venerdì 21 gennaio 2022

“LE PAROLE…LA PAROLA” 23 GENNAIO 2022 - III DOMENICA T.O./C È SEMPRE UN NUOVO INIZIO

LE PAROLE…LA PAROLA” 

23 GENNAIO 2022 - III DOMENICA T.O./C 

Neemia 8,2…10 / Salmo 18 

Luca 1,1-4; 4,14-21 

1Corìnzi 12,12-31 

È SEMPRE UN NUOVO INIZIO 

L’Evangelo secondo Luca

Perché una nuova narrazione? 

Non si tratta di una domanda superflua, infatti  

è proprio Luca che vuole chiarire il perché di questa  

sua opera fin dall’inizio, con un prologo insolito per il  

genere evangelico (cf 1,1-4). 

Ormai i testimoni oculari della vicenda storica  

del Nazareno sono via via scomparsi e una “nuova  

generazione di cristiani” necessita di dare un  

fondamento solido a quanto “tramandato da  

principio” e di ritornare “dall’origine” a narrare di  

Gesù. 

Luca, pur non avendo conosciuto Gesù, vuole “raccontare” mettendo al centro “gli  avvenimenti portati a compimento tra noi” (cf 1,1), testimoniati e ormai accolti, che tuttavia vanno  fondati e attualizzati affinché continuino a parlare ad una nuova generazione di cristiani,  probabilmente evangelizzati da Paolo e che rischiavano di perdere lo spessore storico e umano di  Gesù. 

Ritornare all’origine”, non tanto per verificare l’attendibilità di quanto narrato dagli altri o  fugare comprensibili dubbi o correggere eventuali errori (tra i quali quello già presente a Marco che  l’annuncio cristiano si risolvesse in una proiezione mitologica di Gesù…), ma perché la fede ha  bisogno di essere accolta come acqua che sgorga direttamente dalla sorgente, perché tutti possano  sentirsi “Teofilo”, cioè amati personalmente da Dio, identificandosi poi con tutte le donne e gli  uomini che lungo il suo racconto Luca fa incontrare con Gesù: le prostitute, la gente di cattiva  reputazione, Zaccheo… 

In questo senso possiamo dire che Luca abbia pensato anche alle generazioni future di  cristiani e quindi a noi. Questa costituirà proprio l’originalità del nuovo racconto ed anche il  messaggio centrale di Gesù: “anch’egli è figlio” (cf 19,9); “questo mio figlio… è tornato in vita” (cf  15,24). 

Si tratta quindi di ritornare al “primo annuncio”, come spesso richiama papa Francesco e  come la Chiesa sta prendendo consapevolezza in questi anni1

Contestualizzazione liturgica 

Neemia ci narra una commovente convocazione di ascolto per donne e uomini ritornati dall’esilio. Tutti ascoltano, a tutti viene spiegato, tutti sono travolti dal pianto di poter risentire come  per la prima volta le parole della Torah: a tutti è dato da mangiare. (I lettura odierna) La gioia del Signore è la nostra forza! 

Noi siamo abituati ad un augurio tipo “sia”. Invece per loro è stata una certezza.  E per noi? 

La Parola che il Signore ci dona, dono di sé, è fonte di gioia che vince la tristezza e la  malinconia. Infatti il Nazareno si presenta ai suoi non come un profeta ma come “parola divina  umanamente compiuta” nella storia dell’umanità e nelle persone che lo accolgono. 

Nonostante che le siamo sempre infedeli è creatrice e comunicandosi inaugura un nuovo  oggi di salvezza (Luca 4,1-4;14-21 / Evangelo). 

Oggi” [sḗmeron] ricorre negli episodi evangelici di Luca che possiamo  definire “chiave”, che danno attualità e contemporaneità alle azioni ed alle parole del  (cf 2,11; 3,22; 4,21; 12,52; 13,32; 19,5.9; 23,43). Nella “comunità pasquale”, sono  quelle del Risorto e del Signore che continua ad agire e donare la sua parola di  salvezza.  

Oggiindica anche l’attualità di tutto l’agire storico di Dio: da Israele a Gesù;  dai discepoli alla comunità di Luca; dal racconto evangelico fino a noi, soprattutto  come assemblea celebrante2

Così l’esistenza di ciascuno conosce un “ordine” nuovo determinato dall’atteggiamento di  servizio anzitutto della comunità in cui essa assume valore nell’essere a disposizione gli uni degli  altri (I Paolo ai Corinzi 12 / II lettura), come quella del Signore, nelle situazioni di umana fragilità. 

L’ascolto “forma” la comunità 

Una “comunità in ascolto”, soprattutto nell’assemblea liturgica domenicale a cui noi siamo  convocati, “si forma” e cresce come tale proprio attraverso la proclamazione prima e la meditazione  poi, della parola evangelica3

Infatti, “i primi cristiani… non si pensarono come singoli raggiunti dalla Parola. La fede nel  Dio di Gesù nasce per la risposta personale alla chiamata del Maestro, ma prende poi corpo  all’interno di una comunità, in quel cantiere ecclesiale in cui, sul fondamento dell’unico evangelo,  prendono forma gruppi di ascolto molto diversi tra loro. 

