sabato 6 agosto 2022

Vicina è la Parola 7 agosto 2022 – Domenica XIX C Sempre in CAMMINO

Vicina è la Parola

7 agosto 2022 – Domenica XIX C

Sapienza 18,3.6-9 / Salmo 32

Ebrei 11,1-2.8-19

Luca 12,32-48


Sempre in CAMMINO

Non solo in “tempo di sinodo”!

Siamo costituiti così, come “popolo di Dio in cammino” nel tempo, nella storia, sulle strade di ogni donna e di ogni uomo, delle diverse culture ed etnie. Un cammino ormai millenario che ha conosciuto rallentamenti, smarrimento di direzione… ma mai fermo. E oggi più che mai è fondamentale “rimetterci in cammino”, forse in un’epoca in cui tanti fenomeni potrebbero farci desistere e preferire una stabilità che in altre epoche ha spinto le chiese ad “arroccarsi”. 

Il Dio che Israele fin dall’inizio ha conosciuto è stato in cammino con il suo popolo e da dentro ha fatto sì che non si fermasse, continuando ad ascoltare la “peregrinazione interiore” di ogni essere umano tra “nostalgia” e “desiderio”.

Per questo è fondamentale “ascoltare” i racconti di questa storia narrati dalla Scrittura perché sono diventati “paradigmi” anche per noi oggi. Abramo, l’esodo, l’esilio… ci testimoniano la fedeltà ad una promessa che diventa attuale per orientarci nel nostro percorso e indicarlo anche ad altri.

Siamo al ‘secondo anno’ del Cammino sinodale e la “Chiesa in uscita” si sta rimettendo in moto, con evidenti fatiche e resistenze dovute anche ad una flessione dell’entusiasmo post-conciliare ed alle ferite degli “scandali” di ogni tipo nel “promettente” terzo millennio. Il ‘primo anno’ è servito a scuoterci un po’, a metterci in ascolto… ma non illudiamoci che sia stato sufficiente, non cediamo facilmente alla tentazione della stanzialità di chi vuole “segnare punto”, teniamo vivo questo atteggiamento di ascolto e facciamolo diventare uno stile permanente di essere e fare Chiesa e non una tecnica finalizzata a qualcos’altro.

Una Chiesa che cammina insieme, senza esclusioni o selezioni, è già “il sogno di Dio” che si sta realizzando.

L’episodio di Betania nel racconto evangelico di Luca 10,38-42, proclamato lo scorso 17 luglio, ce lo presenta efficacemente ed è interessante che sia tata scelta dalla CEI come icona per “il cammino sinodale 2002-2023”. 

Siamo in realtà alla ricerca di una “nuova forma ecclesiale” ed essa ci apparirà anzitutto dall’ascolto della Parola per aiutarci a curare le relazioni tra noi e con tutti.

A disposizione delle nostre comunità è il testo della CEI I Cantieri di Betania. Roma 5 luglio 2022, un utile vademecum per il prossimo anno e per la programmazione della vita pastorale (https://camminosinodale.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/2022/07/CantieriDiBetania.pdf).

 

Piccolo gregge

Sempre e non solo in questa epoca di “vacche magre”.

L’esperienza della “civiltà cristiana” ha dato sicuramente un contributo incontestabile al continente europeo dopo la “caduta” dell’Impero romano, ma con il passare del tempo ha manifestato anche tutti i suoi limiti e deviazioni e si è definitivamente conclusa. Eppure ci sono ancora nostalgici che ancora sognano un “mondo cristiano”, come chi oggi sostiene un “mondo russo”!

Più volte è stato affermato che ogni “crisi” si rivela “un’opportunità”, oggi sicuramente quella di riscoprire la vocazione di una chiesa “sale e lievito”, “piccolo gregge” e non per la moda del “piccolo è più bello…” oppure per dare spazio alla nostra pigrizia e ignavia pastorale, ma per essere fedeli al Vangelo di Gesù che in questo domenica che lo riafferma.

 

Ambientazione liturgica

+ In ogni celebrazione eucaristica la comunità rivive l’evento pasquale del Signore, di cui Egli stesso ci rende partecipi come persone finalmente libere di poter vivere una vita nuova, da risorti. Scaturita dalla santa veglia pasquale nella quale ogni “notte” diventa “veramente beata”, quella di ogni essere umano nel suo viaggio sconosciuto fuori dalle sue sicurezze con la sola fiducia della Parola e dell’intera umanità, in un’unica solidarietà reciproca verso la libertà.

