sabato 20 gennaio 2024

Vicina è la Parola Domenica 21 Gennaio 2024 III dell’Anno B Cambiare si può!

Vicina è la Parola 
Domenica 21 Gennaio 2024
III dell’Anno B

Giona 3,1-5.10 / Salmo 24
1Corinti 7,29-31
                      Marco 1,14-20
Cambiare si può!
Il cambiamento è ciò a cui aspiriamo di più, soprattutto nelle società cosiddette “avanzate” sia come individui che come gruppi anche solo per non annoiarci; siamo però refrattari quando o è imposto con la forza o contro la nostra volontà. Eppure l’essere umano è di sua natura “abitudinario” e non disposto a ciò che può in qualche modo compromettere il suo equilibrio ed il suo “status quo”.
Quanto vorrei che tu cambiassi…” e magari siamo noi i primi a non crederlo possibile o a privare l’altro, l’altra della fiducia necessaria a farlo: “Ecco, sei sempre lo stesso, la stessa! Lo sapevo già che tu dicevi… facevi così; non cambi proprio mai!”.
Cambiare macchina è molto facile. Cambiare donna un po' più difficile. 
Cambiare vita è quasi impossibile. Cambiare tutte le abitudini, eliminare le meno utili 
e cambiare direzione…. (…) Cambiare il mondo è quasi impossibile: 
si può cambiare solo se stessi. Sembra poco, ma se ci riuscissi faresti la rivoluzione.
(Da “Cambia-menti” di Vasco Rossi)
È fondamentale crederci che sia possibile… ma a volta basta uno sguardo, qualcuno che “ci veda” e ci dica: “Vieni con me, andiamo avanti insieme!
Questo è già il cambiamento necessario!
Contestualizzazione evangelica - Marco 1,14-20
Riprendiamo la proclamazione liturgica del racconto evangelico di Marco: nella I domenica dell’Avvento è stato proclamato 13,33-37; nella II 1,1-8 e i vv. 9-11 nella Festa del Battesimo del Signore; i vv. 14-20 li ascolteremo nella I domenica di Quaresima.
È l’inizio del lieto annuncio portato da Gesù, Cristo e Figlio di Dio, 
è preparato dalla predicazione di Giovanni il battezzatore: 
l’immersione nel Giordano è la prima manifestazione di Gesù come Figlio amato del Padre, una figliolanza messa subito in discussione nel deserto, ma difesa fedelmente.
Il Nazareno ora annuncia il “compimento” del tempo: di ogni attesa messianica e di un oggi privo di senso poiché ora Dio è prossimo a tutti con la sua stabile presenza. 
Difficile da credere, per questo occorre cambiare il proprio modo di ragionare 
e fidarsi di questo annuncio che porta gioia (cf vv. 14-15).
Con una sola frase l’evangelista Marco sintetizza l’azione di Gesù per la Galilea e poi altrove, che con gesti e parole rende “Dio presente”: il Regno e l’Evangelo non sono più un predicato o un contenuto, ma una presenza reale, sono Lui stesso!
Ecco il perché dell’effetto al suo “Seguìtemi” ai pescatori sul lago e del loro cambiamento non di solo attività, ma di “identità”: “Vi farò diventare pescatori di esseri umani”.
Tutto è contraddistinto da un movimento esteriore ed interiore sia da parte del Nazareno: passando… vide… disse; sia dei pescatori: subito, lascate le reti… il padre, la barca … lo seguirono.
Sono anzitutto “visti” e chiamati per nome, la loro attività non è secondario ma qualifica il loro futuro: essere “discepoli-missionari” (Francesco), questa è la novità del “vangelo del regno di Dio”.
Ambientazione liturgica
Marco, Vangelo di un anno… per una vita!
Ogni anno la Liturgia domenicale segue uno dei tre vangeli sinottici, in questo “Anno B” il vangelo secondo Marco.
Secondo l'ipotesi più condivisa sarebbe quello più antico, utilizzato poi da Matteo e da Luca come fonte tradizionale. Marco avrebbe anche “creato”, in modo del tutto originale, lo stesso genere letterario del “vangelo” (circa 60/70 d. C.).
Egli riscopre l'interesse per tutta la vita terrena del Nazareno, i suoi gesti, le sue vicende: l’evangelo come “storia” di Gesù, Cristo il Figlio di Dio (1,1) che solo progressivamente si rivela nella sua “nascosta” identità e, solo agli occhi dei credenti, attraverso lo scandalo della croce (cf 8,31). 
L'inizio del vangelo di Marco è la lieta notizia: Gesù di Nazaret, così come l’abbiamo visto vivere e morire tra noi, è il Cristo, il Figlio di Dio!”.
L'umanità di Dio è la stupenda e buona notizia che equivale all’annuncio: “Il regno di Dio si è fatto vicino!” (1,15) e si presenta come evento della nostra storia, come segreto sottratto dalla comprensione degli “increduli”, addirittura i suoi stessi discepoli: Marco sottolinea spesso e con particolare forza la decisione di Gesù di restare nascosto nella sua identità a coloro che non credono (il “segreto messianico”), perché la potenza che in Lui si manifesta non venga fraintesa e confusa con gli artificiosi vaneggiamenti del potere mondano.
Si farà conoscere pienamente sono alla fine e paradossalmente nella tragicità della umanità e nel nascondimento della sua divinità, mentre in croce grida l’abbandono del Padre (cf 15,33-39).
…per questa Domenica
Nell’odierna Liturgia, l’appello alla conversione predicata da Giona ai Niniviti [I lettura]
è un gesto di misericordia [Salmo 24
non la reazione ad una minaccia di castigo; 
diventa la reale possibilità che ci viene data nel nostro oggi, 
tempo breve, [1Corinzi – II lettura] di cambiare modo di pensare 
e di vivere per gli altri [Evangelo].


2 commenti:

  1. È stata una lettura molto interessante. Grazie ❤

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  2. “Così, il vangelo di Marco è il resoconto dell'inaudito e incomprensibile amore incarnato di Dio, che in Gesù cerca e trova l'uomo, superando ogni opposizione. Dato che ogni rivelazione diretta potrebbe condurre soltanto a una fede nel miracolo, come quella che hanno anche i démoni, Dio deve percorrere un cammino che porta all'occultamento, anzi all'ignominia e all'abbassamento, alla morte, come appare chiaramente, con sobrietà impressionante, nel grido di Gesù: "Dio mio Dio mio, perché mi hai abbandonato" e nell’affermazione che Gesù spirò con un gran grido. La fede esiste solo come sequela.
    Il segno che questo miracolo può veramente succedere, che la rivelazione di Dio raggiungerà il suo scopo, è costituito da un simpatizzante estraneo al gruppo che seppellisce Gesù; da un pagano, che come ufficiale non può veramente aver sempre le mani pulite e che è persino incaricato dell'esecuzione degli innocenti; da un paio di donne, che si limitano ad aver paura e non hanno fiducia neppure nelle parole dell'angelo. Questi, ma soprattutto i discepoli, che Gesù precede in Galilea nonostante la loro più completa defezione, segnalano il miracolo della comunità che viene, che il risorto stesso chiamerà all’esistenza e invierà nel mondo”. (E. SCHWEIZER)

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