sabato 5 agosto 2023

Vicina è la Parola 6 agosto 2023 Trasfigurazione del Signore L’umanità TRASFIGURATA

Vicina è la Parola
6 agosto 2023






Trasfigurazione del Signore
Daniele 7,9…14 / Salmo 96
2Pietro 1,16-19
     Matteo 17,1-9
L’umanità TRASFIGURATA
Già i volti di chi incontriamo quotidianamente sono un invito alla ri-conoscenza, spesso ostacolata dalla diffidenza e dalla perplessità dell’ignoto. Alcuni ci attraggono, altri ci incuriosiscono soltanto, quasi che vorremmo scorgere nei loro tratti qualcosa di familiare o di ostile per cui avvinarci o fuggire, anche solo dallo sguardo.
Appare così nemico o amichevole, comunque pericoloso perché capace di suscitare i sentimenti più nascosti e incontrollabili. 
La tenerezza che ci suscita il volto smarrito dei bambini ucraini in fuga stretti alle loro bellissime madri i cui volti fieri a fatica celano il dolore, la rabbia, la rassegnazione, lo strazio della separazione, le lacrime ma che comunicano amore.
A confronto l’inespressività del premier russo ti “gela” e non riesce a comunicare nulla di quanto atrocemente avviene per suo ordine, rimane un enigma.
Volti con-figurati sotto i caschi mimetici, s-figurati e dilaniati dagli ordigni piovuti dal cielo.
Quale volto dà l’immagine vera e migliore di sé? Auto-generati o ri-generati… da quale GAN?
Abbiamo abbastanza specchi per vederci invecchiare, dimagrire… incuriositi come se ci vedessimo per la prima volta?
Il Volto che sotto i nostri occhi oggi viene illuminato è trasfigurato dall’amore, amato (Evangelo di oggi), è anche dai suoi simili riconosciuto capace di amare e di guarire anche solo col suo sguardo (vv. 6-7).
Contestualizzazione evangelica di Matteo 17,1-9
Il percorso terreno del Messia nazareno inizia in Galilea lungo le coste del mare di Tiberiade, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali (cf 4,12 ss.; 9,35 ss.) e poi prosegue dal monte al piano sconfinando in territori stranieri e a volte ostili (cf 5,1 ss.; 8,1 ss.) soprattutto nel cuore delle persone più semplici, spesso afflitte da varie malattie ed infermità.
Questa è l’umanità incontrata, accolta, curata e amata da Gesù che percorre le polverose strade della sua terra (cf 4,23; 9,35-36; 14,13b-14; 15,29-31; 20,34), ma di cui anche ha esultato perché capace di riconoscere la sua Figliolanza, sconosciuta “ai sapienti e agli intelligenti” (cf 11,25-27), a volte anche osteggiata o perseguitata (cf 13,53-58; 14,1-2 ss.).
È l’umanità per cui sarà chiamato a dare la sua vita (cf 14,15-21; 16,29-38) in modo cruento ed inviterà i suoi discepoli a seguirlo in questo destino (cf 16,1-28).
Quale può essere stata la loro reazione? Un esempio ce lo dà Pietro (cf 16,22-23) ma possiamo immaginare quello degli altri… Comunque il Maestro non li vuole escludere, anzi li coinvolge ancora più intimamente e profondamente in un’esperienza che rimane “memorabile” anche per i credenti delle successive generazioni [2Pietro 1,16-18 – II lettura].
La redazione evangelica di Matteo mette in evidenza che l’episodio avviene “il settimo giorno”: con riferimento a Esodo 24 e 32 tanti elementi fanno pensare a Mosè ed al suo viso luminoso, ma anche all’esperienza della comunità cristiana della pasqua settimanale, in particolare quando Gesù si rivolge a loro “Alzatevi, non temete” facendoli “risorgere”, così quando Lui risorto li incontrerà (cf 28,5.10).
Il riferimento alla passione è accompagnato dalla presenza di Elia e dal riferimento alla morte del Battezzatore (cf vv. 10-13).
Si tratta quindi di un episodio “pasquale” che ha un posto “strategico” nel racconto evangelico e ben collocato nel cammino quaresimale come seconda tappa.
Ambientazione liturgica: sul monte dove la vita si trasfigura
L’annuncio evangelico della trasfigurazione ha accompagnato anche i primi passi del nostro cammino quaresimale, ad incoraggiamento del catecumeno e del battezzato: già si intravvede la gloria della risurrezione che sarà annunciata e celebrata la notte di Pasqua
Questa è anche la prospettiva che ogni evangelista vuole dare al proprio racconto, ponendolo in un momento “critico” del cammino di Gesù verso Gerusalemme, drammaticamente annunciato da Lui stesso ai suoi discepoli (cf Matteo 16,21-23).
«Indicò agli apostoli che solo attraverso la passione, possiamo giungere a lui, al trionfo della risurrezione» [Prefazio II domenica di quaresima].
Nella liturgia della Parola risuona oggi per noi l’invito del Padre “Ascoltatelo!”, “seguitelo” poiché questo ascolto ci apre alla sua stessa esperienza di amore di cui ci fa partecipi [Evangelo].
Come Daniele, nel buio della sua visione, divampa una luce di manifestazione e di comprensione di tutta la triste vicenda dell’esilio [Daniele 7I lettura], Gesù esce dalla “sua terra” verso di noi, per condurci nel cammino dell’esistenza, capaci di cogliere nella nostra storia i segni di una speranza luminosa, come preghiamo dopo la I lettura [Salmo 96].
Il settimo giorno”, in cui celebriamo l'eucaristia, è il momento nel quale la nostra assemblea rende grazie al Padre che ci introduce -attraverso la trasfigurazione del suo Figlio- nelle opache vicende della nostra esistenza umana ed opera in noi una vera e profonda trasformazione: la comunione con il suo corpo glorificato è infatti il pegno che anche il nostro corpo corruttibile sarà trasfigurato, reso conforme al suo corpo risorto (cf Filippesi 3,20-21).
Preghiamo con la Liturgia
O Dio nostro Padre,
che nella gloriosa Trasfigurazione
del tuo Figlio unigenito
hai confermato nella fede i suoi discepoli
e con la testimonianza di Mosè ed Elia
hai mirabilmente preannunciato
la nostra definitiva adozione a tuoi figli,
fa’ che, ascoltando la sua parola,
possiamo essere con lui trasfigurati nella luce
della sua risurrezione.
Amen