- Come l’autore di Sapienza che vive libero in Egitto e può celebrare la cena pasquale senza dimenticare “quella notte” di sterminio: ora le promesse si sono realizzate. Li ha guidati una colonna di fuoco che è ancora accesa nel viaggio dell’esistenza come allora sulla via del ritorno nella terra dei propri antenati. Anche oggi la comunità riunita in assemblea liturgica ringrazia a nome di tutta l’umanità per la libertà donata e tiene viva la sua speranza lungo il suo cammino nel tempo. [Sapienza 18 – I lettura]

- Per questo l’umanità ha incessantemente bisogno di fiducia che qualcuno compia le sue più profonde e vere attese, che ci sia un amore gratuitamente donato che ne alimenti la speranza. [Salmo 32]

- Anche la comunità cristiana, soprattutto nella persecuzione, ha sempre come riferimento il peregrinare di Abramo, il suo desiderio di un “altrove” dove avere una propria casa. Nonostante che l’età potesse indurlo a fermarsi egli si mette in cammino, senza tornare indietro. Cosa lo sostenne insieme alla sua moglie Sara che conoscerà un’impossibile maternità? La fiducia in un domani “migliore” preparato e compiuto da Chi con noi ha vissuto il nostro “oggi” vincendo il limite della morte. [Ebrei 11 – II lettura]

- La risurrezione di Gesù dalla morte è già l’inizio del “regno donato”, desiderato e sperato. La comunità dei credenti lo sperimenta non facendosi deludere dal “ritardo” del ritorno del Signore e nemmeno illudere dalle soddisfazioni immediate. Consapevole che il suo “tesoro” è già nel “cuore” di ciascuno rimane “vigile” perché già ora nel banchetto eucaristico, pur nella notte, sperimenta la sua “beatitudine”: il Signore, che ci convoca alla sua mensa, “ci serve e ci nutre” di se stesso. Vale anche per ogni “ministero” nella comunità: servire e nutrire, disponibili all’inatteso che sempre ci sorprende e ci gratifica quasi al termine della notte ormai rischiarata dalle prime luci dell’amore che ci fa riconoscere e accogliere il Signore nel volto degli altri [Luca 12,32-48].


Contestualizzazione evangelica di Luca 12,32-48

[La comunità di Luca sta superando “il trauma” di un ritorno glorioso del Signore che si fa troppo attendere. Alcune scelte economiche testimoniate dagli Atti (cf 2,44-45; 4,34-37; 5,1-11) rimangono casi esemplari e paradigmatici di una comunione a 360° che nella storia della Chiesa conoscerà diverse versioni ma anche clamorose smentite. Emerge una nuova consapevolezza della storia umana e del tempo a disposizione come opportunità per assumersi la responsabilità di una missione che il Nazareno aveva già affidato ai vari discepoli (cf Lc 9,1 ss.; 10, 1 ss.) anche questa evidenziata da Atti 8,1-4; 9,20-22; 13,1-3]

Risultano quindi appropriate tutte le raccomandazioni sull’uso dei beni economici del capitolo 12,13-31.33-34 anche per un nuovo modo di adempiere la Torah. Il “regno di Dio” proclamato e attuato da Gesù non si può né meritare né conquistare con mezzi materiali, è un “dono del Padre” e può essere accolto solo da chi riconosce la propria piccolezza e disponibilità a lasciarsi condurre da Lui, unico vero tesoro (cf vv. 32.34), rimanendo in quell’atteggiamento di prontezza e vigilanza tipici dell’esodo (cf v. 35). Qui però il contesto è nuziale e conviviale, quasi eucaristico: il Signore “viene” già in mezzo a noi, è Lui a “servirci e nutrirci” (cf vv. 36-40), nella comunità “sposa” anche il servizio è reciproco, non deve mai essere una forma di potere (cf vv. 41-46).

Quest’ultima raccomandazione è valida per ogni ministero e per sempre!


Preghiamo con la Liturgia

Dio nostro Padre, 

fedele alle tue promesse,
spingici a vivere da pellegrini in questo mondo,
come ti sei fatto conoscere ad Abramo

affinché, vigilanti nell'attesa,
possiamo accogliere il tuo Figlio 

in ogni sua continua venuta.
Amen.


3 commenti:

  1. Grazie Don, ne abbiamo proprio bisogno di queste parole oggi, perché la Chiesa sta vivendo un momento molto deludente, ci vuole la vera forza di Fede per andare avanti, Che Dio ci possa aiutare ad ascoltarlo in tutti i suoi metodi, buon sabato e buona domenica a risentirci.

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  2. Grazie ...quanto poco siamo vigilanti nell'attesa... In questi giorni ho perso una amica mentre era in vacanza... mi ha fatto molto pensare!

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  3. Il discepolo non è un “esecutore di ordini” e nemmeno un ineccepibile “responsabile di…”.
    Ma una persona che si pone al “servizio”. Innanzitutto non deve temere “il numero dei presenti” e il suo tempo non è scandito dalle ore, ma dalla sollecitudine dell’amore in modo tale che nessuno sia un escluso.
    Il suo vestiario prevede un asciugatoio, come quello del Maestro nell'Ultima Cena.; una persona che accende di speranza il mondo: si tratta di camminare e di non mollare, di costruire e di aprirsi a nuove mete.
    La svolta sta nell'essere semplici e poveri e pronti ad accogliere la proposta di far convergere tutti verso l'amore.
    [Liberamente tratto dal Antonio Ruccia]

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