venerdì 5 novembre 2021

“LE PAROLE… LA PAROLA” 7 novembre 2021 – XXXII Domenica T.O./B Marco 12,38-44 Amare da poveri

LE PAROLE… LA PAROLA” 

7 novembre 2021 – XXXII Domenica T.O./B 

1Re 17,10-16 / Salmo 145 / Ebrei 9,24-28 / Marco 12,38-44 Amare da poveri 

Da ricco che era si fece povero per arricchire noi 

Come sempre, nel Vangelo, i personaggi e gli episodi che  sembrano marginali hanno invece un’importanza straordinaria e  veicolano un messaggio fondamentale, che riguarda Gesù stesso. 

È il caso della vedova, povera, che non è solo destinataria  della protezione divina con altre categorie fragili e svantaggiate  (cf Salmo 145,19), ma diventa, nell’intenzione dell’evangelista  Marco, chiave interpretativa di quello che il Figlio compie verso il Padre e l’intera umanità (Marco 12,38-44 – Evangelo di oggi). 

Dall’apparente insignificanza e trascurato valore economico a confronto dei ricchi devoti, il gesto della donna, che nella sua  miseria ha donato tutta la sua sussistenza, è posto come  Evangelo di Colui che da ricco che era si fece povero e, svuotando  tutto se stesso, ci ha fatti ricchi della sua povertà (2Corinzi 8,9 e  Filippesi 2,7). 

L’evangelista infatti fa notare Gesù “seduto di fronte” alle  tredici cassette delle offerte e dei tributi [il tesoro del Tempio]  che “osservava come la folla vi gettava monete… molti ricchi…  una vedova povera” (vv. 41-42). Non è un atteggiamento da  spettatore, ma da protagonista.

La povertà come fiducioso abbandono nelle mani di Dio [la  prima beatitudine di Matteo], le mani che si vuotano per  gratuitamente dispensare solo amore e nessun altro bene (Atti  3,6), la radicale insicurezza che si fa dono sono le prerogative  divine annunciare e compiute da Gesù stesso. 

Tra la bassezza della ragazza di Nazareth [Luca 1,48) e i due  spiccioli della vedova al Tempio di si diffonde tutto il percorso  messianico del Nazareno e del dono del Padre in Lui (Giovanni  4,10) e per tutta l’umanità (cf 3,16) fino a questa ultima tappa  alla vigilia della Pasqua di morte e risurrezione. 

Contestualizzazione liturgica 

La Parola ci annuncia che possiamo vincere la nostra paura  di rimanere poveri, senza niente, aprendoci al dono dell’amore  gratuito riversato in noi: accogliendo l’altro, più delle volte  sconosciuto e solo perché umano (cf 1Re 17,10-16 – I lettura). 

Il mistero della vita si riproduce e non prevale la morte dove  l’amore ne vince la paura, in forza di Colui che “ha offerto se  stesso” (Ebrei 9,24-28 – II lettura) e che continua a farlo nei gesti  eucaristici. 

La forza di quel pane ci salva [“farmaco di immortalità”] non  nasce da una magia sacrale, ma in quanto “segno efficace” di  quell’amore che trova riscontro profetico nella vedova di Zarepta:  non curante della propria sopravvivenza decide di sfamare noi! 

In preghiera 

O Padre, fa' che sappiamo donare  

Tutto quello che siamo e abbiamo, 

come le vedova con Elia 

e quella indicata dal tuo Figlio Gesù 

esempio di Lui che ha offerto la sua vita per noi. 

Egli è Dio, e vive e regna con te, 

nell'unità dello Spirito santo 

nel tempo e nell’eternità. Amen.

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