venerdì 10 novembre 2023

Vicina è la PAROLA 12 Novembre 2023 XXXII Domenica dell’anno/A Responsabili

Vicina è la PAROLA

12 Novembre 2023
XXXII Domenica dell’anno/A
Sapienza 6,12-16 / Salmo 62
1Tessalonicesi 4,13-18
         Matteo 25,1-13
Responsabili
Il senso di responsabilità, soprattutto nei confronti degli altri, ci fa essere vigili e attenti verso di loro evitando distrazioni e superficialità. Possiamo anche preoccuparci o addirittura diventare ansiosi, che è sempre meglio di non importarcene nulla. Certo avremo anche dei momenti di assenza ma, appena ci riprendiamo, proveremo la stessa sensazione ed intensità di prima. 
Qualcosa è costante in noi e non ci permette di venir meno, di rinunciare… è come se ogni volta si trattasse di un appuntamento, di un nuovo incontro anche se imprevisto o ignoto. La responsabilità non è un compito da svolgere, è una chiamata quotidiana a cui rispondere, sapendo che non siamo mai abbastanza pronti ma almeno svegli e che potrebbe esserci una gioia inattesa.
Contestualizzazione evangelica di Matteo 25,1-13
Il capitolo 23 del racconto evangelico Matteo si introduce con un insegnamento rivolto dal Nazareno ai discepoli ed alle folle per non ricadere nel pericolo del fariseismo e di mettere il servizio al centro dello stile comunitario (23,1-12). Seguono 6 ahimè nei confronti delle autorità religiose che accanitamente si opponevano all’operato ed all’insegnamento di Gesù (vv. 13-33). La distruzione del Tempio di Gerusalemme (70 d. C.) viene riproposta come profezia di un destino inesorabile (vv. 34-36). A quel punto l’uscita di Gesù dal Tempio ne decreta la fine come “luogo sacro” per l’incontro con Dio e di Gerusalemme come “città santa” (23,37- 24,1-2). 
Il capitolo 24 si articola poi in una spirale di insegnamenti (vv. 3-14) che hanno come motivo trainante la fine del tempo/mondo, anche con accenti apocalittici, con cui si intrecciano anche esperienze attuali della comunità di Matteo: i falsi profeti e messia, le persecuzioni, le defezioni di molti (vv. 15-28).
I toni drammatici e tragici di questi “discorsi” sono rasserenati dalla prima parabola del capitolo 25 (vv. 1-13) che ci aiuta ad entrare nel vissuto delle comunità cristiane di allora di fronte al ritardo del tanto desiderato ed annunciato “ritorno glorioso del Signore”. L’ambientazione nuziale, quindi gioiosa, non attenua però il dramma di chi non è preparata all’arrivo ignoto dello “sposo”. Il sonno coglie tutte le partecipanti al corteo nuziale, ma le sagge hanno con loro una scorta di olio per la lampada, mentre le sprovvedute no (vv. 1-5). 
Non entro nell’interpretazione di dettagli anche importanti, voglio evidenziare piuttosto l’andamento della narrazione che conosce punti emblematici: l’arrivo improvviso dello sposo, mentre non si accenna alla sposa (v. 6); l’olio che va procurato per sé e non può essere condiviso (vv. 7-9); la chiusura definitiva della porta (v. 10); la vana richiesta di entrare (v. 11); il misconoscimento delle richiedenti (v. 12); l’esortazione finale a vigilare (v. 13).
Sono situazioni e atteggiamenti presenti nelle prime comunità del I secolo d. C., minacciate già allora da un certo rilassamento e demotivazioni, mancanza di responsabilità personale e facile affidamento all’impegno degli altri, un certo adagiarsi ad una routine comunitaria.
Ognuno a questo punto può fare le sue considerazioni personali e comunitarie.
“Non basta aver incontrato Gesù, occorre anche attenderlo perché spesso si nasconde nelle vicende quotidiane; nemmeno ci si può affidare a formali richieste, occorre maturare un saggio e rinnovato rapporto con Lui”.
Ambientazione liturgica
Dovremmo sempre stupirci di quanto siamo “attesi e cercati” mentre ci disponiamo a celebrare l’eucaristia. Ci vorrebbe un momento, nel nostro affannato convenire per la celebrazione, nel quale renderci conto di Chi ci aspetta alla porta e che girovagava già per le nostre strade cercandoci [Sapienza 6 – I lettura].
Allora l’accorata preghiera del Salmo [62] diventa sincera ricerca di Colui che spesso cerchiamo inconsapevolmente e di cui abbiamo bisogno come dell’acqua… come di cibi succulenti.
La Parola sazia la nostra sete e fame di conoscenza e soprattutto di vita facendosi Pane.
Così la nostra esistenza nella fede è riattualizzazione della perenne novità evangelica: l’avvento del regno che è prossimo. È sempre presente il pericolo di perdere il senso ultimo della vita che pure si è scelta, la pazienza, l’attesa, l’essere sempre pronti e aperti alla novità. “Non è l’amore quotidiano l’olio che ci rende capaci di apertura e disponibilità?” [Evangelo di Matteo].
Preghiamo con la Liturgica
O Padre, 
il tuo Spirito
Voce che ridesta il cuore,
nella lunga attesa dell’incontro con Cristo tuo Figlio,
faccia sì che non venga a mancare l’olio 
delle nostre lampade,
perché, quando Egli verrà,
siamo pronti a corrergli incontro
per entrare con lui alla festa nuziale.
Amen.


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