VICINA È LA PAROLA
23 OTTOBRE 2022
DOMENICA XXX/C
Siracide 35,15…22
Salmo 33
2Timoteo 4,6-8. 16-18
Luca 18,9-14
…dal basso
Chi si pone in un atteggiamento che non giudica e non rinfaccia magari a sua volta ha ricevuto attenzione e aiuto proprio in un momento nel quale stava davvero “giù” come si dice… Qualcuno che ti è stato vicino è riuscito anche darti una mano, ti ha risollevato; non solo ti ha rimesso in piedi… ma in qualche modo ti ha fatto “risorgere”.
La consapevolezza delle proprie fragilità e inadeguatezze ci preserva dall’usare maschere e dal ritenerci capaci di farcela da soli. Gli eventi della vita spesso scardinano la nostra presunzione e la nostra autosufficienza; ma se così non fosse la preghiera ci offre questa possibilità di metterci a nudo davanti a chi ci accoglie, ci avvolge, ci sostiene con infinito amore… a Chi facendosi uomo è sceso fin al nostro livello ed anche più giù… amandoci “dal basso”.
Contestualizzazione evangelica di Luca 18,9-14
Anche se non esplicitamente citato qui, non dobbiamo però dimenticarci che siamo nella parte finale e conclusiva del cammino di Gesù verso Gerusalemme (cc. 9,51-19,29). L’evangelo del Dio misericordioso stupisce sempre di più coloro che inaspettatamente si sentono raggiunti dalla gratuità della salvezza e con gratitudine si aprono ad accoglierlo nella loro esistenza, manifestando così una fede disarmata ma assoluta nei suoi confronti: la gioia di essere salvati!
Questi sono gli ultimi passi del percorso coinvolgente e sconcertante per chi, come i farisei, ritengono di essere giustificati dalla loro cieca e ipocrita osservanza della Torah ascrivendo a se stessi i meriti di questa conquista (cf 16,15). Addirittura “disprezzano gli altri” (cf 18,9) che invece, senza meritarlo affatto -in quanto esattori delle tasse e gente di malaffare- però “si avvicinavano a Gesù per ascoltarlo”; soprattutto mormoravano contro di Lui che li riceve e addirittura mangia con loro (cf 5,29-32; 15,1-3).
Le parabole che continuamente il Nazareno propone non fanno altro che chiarire in modo inquietante il volto inatteso di Dio, provando in tutti l’imbarazzo di doversi interrogare e di prendere posizione. Il racconto evangelico di Luca le presenta in modo esclusivo e tale da caratterizzare la gratuità dell’amore che sovverte ogni criterio e costituisce il vero modo di stare in rapporto con Dio.
La parabola proclamata nella liturgia della Parola di questa domenica raggiunge il culmine di questa esperienza nel salire al Tempio e discendere a casa giustificati (cf. vv. 10 e 14). L’esattore delle tasse manifesta chiaramente la sua totale incapacità di vivere non solo in una giusta relazione con Dio ma anche con se stesso e con gli altri.
Il fariseo “prega se stesso” e Dio devo solo mettere la firma alla sua autocertificazione. Mentre lui si elogia Egli è uscito dal Tempio ed aspetta a casa sua il pubblicano giustificato, come sarà per Zaccheo! (cf 19,1-10).
Ambientazione liturgica
+ Anche noi “saliamo al Tempio” dalle nostre case … e come ci ritorniamo? [Evangelo] Che esperienza abbiamo condiviso con i nostri fratelli e sorelle nella celebrazione eucaristica?
- È proprio la I lettura tratta dalla parte di Siracide dedicata al culto autentico (cf 34,18- 35,18) a metterci in guardia sul nostro ricorrente atteggiamento di voler “accattivare” l’attenzione
del Signore su di noi e sui nostri problemi, in modo esclusivo… a volte quasi a scapito degli altri. Mentre il povero, colui che nulla si aspetta e pretende, sperimenta gratuitamente il suo amore. - Sono proprio i poveri, vitale componente della chiesa comunità credente, a cantare la loro esperienza gioiosa di una liberazione inattesa e imprevista. [Salmo 33]
- Così ci colpisce la consapevolezza di Paolo della sua assoluta povertà come discepolo e come apostolo in cammino sulle tracce del suo Signore nel dono di se stesso. Ma è proprio Lui a liberarlo dal male, a sostenerlo e a dargli forza, a giustificarlo in base all’amore vigilante condiviso con tutti i poveri “che con amore attendono al sua manifestazione”. [2Timoteo 4 – II lettura]
+ La nostra partecipazione al sacrificio pasquale di Cristo è una “liturgia vivente” (cf Romani 12,1) che si compie nel vissuto quotidiano segnato dalla solitudine, dal fallimento, dalla emarginazione. La consapevolezza della comunione in Lui con tutti i poveri del mondo non ci fa sentire fuori posto o inutili, ma autentico seme di vita nuova.
Preghiamo con la Liturgia
Dio nostro Padre,
che sempre ascolti la preghiera dell'umile,
guarda a noi come al pubblicano penitente,
e fa' che ci apriamo con fiducia
alla tua misericordia,
che da peccatori ci rende giusti.
