Vicina è la PAROLA
16 APRILE 2023
DOMENICA DI PASQUA
Atti 2,42-47 / Salmo 117
1Pietro 1,3-9
Giovanni 20,19-31
Guardare dentro per vedere oltre
Questa convinzione è sempre più forte nel guardare la mia esistenza ferita ed ancora incerta, nella fatica di “andare oltre” un fallimento, una delusione… La tentazione è di volgere frettolosamente lo sguardo da un’altra parte per non rivivere quel disagio o quella sofferenza già provata.
Non è quello che siamo tentati di fare ogni volta che siamo raggiunti dalle immagini di un pianeta devastato, delle rovine sotto i bombardamenti e dei corpi dilaniati?! “Fermare l’immagine” per cercare dove si nasconda ancora la Vita; da dove possa venire un tenue raggio di luce che ce la faccia scorgere con stupore e meraviglia, così da poter dire anche noi: “Non è qui… è risorto!”.
Ma è proprio “da qui” che inevitabilmente dobbiamo passare, senza scorciatoie o “uscite di sicurezza”, calpestando macerie e raccogliendo cadaveri spiaggiati in questa deriva dell’umanità. Seppure inermi, quasi a vincere una irresistibile “forza di gravità”, occorre tendere le nostre mani tremanti protesi verso ciò che più ci fa male, dove anche il cuore sanguina. “Ficca il tuo dito e guarda; allunga la tua mano e mettila…” dice a Didymos, “il nostro gemello, la voce ancora familiare del Maestro che riecheggia fino a noi (Giovanni 19,27a). Non tutto è spento, inerme… Lentamente, quasi impercettibile ritorna il battito vitale in chi “comincia a credere e continua…” (cf v. 27b) e da qui continuando a credere si comincia a vedere… e sempre meglio!
Così, solo persone “create nuove” dal suo Soffio vitale, possono riconoscere nel crocifisso il risorto, accogliendo il dono della sua “Pace” come impegno e responsabilità di tutti a cominciare un mondo nuovo da un “modo nuovo”, riconciliato, di vivere nel perdono ricevuto e donato. “L’amore è quel che rende l’uomo un essere vivente”. (ALBERTO MAGGI)
Uomini e donne interiormente rigenerati potranno dar vita a nuove relazioni, in una “nuova giustizia” evangelica principio di una “civiltà dell’amore” di cui vi fa parte chi ama e non pretende un’appartenenza etnica o religiosa, non pone la difesa delle proprie frontiere ed i condizionamenti dal passato… protesa verso il futuro.
“Il mondo non penserà più a questo crocifisso, ma i discepoli lo vedranno vivo, risorto e glorioso”. (A. NOCENT)
Contestualizzazione liturgica
L’esperienza di credere avviene sempre all’interno di una comunità ed è, nello stesso tempo, un processo personale a volte faticoso e incerto, ma sempre accompagnato dalla Parola che interpella e illumina.
Non siamo forse anche noi così, radunati nel “Giorno del Signore”, ogni domenica nelle nostre assemblee liturgiche come quel primo gruppo di Gerusalemme di cui gli Atti ci dà testimonianza?! Un’esperienza che non può rimanere individualistica, che si alimenta dell’amore fraterno ed è contraddistinta da una gioiosa semplicità: Parola ascoltata insieme e Pane spezzato in comunione sono i “segni” della comunità nella quale il Risorto manifesta la sua presenza [Atti – I lettura].
L’azione liturgica è “culmine e fonte” di una rigenerazione continua che avviene nel nostro vissuto quotidiano, che ci anima di fiducia e di speranza nelle prove e nelle difficoltà: raggiungeremo la pienezza di questa trasfigurazione di cui la gioia è già un vitale anticipo. [1 Pietro - II lettura]
Il corpo trafitto e glorioso del Signore che i primi discepoli, pur increduli, vedono e vorrebbero toccare… come Tommaso, narra in modo inconfutabile l’amore che ha sostenuto tutta la sua esistenza e che ora trasmette a loro come pneuma vivificante: Egli rende capaci di amare nel suo stesso modo, l’agape. [Evangelo di Giovanni]
Il corpo risorto annuncia soprattutto un amore vissuto fino alla fine ed effuso come inarrestabile flusso che ora anima la vita dei credenti e delle comunità nella loro esperienza di compagnia e di fraternità.
L’amore è all’origine della risurrezione e permette di “vedere dentro” quel corpo, nel nostro e in quello degli altri, “oltre”: “nella morte fino alla vita, nella colpa fino al perdono, nella divisione fino all’unità, nella piaga fino allo splendore, nell’uomo fino a Dio, in Dio fino all’uomo, nell’Io fino al Tu” (KLAUS HEMMERLE, Occhi di Pasqua).
Guardare dentro per vedere oltre questa è l’esperienza di Tommaso che siamo chiamati a rivivere anche noi in ogni eucaristia e ne costituisce il suo insostituibile valore.
Preghiamo con la liturgia mozarabica
“O Padre,
che a quanti ha acceso nel cuore
il desiderio della gioia senza fine,
offri il dono di celebrare insieme nel tempo,
il gaudio della risurrezione.
Posa benigno lo sguardo sul popolo raccolto
e ascolta la sua preghiera.
Infondi il tuo Spirito di fortezza
a quelli che nella fede hanno ritrovato la Vita;
prendi totale possesso dei tuoi fedeli
con la dolcezza della tua pace,
e fa’ che portiamo a frutto maturo
le elargizioni della tua grazia,
rispettosi di tutte le creature
che il tuo amore ogni giorno
riconduce alla vita.
Amen”.
