Francesco Cosentino)


Ambientazione liturgica

Un “Tempo” semplicemente “Ordinario”: quotidiano, feriale

Il “Tempo” al di fuori dei grandi cicli di Avvento / Natale, Quaresima/- Pasqua è riconosciuto come “Ordinario”. Senza perdere il contenuto salvifico che i tempi “forti” imprimono ad ogni giorno della vita cristiana, la Liturgia del T.O. cala gli avvenimenti fondamentali della salvezza nella trama dei fatti umani quotidiani. 

Al seguito del Vangelo di Gesù - la sua esistenza terrena e la sua parola - la comunità cristiana è chiamata a realizzare la “Buona Notizia del Regno di Dio” presente nell’oggi, a riconoscerla e accoglierla come vera e operante nella vita usuale, “ordinaria”, appunto feriale. (Comunità Monastica di Viboldone)


…abitato da una Presenza

Il Battezzatore è stato solo una voce nel deserto… ma diceva a quelli che lo seguivano: Eccolo, è Lui!… e loro subito gli andarono dietro, incuriositi dalla sua dichiarazione: Ecco è l’Agnello di Dio.

Allora Egli finalmente parlerà: Venite e vedrete! (Gv 1,29…39).

La Parola del Padre, che ha attraversato i secoli ed “in molti modi ha parlato a noi” (Ebrei 1,1-3), taceva fino a quel momento: ora e qui inizia a parlare, quando è stato possibile instaurare un dialogo con altre persone.

“Scoprire se stessi è riconoscersi chiamati [1Samuele – I lettura] e sentirsi chiamati per nome -nell’Evangelo da Gesù di Nazaret- avviene nel seguire quella voce/parola che ci libera, ci fa uscire da noi stessi, spogliandoci da ogni autosufficienza e autoreferenzialità [1Corinti – II lettura] per stabilire un nuovo ordine di rapporti”. (CMdV).

Tutto è estremamente gratuito: Chi sceglie non chiede di essere conosciuto, sarà riconosciuto tale solo come Amore. È un evento originario fondamentalmente libero, sia che si riveli come “sogno” (Samuele) o come “incontro” (Giovanni e i discepoli), in un coinvolgimento reciproco e totale di/in tutta la persona [“per il corpo”] e per tutte le persone. 

In questa trama di relazioni avviene una rivelazione e un riconoscimento reciproci: la Parola mi rivela a me stesso nel suo stesso comunicarsi, il che rende il percorso facile nella sua complessità e tortuosità, più chiaro nella sua incertezza, sorprendente nella sua continua novità: stabilisce un rapporto autentico nel quale ogni altra relazione trova la sua verità.


Contestualizzazione evangelica - Giovanni 1,35-42

Ancora non riprendiamo la proclamazione del racconto evangelico di Marco che segna gran parte del percorso di questo anno liturgico B ma, rimanendo nell’ambito delle “manifestazioni messianiche” [tria miracula] ai pagani (Epifania ai Magi) ad Israele (Epifania al Giordano) ai discepoli (Epifania a Cana di Galilea), l’organizzazione “post conciliare” in tre cicli connota la II domenica del T.O. con brani evangelici di Giovanni: 1,29-34 in A; 1,35-42 in B; 2,1-12 in C.

Dopo il “prologo introduttivo” (1,1-19), che abbiamo ascoltato nel Giorno del Natale e nella Domenica del Natale, il testo giovanneo riprende “la testimonianza del Battezzatore” alla Parola/Luce vivificante che grida: “Ecco l’Uomo” (cf vv. 7-8; 15-17). Interrogato dai capi dei Giudei sulla propria identità risponde secondo la tradizione sinottica (cf vv. 19-28; Mc 1,2-8; Mt 3,1-12; Lc 3,1-18) tuttavia in modo originale, non assertivo ma “negativo”: il suo “io-non-sono” più che contrastare fà da sfondo al “Io-Sono” di Gesù utilizzato spesso nel racconto giovanneo.

Si apre ora una “settimana rivelativa e formativa ” in cui sempre il Battista illustra l’identità dell’Uomo/“Agnello di Dio che porta via su di sé il peccato del mondo” (cf v. 29); qui il testo giovanneo si rifà agli altri racconti evangelici (cf Mc 1,9-11; Mt 3,13-17; Lc 3,21-22), ma evidenzia che i primi discepoli del Nazareno erano già suoi seguaci e che lui indica loro Gesù, inoltre la loro “chiamata”, diversamente dagli altri evangeli, è collocata dopo la risurrezione (cf Gv 21,1-19).