Amen.
DOMENICA XXX/C
Siracide 35,15…22
Salmo 33
2Timoteo 4,6-8. 16-18
Luca 18,9-14
…dal basso
Chi si pone in un atteggiamento che non giudica e non rinfaccia magari a sua volta ha ricevuto attenzione e aiuto proprio in un momento nel quale stava davvero “giù” come si dice… Qualcuno che ti è stato vicino è riuscito anche darti una mano, ti ha risollevato; non solo ti ha rimesso in piedi… ma in qualche modo ti ha fatto “risorgere”.
La consapevolezza delle proprie fragilità e inadeguatezze ci preserva dall’usare maschere e dal ritenerci capaci di farcela da soli. Gli eventi della vita spesso scardinano la nostra presunzione e la nostra autosufficienza; ma se così non fosse la preghiera ci offre questa possibilità di metterci a nudo davanti a chi ci accoglie, ci avvolge, ci sostiene con infinito amore… a Chi facendosi uomo è sceso fin al nostro livello ed anche più giù… amandoci “dal basso”.
Contestualizzazione evangelica di Luca 18,9-14
Anche se non esplicitamente citato qui, non dobbiamo però dimenticarci che siamo nella parte finale e conclusiva del cammino di Gesù verso Gerusalemme (cc. 9,51-19,29). L’evangelo del Dio misericordioso stupisce sempre di più coloro che inaspettatamente si sentono raggiunti dalla gratuità della salvezza e con gratitudine si aprono ad accoglierlo nella loro esistenza, manifestando così una fede disarmata ma assoluta nei suoi confronti: la gioia di essere salvati!
Questi sono gli ultimi passi del percorso coinvolgente e sconcertante per chi, come i farisei, ritengono di essere giustificati dalla loro cieca e ipocrita osservanza della Torah ascrivendo a se stessi i meriti di questa conquista (cf 16,15). Addirittura “disprezzano gli altri” (cf 18,9) che invece, senza meritarlo affatto -in quanto esattori delle tasse e gente di malaffare- però “si avvicinavano a Gesù per ascoltarlo”; soprattutto mormoravano contro di Lui che li riceve e addirittura mangia con loro (cf 5,29-32; 15,1-3).
Le parabole che continuamente il Nazareno propone non fanno altro che chiarire in modo inquietante il volto inatteso di Dio, provando in tutti l’imbarazzo di doversi interrogare e di prendere posizione. Il racconto evangelico di Luca le presenta in modo esclusivo e tale da caratterizzare la gratuità dell’amore che sovverte ogni criterio e costituisce il vero modo di stare in rapporto con Dio.
La parabola proclamata nella liturgia della Parola di questa domenica raggiunge il culmine di questa esperienza nel salire al Tempio e discendere a casa giustificati (cf. vv. 10 e 14). L’esattore delle tasse manifesta chiaramente la sua totale incapacità di vivere non solo in una giusta relazione con Dio ma anche con se stesso e con gli altri.
Il fariseo “prega se stesso” e Dio devo solo mettere la firma alla sua autocertificazione. Mentre lui si elogia Egli è uscito dal Tempio ed aspetta a casa sua il pubblicano giustificato, come sarà per Zaccheo! (cf 19,1-10).
Ambientazione liturgica
+ Anche noi “saliamo al Tempio” dalle nostre case … e come ci ritorniamo? [Evangelo] Che esperienza abbiamo condiviso con i nostri fratelli e sorelle nella celebrazione eucaristica?
- È proprio la I lettura tratta dalla parte di Siracide dedicata al culto autentico (cf 34,18- 35,18) a metterci in guardia sul nostro ricorrente atteggiamento di voler “accattivare” l’attenzione
del Signore su di noi e sui nostri problemi, in modo esclusivo… a volte quasi a scapito degli altri. Mentre il povero, colui che nulla si aspetta e pretende, sperimenta gratuitamente il suo amore. - Sono proprio i poveri, vitale componente della chiesa comunità credente, a cantare la loro esperienza gioiosa di una liberazione inattesa e imprevista. [Salmo 33]
- Così ci colpisce la consapevolezza di Paolo della sua assoluta povertà come discepolo e come apostolo in cammino sulle tracce del suo Signore nel dono di se stesso. Ma è proprio Lui a liberarlo dal male, a sostenerlo e a dargli forza, a giustificarlo in base all’amore vigilante condiviso con tutti i poveri “che con amore attendono al sua manifestazione”. [2Timoteo 4 – II lettura]
+ La nostra partecipazione al sacrificio pasquale di Cristo è una “liturgia vivente” (cf Romani 12,1) che si compie nel vissuto quotidiano segnato dalla solitudine, dal fallimento, dalla emarginazione. La consapevolezza della comunione in Lui con tutti i poveri del mondo non ci fa sentire fuori posto o inutili, ma autentico seme di vita nuova.
Preghiamo con la Liturgia
Dio nostro Padre,
che sempre ascolti la preghiera dell'umile,
guarda a noi come al pubblicano penitente,
e fa' che ci apriamo con fiducia
alla tua misericordia,
che da peccatori ci rende giusti.
Amen.
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