1 commento:

  1. Co-in-volti, stra-volti, ri-volti
    Leggendo don Antonio Ruccia (BA)
    I tre discepoli sono coinvolti dal loro Maestro in un’esperienza straordinaria, per certi versi sconvolgente (Matteo 17,1-9). Il suo volto appare loro “luminoso come il sole”, così lo vedono guardandolo… come Israele temeva di vedere quello di Mosè sceso dal monte Sinai dopo quaranta giorni di dialogo con il Signore (Esodo 34,39-35). Infatti è anch’egli presente con Elia alla trasfigurazione del Nazareno che conversa con loro. Pietro ne è talmente coinvolto che vuole riprodurre lì quello che o suoi antenati avevano vissuto nel deserto dopo la liberazione dall’Egitto: l’esperienza del Signore “in mezzo a loro” (Levitico 23). Insieme agli due discepoli è coinvolto con “timore” dalla visione “divina”, dalla voce e dal tocco di Gesù che li fa “risorgere”. Se questo momento della vita terrena del Figlio è un anticipo della sua “gloria” di Risorto, essi ne fanno già parte.
    È anche un’esperienza che stravolge tutti i criteri “religiosi”, coinvolge delle persone normali integralmente (vista, udito, corpo…), è un’irruzione di luce nell’opacità della loro abituale frequentazione del Nazareno, hanno di lui una “nuova” conoscenza che li fa entrare nel suo rapporto filiale con il Padre, come era già accaduto nell’immersione al fiume Giordano (cf 3,16-17; 11,25-27). Tutti i nostri paradigmi ecclesiali sono stravolti da questa vicinanza e familiarità!
    Dopo questa “visione” dove è rivolto adesso lo sguardo dei discepoli?
    Il racconto di Matteo annota che “videro Gesù solo”, gli altri due se ne erano andati; oppure continuarono a vedere “solo Gesù” in tutti i volti incontrati: i loro, quelli degli altri compagni… di chiunque.
    “Vedere solo Lui” in tutti, questo è l’effetto della trasfigurazione nella vita di ogni credente, fino alla fine, fino a quando gli chiederemo: “Quando mai ti abbiamo visto…?” e Lui ci risponderà: “tutto quello che avete fatto ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (cf 25,38.40).

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