Il dato comunitario rappresenta lo scenario imprescindibile dell’esperienza credente narrata  nelle Scritture. Un dato che per la nostra generazione, invece, fa problema… interrogarci su cosa  significhi, oggi, essere la chiesa di Gesù, comunità di discepole e discepoli che leggono insieme le  Scritture e che affidano alla Parola udita il compito di dare forma alla loro singolare esperienza  ecclesiale”

Ogni racconto evangelico manifesta infatti, ad un’attenta lettura secondo diversi metodi che  nel tempo si sono sviluppati, una “chiesa implicita in ascolto" del Maestro, di cui ciascun autore con  la sua specifica abilità narrativa, presenta una figura “ideale” a cui “…ogni lettore e lettrice è  chiamato a rifigurare il proprio mondo alla luce della Parola udita”. 

Questa prospettiva costituisce anche per noi il senso di ascoltare/leggere la Parola insieme,  in un gruppo, e rappresenta anche il valore di farlo in assemblea liturgica. 

Secondo l’intento che per primo l’evangelista MATTEO ha voluto trasmettere, possiamo così  perseguire un processo che ci aiuterà a diventare una “comunità ermeneutica”, non “ospite”, ma a  proprio agio nella casa della Parola, come i primi discepoli che si costituirono “comunità in ascolto  della Parola nelle Scritture, lette con gli occhi di Gesù”. 



1FRANCESCO, Evangelii gaudium, 164. WALTER KASPER, Tornare al primo annuncio. Congresso del CCEE: La Catechesi in  Europa, 4-7 luglio 2009.

2 È interessante notare quante volte il Messale Romano utilizza “oggi” nell’eucologia dei grandi Misteri come Natività,  Risurrezione, Ascensione. Cf CEI, Messale Romano - 3a Edizione. Roma 2020, Prefazi pp. 109, 337-338, 354, 368, 404,  488, 502, 531, 617; Orazioni pp. 39- 40, 118-119, 179, 180, 183, 239-240, 255-257, 311, 325, 528, Antifone pp. 37-39,  45, 615, 690. 

Vedi anche le riflessioni di VALENTINO BULGARELLI, Il Giorno del Signore nell’opera lucana. Andria, VII Settimana biblica  diocesana, 25 febbraio 2015. 

3In questa parte ho preso diversi spunti dal libro di LIDIA MAGGI e ANGELO REGINATO, “Vi affido alla Parola. Il lettore, la  chiesa e la Bibbia” ed. Claudiana, 2017: “Riaprire, oggi, il cantiere-chiesa”, pp. 91 ss.

La chiesa, si dall’inizio, si concepisce come ‘creatura Verbi’, plasmata all’esistenza, come  avvenne in principio, nel giardino di Eden”. Eppure, “all’inizio della comunità credente (vedi Atti 1- 10), come al momento della creazione (vedi Genesi 3), il progetto di Dio viene messo in discussione  dagli esseri umani, che faticano a fidarsi di Dio e della sua Parola. La comunità convocata dalla  Parola è anche quella che l’abbandona”. 

La proclamazione liturgica della Parola 

Nel giorno del Signore, la comunità radunata in assemblea liturgica fa memoria della Pasqua  di Gesù e nel momento del rito la Parola viene fatta risuonare anche ora per dare forma alla vita  della stessa comunità in ascolto. In effetti, oltre la sua ritualità sempre uguale, esso “esprime il ritmo  attualizzante della presenza divina e della sua Parola e la comunità, riascoltandola nel suo presente,  crede che la sua efficacia non venga mai meno e dandole carne”. 

Così essa diventa “comunità ermeneutica” che “opera un discernimento della storia  all’interno della quale è chiamata a vivere la sua fede nel Dio di Gesù. Lo fa in particolare nel  momento della predicazione che segue la proclamazione della Parola”. 

Tuttavia, in questo momento liturgico, come noi oggi lo conosciamo e lo pratichiamo, manca  lo “stile dialogico” che ci permette di “sentire insieme una Parola che non è monopolio di chi  presiede” e che “fa la Chiesa”. 

Molte cose nella santa Scrittura che da solo non sono riuscito a capire, le ho capite  mettendomi di fronte ai miei fratelli. Mi sono reso conto che l’intelligenza mi era concessa per mezzo  di loro. Grazie a voi imparo ciò che a voi insegno: infatti, con voi ascolto ciò che a voi dico”. (GREGORIO  MAGNO, Omelie su Ezechiele 11,2,1) 

Per questo è fondamentale che la “comunità celebrante” non sia anonima, spersonalizzata  e passiva, e che attraverso dei piccoli “gruppi di ascolto ci si senta legati da un patto di grazia e  responsabilità… dove ci si prepara al momento centrale del culto, leggendo precedentemente il testo  biblico… il sapore dell’attesa, del preparare la via all’avvento della Parola, che si fa carne in una  precisa storia. In questo modo, la Parola viene riconosciuta e accolta come il Cristo stesso che è in  cammino come parola attraverso la sua comunità’” (D. BONHOEFFER, La Parola predicata, p. 19). 

