venerdì 16 giugno 2023

Vicina è la PAROLA 18 GIUGNO 2023 XI DOMENICA DELL’ANNO/A Lo scandalo della GRATUITÀ

Vicina è la PAROLA 


18 GIUGNO 2023 
XI DOMENICA DELLANNO/
Esodo 19,2-6 / Salmo 99 
Romani 5,6-11 
Matteo 9,36- 10,8 
Lo scandalo della GRATUITÀ 
Stavo per titolare “L’elogio della gratuità” come GIULIANO AGRESTI (San Paolo 1981). Ma che elogio… “lo scandalo” nell’attuale società, ma forse di sempre poiché nessuna  situazione umana può essere vissuta come così chiusa da non potersi assumere e presentare quale  buona notizia, evangelo di gratuità – altrimenti significherebbe riconoscerne la disumanità. Speriamo e crediamo che sia definitivamente invincibile l’egoismo, l’accaparramento, la  strumentalizzazione degli altri… è questa la nostra “inquietudine”? 
Nell’era “post-berlusconiana”, che ha messo al centro il profitto e la capitalizzazione svalutando tutto ciò che “non rende” anche “il sociale per gli altri”, ci ritroviamo più poveri sia  economicamente sia spiritualmente poiché gratuito sembra far rima con inutile appunto perché “senza utile”. L’utilitarismo pratico del neo capitalismo liberale prima ti impoverisce e poi ti fa  
diventare “oggetto” di assistenza sociale. Così chi si è arricchito sulla nostra pelle ora si pregia si  essere sensibile al disagio altrui elargendo elemosine che in realtà sono “diritti sociali”! Quando un uomo è un uomo d’affari, allora cerca di fare affari… Si arrischia in imprese  spericolate. Guarda ai numeri a non ai criteri. Deve fare affari…. È un uomo d’affari e deve fare  affari” ...anche quando fa beneficienza. 
Saremo noi capaci di smentire questa logica? 
Contestualizzazione evangelica di Matteo 9,36- 10,8 
L’azione messianica di Gesù inizia sempre dal suo sguardo e dalla sua compassione interiore,  così che l’agire sia di conseguenza non solo la risposta ad una serie di necessità, ma l’amore che va  incontro con cuore e mani aperti, è una nuova relazione personale con quanti attendono, forse  inconsapevolmente, di essere liberati e curati
L’episodio segue a due racconti “incastrati”: la guarigione dell’emorroissa in quello della  risurrezione della figlia di un “notabile” della città, alla guarigione di due ciechi ed alla liberazione di  un indemoniato, emblema poi della critica farisaica nei confronti dell’operato del Nazareno  (9,18…34). 
Si parte da una visione di abbondanza, non dalla costatazione di una mancanza, che si rivolge  ai vicini per giungere ai lontani, i perduti e sfocia nella chiamata/invio dei suoi dodici discepoli che  da ora in poi si chiameranno apostoli. 
È un invio personale, non individuale: sono “i Dodici” ed il loro mandato è comunitario; non  vengono inviati in modo anonimo: il maestro li chiama uno ad uno per nome, mettendo in risalto  provenienze e caratteristiche.
La missione sembra superare in modo incommensurabile le loro capacità e solo la gratuità del dono ricevuto e ricambiato può far sperimentare una sorprendente prossimità di Dio che porta  vita proprio dove l’umanità è ferita, minacciata dalla morte fisica e interiore. 
L’esperienza missionaria delle comunità palestinesi dimostra di aver recepito l’esempio e  l’insegnamento “inclusivo” del Nazareno, uomo-per-gli-altri, e sopravvivono nella capacità di  testimoniare la prossimità di un Dio debole e povero. 
Le comunità che nasceranno da questa vocazione/missione saranno “plurali”, non perfette  [uno tradirà!], a rischio di conflitti etnici, culturali e religiosi, ma disponibili ad una continua  trasformazione in base alla fiducia risposta fin dall’inizio nei Dodici dal Maestro, garanzia di poter  risorgere sempre nonostante le “perdite di vita” in una “continua crescita” (cf 9,20…25). 
Ambientazione liturgica 
Il momento liturgico, per sua natura e stile, ci raduna ed accoglie come esperienza di  gratuità. 
Da gente dispersa e raccogliticcia lo Spirito del Signore ci porta in alto -per includere tutti come su di “aquile in volo” e “planiamo” che siamo diventati un popolo santo e sacerdotale [Salmo  99] convocato per l’ascolto e per celebrare l’alleanza sempre nuova e per sempre [Esodo 19 – I  lettura]. 
Da “nemici”, un popolo di riconciliati perché in Gesù -di cui siamo diventati consanguinei- il  Padre ha superato e vinto ogni inimicizia; nella sua morte e risurrezione permette di accostarci  all’unica mensa da riconciliati partendo dalla debolezza nostra e altrui che spesso avvertiamo come  inimicizia [dove si trova chi sia disposto a morine per una altro?!] [Romani 5 – II lettura]. 
Riceviamo gratuitamente amore nella parola e nel pane; siamo chiamati a dare amore  gratuitamente, in una incessante liturgia di gesti quotidiani, i più comuni e ripetitivi, in un grazie ininterrotto per una grazia inarrestabile che ci pervade e riempie. 
Preghiamo 
Padre, che hai fatto di noi 
un popolo santo e sacerdotale, 
fa’ che ascoltiamo la tua voce 
e custodiamo la tua alleanza, 
per annunciare con la vita e con le parole 
che tue sei prossimo di tutti. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio. 
Amen.

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