“LE PAROLE… LA PAROLA”
7 novembre 2021 – XXXII Domenica T.O./B
1Re 17,10-16 / Salmo 145 / Ebrei 9,24-28 / Marco 12,38-44 Amare da poveri
Da ricco che era si fece povero per arricchire noi
Come sempre, nel Vangelo, i personaggi e gli episodi che sembrano marginali hanno invece un’importanza straordinaria e veicolano un messaggio fondamentale, che riguarda Gesù stesso.
È il caso della vedova, povera, che non è solo destinataria della protezione divina con altre categorie fragili e svantaggiate (cf Salmo 145,19), ma diventa, nell’intenzione dell’evangelista Marco, chiave interpretativa di quello che il Figlio compie verso il Padre e l’intera umanità (Marco 12,38-44 – Evangelo di oggi).
Dall’apparente insignificanza e trascurato valore economico a confronto dei ricchi devoti, il gesto della donna, che nella sua miseria ha donato tutta la sua sussistenza, è posto come Evangelo di Colui che da ricco che era si fece povero e, svuotando tutto se stesso, ci ha fatti ricchi della sua povertà (2Corinzi 8,9 e Filippesi 2,7).
L’evangelista infatti fa notare Gesù “seduto di fronte” alle tredici cassette delle offerte e dei tributi [il tesoro del Tempio] che “osservava come la folla vi gettava monete… molti ricchi… una vedova povera” (vv. 41-42). Non è un atteggiamento da spettatore, ma da protagonista.
La povertà come fiducioso abbandono nelle mani di Dio [la prima beatitudine di Matteo], le mani che si vuotano per gratuitamente dispensare solo amore e nessun altro bene (Atti 3,6), la radicale insicurezza che si fa dono sono le prerogative divine annunciare e compiute da Gesù stesso.
Tra la bassezza della ragazza di Nazareth [Luca 1,48) e i due spiccioli della vedova al Tempio di si diffonde tutto il percorso messianico del Nazareno e del dono del Padre in Lui (Giovanni 4,10) e per tutta l’umanità (cf 3,16) fino a questa ultima tappa alla vigilia della Pasqua di morte e risurrezione.
Contestualizzazione liturgica
La Parola ci annuncia che possiamo vincere la nostra paura di rimanere poveri, senza niente, aprendoci al dono dell’amore gratuito riversato in noi: accogliendo l’altro, più delle volte sconosciuto e solo perché umano (cf 1Re 17,10-16 – I lettura).
Il mistero della vita si riproduce e non prevale la morte dove l’amore ne vince la paura, in forza di Colui che “ha offerto se stesso” (Ebrei 9,24-28 – II lettura) e che continua a farlo nei gesti eucaristici.
La forza di quel pane ci salva [“farmaco di immortalità”] non nasce da una magia sacrale, ma in quanto “segno efficace” di quell’amore che trova riscontro profetico nella vedova di Zarepta: non curante della propria sopravvivenza decide di sfamare noi!
In preghiera
O Padre, fa' che sappiamo donare
Tutto quello che siamo e abbiamo,
come le vedova con Elia
e quella indicata dal tuo Figlio Gesù
esempio di Lui che ha offerto la sua vita per noi.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo
nel tempo e nell’eternità. Amen.
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