“LE PAROLE… LA PAROLA”
5 settembre 2021 – XXIII Domenica T.O. Isaia 45,4-7 / Salmo 145 / Giacomo 2,1-5 /
Marco 7,31-37 Un AMORE senza limiti!
Egli viene a salvarvi!”
Abbiamo ancora negli occhi le immagini angoscianti dell’aeroporto di Kabul con la folla ammassata alle recinzioni, pressando in attesa di essere “salvati”. Le donne, i bambini, intere famiglie… persino invalidi con le braccia alzate “al cielo”, sventolando i documenti di lasciapassare e dall’altra parte del mondo gli interventi televisivi dei leaders politici che con sdegno e sfrontatezza continuavano a rassicurare: “Vi salveremo tutti; faremo l’impossibile; non vi lasceremo soli…!”.
Effettivamente è stato fatto l’incredibile: quasi 120mila persone portate via verso la salvezza.
Ma quale speranza per chi è rimasto?
Continuano le promesse e gli impegni difronte al mondo intero… ma chi potrà tenere accesa l’illusione, aperto anche solo uno spiraglio per un’uscita di sicurezza?
Non molto diverse saranno sembrate le parole del profeta Isaia rivolte ai suoi connazionali esuli in Babilonia nel VII-VI secolo a. C., un grido di speranza pronunciato in un momento di grave pericolo per il suo popolo eppure ricco delle immagini naturalistiche più utopiche ma reali che mente umana possa anche solo vagheggiare.
Non sono rimaste però solo una promessa!
Sono diventate un’esperienza umana, incredibilmente vicina che “apre” occhi per vedere “dentro e oltre” le vicende storiche; che fa ascoltare parole mai udite ed essere finalmente sentiti squarciando afasie di ogni tipo (Isaia 45 – I lettura odierna).
Nessuno più è straniero
La Parola fatta carne si fa vicina, in una terra di stranieri, all’umanità maledetta, disprezzata, agli “smarriti” più disorientati, alla “terra bruciata”, la più malfamata a giudizio umano (Marco 7 – Evangelo).
È un incontro “corpo a corpo” quello dell’Amore con ogni essere umano che gli viene condotto, fatto di semplici gesti potentemente animati e sostenuti da una profonda condivisione e compassione; un sospiro che comunica il suo respiro e apre un varco alla Vita in uno spazio nuovo, a “tu per tu”, diventando sorgente di vita.
Si mischia tra noi e in noi, con un desiderio di essere inseparabilmente unito alla nostra segregazione per trapparci fuori e farci uscire dalla nostra paralisi fatta di tenebre, di caos.
Emerge dal silenzio dei suoi trent’anni a Nazareth e in una terra straniera trova casa, piano piano prende forza ed irrompe come un “vento impetuoso” sbaragliando ogni resistenza e chiusura: Effatà, Apriti!
È una “nuova creazione”!
La stessa Parola che ha estratto fuori alla vita tutto ciò che esiste, ora ridona vitalità a chi l’aveva perduta, strappa
dall’isolamento con la sua attrattiva di comunione, spalanca a nuovi orizzonti e relazioni, sovverte lo “status quo” di ogni convenzione religiosa e sociale, ribalta ogni casta e privilegio acquisito (Giacomo 2 – II lettura).
Mio fratello è figlio unico…
Chi è stato reintegrato ora non può più escludere; a chi è stato aperto il cuore non può chiudere le mani; a chi è stato aperto il cuore di Dio non può chiudere il suo trincerandosi dietro opportunismi.
Ancora una volta siamo messi in comunione con un Dio che si fa povero affinché vinciamo la paura delle nostre povertà avvicinandoci a quelle degli altri (cf 1Corinzi 1,26-29).
“È questa sua libera e inesorabile prossimità, irremovibile e fedele (Salmo 145) ad aprire una libertà inarginabile.
Non è in nostro potere condizionare la sua misericordia. Nostra è solo la vertà di riconoscerci poveri, smarriti, sordi e ciechi, zoppicanti…
Nostra è soprattutto la possibilità di aprirci alla speranza contro ogni speranza, al coraggio difronte alla vita che è solo un dono… senza pentimenti.
Nostra è già ora la gioia di saperci amati e salvati, “toccati” dall’Amore con il gemito del suo cuore e il calore delle sue mani che hanno tolto ormai ogni sigillo e marchio di esclusione
Nostro e di tutti è il canto di lode che sgorga dalle nostre gole rigenerate”.
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