sabato 11 febbraio 2023

VICINA È LA PAROLA 12 FEBBRAIO 2023 DOMENICA VI ANNO A LIBERI da…di… per… con…

VICINA È LA PAROLA 

12 FEBBRAIO 2023 

DOMENICA VI ANNO

Siracide 15,16-21 / Salmo 118 

1Corinti 2,6-10 

 Matteo 5,17-37* 

LIBERI da…di… per… con… 

Ho proposto questa riflessione ai miei studenti delle classi multietniche e di diverse fedi  religiose. È stato faticoso farli riflettere ed invitarli a rispondere… ma hanno raccolto la sfida. Hanno desistito dall’opporsi quando ho detto chiaramente loro che erano liberi di non farlo, ma anche che  solo se si fossero coinvolti avrebbero capito se erano veramente liberi o no. 

Un bel sofisma… No, rispecchia la realtà! 

Contestualizzazione evangelica 

Cosa c’è “di più” nel Vangelo di Gesù rispetto a quello che ci ha trasmesso la Legge di Mosè? Questo è stato per un po’ di tempo l’interrogativo che ha animato le prime comunità composte dalle cristiane e cristiani provenienti dal giudaismo (cf Galati 4,31). Di sicuro hanno cercato una risposta nelle memorie dell’insegnamento proposto dal  Nazareno e la narrazione di Matteo ha cercato di dare una risposta più articolata ed esaustiva. Forse  a noi tutto questo può dare l’impressione di non riguardarci direttamente, di avere altri problemi  da affrontare oggi come credenti nel mondo. 

Anche in situazioni così differenti per no, l’appello evangelo è lo stesso: la libertà dell’amore cf Galati 5,1-18; 1Corinzi 8,1.9; 9,1 ss.)

Era lo stesso appello rivolto alla libertà dell’essere umano contenuto nella Torah: un dono di  Dio offerto gratuitamente al suo popolo, un’alleanza per “imparare” a vivere nella libertà e  sostenuta solo dalla sua tenerezza e misericordia, fedeltà e compassione (cf Esodo 34,6). Una pretesa troppo ingenua, troppo facile da eludere e deludere? 

La storia della salvezza contenuta nella Scrittura lo attesta. 

Una proposta troppo fiduciosa nelle reali possibilità umane, abili a trovare scorciatoie e  contraffazioni che finiscono per snaturarne il senso? 

Gesù ha ben chiaro tutto questo e il racconto evangelico di Matteo nei capitoli dal 5 al 7 smaschera ogni inganno in quel “Ma io vi dico” così perentorio e nello stesso tempo innovativo. Non un “rammendo su uno strappo” (cf 9,16) ma “vino nuovo in otri nuovi” (cf v. 17)  cominciando proprio a far “nuove” le persone con la sua parola e la sua cura (cf 4,23-25). Un “compimento” che non è la ciliegina sulla torta, ma la reale possibilità di non fallire  ancora nelle promesse contenute nella Legge stessa. L’amore che il Nazareno stesso porta a  compimento nella sua morte e risurrezione e che dona come “suo e nuovo comandamento” (cf  Giovanni 15,12; 13,34) è l’unico tracciato di sviluppo autentico della libertà umana.

Da essa la parola evangelica, articolata in tutto “il discorso della montagna”, intende far emergere il meglio dell’umano che c’è in ciascuno di noi “davanti al Padre” [che quando è definito  celeste non ci riferisce ad una colorazione o ad un luogo dove dimora ma in quanto “Padre di tutti”  senza distinzioni!], in un rapporto di filiale fraternità: “il tuo fratello”, ripetuto come un ritornello 

qui e lungo tutto il racconto evangelico di Matteo (cf 5,23.45). 

Ambientazione liturgica 

L’ingresso nella celebrazione liturgica di questa domenica è accompagnato da un’antifona  che si rivolge al Signore “difesa, rocca e fortezza che mi salva… mio rifugio; guidami per amore” [Salmo 30,3-4]. 

Questo ci ricorda anzitutto che il Risorto è in mezzo e che Egli per primo compie in sé quello  che la Parola chiede a noi. 

Il richiamo “Se tu vuoi puoi…” fa leva proprio sulla libertà umana e sul rapporto con il Signore  che la previene [Siracide 15 – I lettura]. Egli non è spettatore imparziale, ma in Gesù compie quello  che chiede: su di Lui infatti si fonda la nostra “beatitudine”, non sulla nostra riuscita.  

Egli ci dona una nuova capacità di vedere e di discernere che ci consente di “custodire con  tutto il cuore la Parola… di metterla in pratica” [Salmo 118]. 

Opposto è l’atteggiamento dei “dominatori di questo mondo” che sotto la pretesa di rendere  autonomi e indipendenti contrabbandano ben altre leggi, mentre lo Spirito di Dio scruta tutto e ci  permette di vedere quanto Dio ci ami [1Corinzi 2 – II lettura]. 

È questo che ha illuminato lo stesso sguardo di Gesù nel “togliere il velo” su quello ch, anche  se non capito, può però essere vissuto anche da noi [Acclamazione all’Evangelo – Mt 11,25]. 

Preghiamo con la Liturgia 

O Dio nostro Padre, 

che nel tuo Figlio riveli la pienezza della Legge 

fondata sul tuo amore, 

fa’ che il popolo cristiano qui radunato 

per offrirti il suo sacrificio pasquale, 

sia coerente con le esigenze del Vangelo, 

diventando così strumento fraterno di riconciliazione 

e di pace in questo mondo. 

Amen.

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