In una comunità tutta ministeriale, il dono della predicazione si esprimerà a più voci,  coinvolgendo più soggetti, chiamati a spezzare il pane della Parola nel corso dell’anno liturgico. La  comunità ne sarà arricchita e potrà più facilmente cogliere la polifonia delle Scritture”. 

Si instaura così non solo un rito ma un “cantiere liturgico dove la comunità è invitata ad  interrogarsi su cosa il suo Signore le stia chiedendo di essere… in fedeltà all’evangelo nel proprio  singolare contesto storico e nelle diverse situazioni di vita”. 

L’ascolto e il discernimento sono operazioni dello Spirito (Romani 8,26) che sospira e geme  insieme ad una creazione in travaglio che brama la redenzione…, il culto è sorgente e culmine  dell’esperienza cristiana”. (cf VATICANO II, SC 10) 

In preghiera con la Liturgia 

O Padre, 

che in questo Santo Giorno 

convochi la tua Chiesa tua presenza 

perché il tuo Figlio annunci ancora il suo Vangelo, 

fa' che teniamo il nostro sguardo su di Lui, 

e oggi si compirà in noi la tua parola di salvezza. 

Egli è Dio e vive e regna con te, 

nell'unità dello Spirito santo, 

ora e per sempre. Amen.

3 commenti:

  1. I RIFLESSI DELLA PAROLA

    Ebrei 3,12- 4,13 Dio fissa per noi un nuovo “oggi”.
    La Parola di Dio, viva e operante, raggiunge la comunità convocata
    come “oggi” sempre nuovo: annuncio di gioia e appello alla fiducia.

    2Corinzi 6,1-2 Deuteronomio 5,3; 30,1-14; 32,45-47
    “Vicinissima a voi è questa Parola: è tutta la vostra vita”.
    L’amore che si manifesta in gesti quotidiani nasce dall’ascolto “obbediente” della Parola ormai umanamente “vicina” in Gesù
    di Nazaret: essa crea un “oggi” sempre nuovo di vita abitato da Lui.

    Luca 24,13-49 “Le Scritture necessitano di essere in me compiute”.
    Il Risorto compie ogni promessa scritta e trasforma ogni nostro oggi, segnato dallo scoraggiamento e dalla delusione, in un “giorno santo”
    attraverso i segni del dialogo, del pane spezzato e condiviso.

    Atti 3,18-26 “Il Signore farà sorgere un profeta in mezzo ai vostri fratelli.
    Voi lo ascolterete affinché giungano a voi i giorni della consolazione”.
    Leggere da cristiani le “promesse antiche” è annunciarne il compimento
    e suscitare negli uditori una speranza gioiosa di vita nuova.

    2Corinzi 1,19-20 Isaia 61,19-20
    “Tutte le promesse di Dio in Gesù cono diventate SI!”.
    Come Isaia, in un tempo di “ricostruzione” dopo l’esilio, Gesù inaugura un nuovo tempo di rinascita interiore e comunitaria.
    Un’umanità di persone libere.

    1Tessalonicesi 1,2- 2,4.13 “Avete ricevuto con gioia la Parola, non umana ma di Dio, essa opera in voi che credete”.
    Nessuno scandalo per i credenti che a compiere la Parola
    sia una predicazione povera ma efficace perché fondata sulla forza
    della Parola stessa, nostra gioia.


    PREGARE LA PAROLA

    Salmo 33 Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito e lo salva da tutte le sue angosce.
    Salmo 71 Egli libererà il povero che grida, salverà la vita dei suoi miseri.
    Salmo 94 Ascoltate oggi la sua voce!
    Salmo 111 Spunta nelle tenebre come luce per i poveri: buono, misericordioso e giusto.
    Salmo 125 Il Signore ha fattoi grandi cose per noi, ci ha colmati di gioia.
    Salmo 147 Il Signore manda sulla terra la sua Parola. In mezzo a te benedice chi vi abita.



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  2. Grazie don Roberto
    Infatti Gesù ci dice :
    Il passato è passato
    Il futuro non è nelle tua mani
    Pensa al presente.
    Oggi.
    Grazie ancora
    Bukn gine settimana e buona Pasqua settimanale.

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  3. Per un cristiano lasciarsi orientare dalla Parola implica, necessariamente, ricordarsi che viene dall' "Oltre", per abitare e salvare l'umanità.
    Si lascia toccare dalla debolezza dell'uomo, ma che non ha a che fare con la nostra mondanità.
    Scende nel profondo per portarci verso l'alto, attraverso "strade" insolite e illogiche ed esige sempre amore "esagerato "!

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