16 APRILE 2023
DOMENICA DI PASQUA
Atti 2,42-47 / Salmo 117
1Pietro 1,3-9
Giovanni 20,19-31
Guardare dentro per vedere oltre
Questa convinzione è sempre più forte nel guardare la mia esistenza ferita ed ancora incerta, nella fatica di “andare oltre” un fallimento, una delusione… La tentazione è di volgere frettolosamente lo sguardo da un’altra parte per non rivivere quel disagio o quella sofferenza già provata.
Non è quello che siamo tentati di fare ogni volta che siamo raggiunti dalle immagini di un pianeta devastato, delle rovine sotto i bombardamenti e dei corpi dilaniati?! “Fermare l’immagine” per cercare dove si nasconda ancora la Vita; da dove possa venire un tenue raggio di luce che ce la faccia scorgere con stupore e meraviglia, così da poter dire anche noi: “Non è qui… è risorto!”.
Ma è proprio “da qui” che inevitabilmente dobbiamo passare, senza scorciatoie o “uscite di sicurezza”, calpestando macerie e raccogliendo cadaveri spiaggiati in questa deriva dell’umanità. Seppure inermi, quasi a vincere una irresistibile “forza di gravità”, occorre tendere le nostre mani tremanti protesi verso ciò che più ci fa male, dove anche il cuore sanguina. “Ficca il tuo dito e guarda; allunga la tua mano e mettila…” dice a Didymos, “il nostro gemello, la voce ancora familiare del Maestro che riecheggia fino a noi (Giovanni 19,27a). Non tutto è spento, inerme… Lentamente, quasi impercettibile ritorna il battito vitale in chi “comincia a credere e continua…” (cf v. 27b) e da qui continuando a credere si comincia a vedere… e sempre meglio!
Così, solo persone “create nuove” dal suo Soffio vitale, possono riconoscere nel crocifisso il risorto, accogliendo il dono della sua “Pace” come impegno e responsabilità di tutti a cominciare un mondo nuovo da un “modo nuovo”, riconciliato, di vivere nel perdono ricevuto e donato. “L’amore è quel che rende l’uomo un essere vivente”. (ALBERTO MAGGI)
Uomini e donne interiormente rigenerati potranno dar vita a nuove relazioni, in una “nuova giustizia” evangelica principio di una “civiltà dell’amore” di cui vi fa parte chi ama e non pretende un’appartenenza etnica o religiosa, non pone la difesa delle proprie frontiere ed i condizionamenti dal passato… protesa verso il futuro.
“Il mondo non penserà più a questo crocifisso, ma i discepoli lo vedranno vivo, risorto e glorioso”. (A. NOCENT)
Contestualizzazione liturgica
L’esperienza di credere avviene sempre all’interno di una comunità ed è, nello stesso tempo, un processo personale a volte faticoso e incerto, ma sempre accompagnato dalla Parola che interpella e illumina.
Non siamo forse anche noi così, radunati nel “Giorno del Signore”, ogni domenica nelle nostre assemblee liturgiche come quel primo gruppo di Gerusalemme di cui gli Atti ci dà testimonianza?! Un’esperienza che non può rimanere individualistica, che si alimenta dell’amore fraterno ed è contraddistinta da una gioiosa semplicità: Parola ascoltata insieme e Pane spezzato in comunione sono i “segni” della comunità nella quale il Risorto manifesta la sua presenza [Atti – I lettura].
L’azione liturgica è “culmine e fonte” di una rigenerazione continua che avviene nel nostro vissuto quotidiano, che ci anima di fiducia e di speranza nelle prove e nelle difficoltà: raggiungeremo la pienezza di questa trasfigurazione di cui la gioia è già un vitale anticipo. [1 Pietro - II lettura]
Il corpo trafitto e glorioso del Signore che i primi discepoli, pur increduli, vedono e vorrebbero toccare… come Tommaso, narra in modo inconfutabile l’amore che ha sostenuto tutta la sua esistenza e che ora trasmette a loro come pneuma vivificante: Egli rende capaci di amare nel suo stesso modo, l’agape. [Evangelo di Giovanni]
Il corpo risorto annuncia soprattutto un amore vissuto fino alla fine ed effuso come inarrestabile flusso che ora anima la vita dei credenti e delle comunità nella loro esperienza di compagnia e di fraternità.
L’amore è all’origine della risurrezione e permette di “vedere dentro” quel corpo, nel nostro e in quello degli altri, “oltre”: “nella morte fino alla vita, nella colpa fino al perdono, nella divisione fino all’unità, nella piaga fino allo splendore, nell’uomo fino a Dio, in Dio fino all’uomo, nell’Io fino al Tu” (KLAUS HEMMERLE, Occhi di Pasqua).
Guardare dentro per vedere oltre questa è l’esperienza di Tommaso che siamo chiamati a rivivere anche noi in ogni eucaristia e ne costituisce il suo insostituibile valore.
Preghiamo con la liturgia mozarabica
“O Padre,
che a quanti ha acceso nel cuore
il desiderio della gioia senza fine,
offri il dono di celebrare insieme nel tempo,
il gaudio della risurrezione.
Posa benigno lo sguardo sul popolo raccolto
e ascolta la sua preghiera.
Infondi il tuo Spirito di fortezza
a quelli che nella fede hanno ritrovato la Vita;
prendi totale possesso dei tuoi fedeli
con la dolcezza della tua pace,
e fa’ che portiamo a frutto maturo
le elargizioni della tua grazia,
rispettosi di tutte le creature
che il tuo amore ogni giorno
riconduce alla vita.
Amen”.
Signore Gesù purifica i nostri occhi affinché possiamo vedere sempre meglio la" bellezza"
RispondiEliminaDonaci di vedere i Tuoi Segni nella nostra vita
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