I due discepoli del Battezzatore, in risposta alla sua emblematica indicazione e soprattutto al suo sguardo fisso su di Lui, iniziano a seguire Gesù che li interpella personalmente sul senso della loro ricerca esistenziale: dove dimora il vero Maestro, Colui che può condurre alla Verità da loro tanto cercata?

Sorprendentemente Lui passa e viene incontro a loro, infatti “ha posto la sua dimora in mezzo a noi Colui che è la Verità e la Vita, che rende visibile Dio stesso, come Figlio del Padre attraverso il suo amore gratuito” (cf 1,14-19).

Così ora l’incontro è possibile, in un dialogo ininterrotto che conoscerà tanti interlocutori: Simone, Filippo, Natanaèle, Nicodemo, la samaritana, il nato cieco, i farisei e i capi giudei, Pilato…, un’esperienza diretta di conoscenza reciproca: andare per rimanere, ascoltare per vedere… oppure vedere ma rifiutare!

Sono incontri che trasformano, stravolgono l’esistenza e cambiano addirittura l’identità donando un nuovo destino generato da uno “sguardo” profondo, nuovo, da cui nasce un rapporto interpersonale: non vivere più per se stessi, ma per gli altri “guardati” con amore, testimoni di una scoperta.

In questo primo episodio sono come condensati tutto il percorso di discepolato e l’esperienza di fede a cui, secondo il quarto evangelo, anche noi siamo chiamati: guardare e sentire, seguire e cercare, venire/andare e vedere, dimorare e rimanere.


2 commenti:

  1. A VOLTE BASTA UNO SGUARDO
    Il vangelo di oggi sembrerebbe un rebus da risolvere: molti verbi, molti atteggiamenti vengono ripetuti più volte, come anche sono presenti molti titoli riservati al Signore.

    Gesù sta camminando e Giovanni fissa lo sguardo su di Lui. Il guardare, ancor prima del parlare, costituisce l’inizio di una relazione: io guardo, e non solo vedo, chi mi sta dinnanzi, e in qualche modo lo riconosco. Infatti Giovanni subito lo definisce: «Ecco l’agnello di Dio!», titolo che richiama la vocazione stessa di Gesù: la salvezza attraverso la sua incarnazione. Conseguenza di questa definizione: due discepoli di Giovanni iniziano a seguire Gesù. Ma non perdiamo il filo: inizio di una relazione, definizione della persona, coinvolgimento di chi mi sta vicino (come ad esempio gli amici degli amici). Questi che iniziano a seguire gli chiedono: «Rabbì, dove dimori?» e sembrerebbe una domanda senza senso, ma se ci facciamo caso, molte volte quando ci presentiamo a una nuova persona, quasi sempre diciamo dove abitiamo, un modo geografico per dire chi siamo.

    Ecco allora i due che chiedono a Gesù chi Lui sia: ti riconosciamo Maestro, ma dicci chi sei! E Gesù risponde: «Venite e vedrete» ecco di nuovo i due verbi: il camminare e la vista, due atteggiamenti essenziali per conoscere Gesù. Camminare: non stare fermi nelle nostre confuse convinzioni, ma mettersi in viaggio, andare anche all’avventura per cercare, scrutare, abbattere i confini, camminare insomma! E poi guardare: dopo aver tanto camminato, si può contemplare la meta, riconoscere in quel volto di uomo il volto stesso di Dio, e da quel guardare trarre forza per camminare ancora, questa volta con Lui, Verità trovata ma mai per sempre, in una novità così grande che occupa un’intera esistenza.

    E ora un altro sguardo: quello di Gesù su Pietro, uno sguardo intenso, pieno di significato e di forza. E qui nasce una nuova relazione, che travolgerà tutta la vita di Simone, cioè di Pietro… sì perché questo sguardo gli ha addirittura cambiato nome, cambiato vita! E Pietro ha risposto a quello sguardo lasciando tutto per seguirlo, proprio come i due discepoli di Giovanni.

    Camminare, guardare, incontrare, scommettere tutto noi stessi: ecco la sintesi di una vita. E allora prendiamo il coraggio di andare oltre, di guardare, di sostenere lo sguardo di Dio e pronunciare il nostro piccolo grande sì. Lui è con noi.

    Buona domenica!
    Luca Rubin
    https://www.lucarubin.it/

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  2. Gesù volgi su di noi il tuo sguardo attraente per poi rimanere conTe

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