Vicina è la PAROLA
2 Luglio 2023
XIII Domenica dell’anno/A
2Re 4,8…16 / Salmo 88
Romani 6,3-4.8-11
Matteo 10,37-42
L’AMORE genera
La generazione presume in sé un processo vitale in cui il “travaglio” non sta solo nell’esito finale, ma accompagna ogni passaggio prima, durante e dopo. Esso si interrompe proprio quando “il rischio” non è affrontato con sufficiente consapevolezza e resilienza.
Una parte muore… ed un’altra continua vivere, anzi si sviluppa in modo incredibile; da una parte viene meno un legame e dall’altra ne fioriscono di nuovi; in un momento tutto sembra finito ed in un istante subito dopo ricomincia.
Generare implica anche una “separazione”, ed in quella “scissione” passa la vita, fin dalle prime cellule embrionali… e poi via via.
Tutto questo scaturisce dall’amore, perché la sua natura è generare, non mai sterile anche se la sua fecondità è imprevedibile e non determinabile.
Anche educare è generare, anzi essere adulti implica proprio la capacità di generare, in un modo od in un altro la stessa parola è generativa, ma soprattutto lo è l’esperienza se condivisa.
È fondamentale che l’esistenza di ciascuno valga per quanto generi negli altri il desiderio ed il valore di vivere.
Questo ha fatto il Nazareno con i suoi discepoli ed è quello che noi abbiamo la possibilità di fare: in ogni scelta quando anteporremo l’amore a noi stessi.
Contestualizzazione evangelica di Matteo 10,37-42
“Dopo la sezione sul coraggio e la fiducia che devono caratterizzare il modo con cui il discepolo tesse relazioni e testimonia l’evangelo (vv. 26-33) il secondo grande discorso, che il Maestro rivolge ai suoi discepoli/apostoli, si conclude precisando le conseguenze della sua venuta/missione (vv. 34-39) e indicando l’accoglienza dovuta a loro” (E. Borghi).
Ogni supposizione di continuità con la Torah e di un suo compimento suscita “divisioni”: è Gesù stesso, il suo modo di porsi come Rabbi e come predicatore del regno di Dio veniente (cf 4,17), a creare spaccature in modo da indurre a prendere una posizione netta: amare Lui più di tutto!
Per la prima volta in Matteo compare “la croce”, come culmine di una scelta radicale motivata però dal seguire Gesù che per primo la “prende/solleva” (v. 38).
Insieme all’opposizione, la missione dei discepoli trova anche accoglienza da parte dei “piccoli” che non hanno alcuna rilevanza sociale -come i giusti ed i profeti- ma che sono pro/premessa del regno (vv. 40-42).
Ambientazione liturgica
Accogliamo il Signore attraverso coloro che Egli ci manda anche se per noi sono scomodi, soprattutto quando ci mettono in crisi, e se i loro limiti e difetti mettono in difficoltà sia loro che noi.
Comunque l’accoglienza è “generativa”, in particolare in ogni situazione “critica” se è vissuta con discernimento e amore [2Re - I lettura]. L’amore è generativo, soprattutto quando affronta rischi e pericoli, e nonostante la banalità di “piccoli gesti quotidiani” che dimostrano però la radicalità dell’avete fatto a me! Il cuore e le braccia aperte accolgono la vita di chiunque e quindi del Signore, e la generano in tutti [Evangelo di Matteo 10].
Certo, questo ci chiede di lasciare le nostre sicurezze e chiusure. La fecondità, infatti, è data dall’humus vitale nel quale siamo immersi con il Battesimo: la morte e risurrezione del Signore, nella quale Egli ha “perso” la sua vita per ritrovarla “nuova” e che sono anche per noi la gestazione e la realizzazione di inaudite esperienze di vita [Romani 6 – II lettura].
Nell’ascolto della Parola noi siamo generati nuovamente figlie e figli; nella condivisione della mensa eucaristica siamo rigenerati a vita nuova: la Liturgia è un evento vitale non una “sacra rappresentazione”. La nostra fragile esistenza umana è assunta nell’inarrestabile vita che sgorga dal grembo trinitario ed è innestata
Preghiamo
Padre,
infondi in noi la sapienza e la forza del tuo Spirito,
affinché immersi nella morte del tuo Figlio
risorgiamo con Lui
nel dono della nostra vita,
speranza di un mondo rinnovato.
Amen.
Signore fa che riconosciamo la Tua Parola tra tutte le parole che ascoltiamo
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