venerdì 20 agosto 2021

“LE PAROLE… LA PAROLA” 22 agosto 2021 – XXI Domenica T.O. Da chi andremo…?

LE PAROLE… LA PAROLA” 

22 agosto 2021 – XXI Domenica T.O. 

Giovanni 6,60-69: Da chi andremo…? 

Giosuè 24,1-2. 15-17. 18 / Salmo 33 / Efesini 5,21-32 

6,60-69 [70-71]: domenica 22 agosto 

Le mie parole sono Spirito e Vita. 




Dopo che la folla è rimasta perplessa alla proposta di Gesù (cf  vv. 30-31) e i capi dei Giudei litigando tra loro mormoravano (cf vv.  41.52), ora anche i discepoli protestano mormorando: “Questo  modo di parlare è inaccettabile; non si può sentire!” (v. 60),  dimostrando però di aver capito molto bene quello che Egli ha  voluto dire, e proprio per questo non accettano né il linguaggio e  nemmeno il contenuto del suo insegnamento,  

Gesù, infatti, ha dichiarati “tutti morti nel deserto” coloro che  hanno vissuto l’esperienza dell’esodo (cf vv. 49.58) mentre  promette “la vita incorruttibile e indefettibile a chi viene a Lui per  credere” (cf vv. 35-36.40.50.53-54.57-58). 

Emergono in questi ultimi versetti, apice dell’insegnamento di  Gesù a Cafarnao e della sua rivelazione “pane vivente che dà Vita come il Padre, il Vivente”, tutte le fragilità e le contraddizioni nel  gruppo dei discepoli: uno è un “divisore” e gli altri sono increduli  (v. 70); Gesù lo sa bene (v. 64), ma non si scompone, li provoca  sulla sua origine e sul suo destino divino (cf v. 61) e poi chiarisce  ulteriormente: “le mie parole sono Spirito e Vita”, “è lo Spirito che  dà Vita” (v. 62).  

La difficoltà ad accettare che Egli abbia parlato di se stesso  come “carne da mangiare” (vv. 53-56) si supera attraverso lo  Spirito che viene dal Padre, fonte di Vita (cf v. 57), Soffio vitale che  dà alla carne la capacità di trasmettere Vita, altrimenti inefficace; 


come Dio all’inizio creò con la forza della sua Parola e del suo  Spirito (cf Genesi 1,2b.3.26; 2,7). 

Anche le parole stesse di Gesù, così dure, trasmettono Vita perché sono animate dallo Spirito (cf v. 63; anche 3,5-7; 4,23;  8,26.28.38.47; 14,10; 17,8). 

Così il Padre, attraverso il Figlio Gesù e lo Spirito, continua la  sua opera “attrattiva” (cf vv. 43-47) e permette a chiunque di  andare da Gesù per avere Vita (cf v. 65; vv. 35-40). 

Molti dei discepoli non riescono a superare la difficoltà, non  si lasciano “attrarre” e “si tirano indietro e non andarono più con  Lui” che né cerca di trattenere o di persuadere in altro modo, ma  addirittura sfida i Dodici: “Anche voi volete andarvene?” (v. 66). 

Gesù non indietreggia, è disposto ad andare avanti da solo;  allora si fa avanti Simon Pietro con la sua attestazione di fede in  Lui, sua ma anche dei credenti e delle comunità che aderiranno al  messaggio evangelico: 

Signore, da chi andremo? 

Tu hai parole che danno Vita incorruttibile/indefettibile! E noi abbiamo creduto e conosciuto 

(cf 8,32; 10,38; 1Giovanni 2,3-5; 3,16. 19) 

che tu sei il Santo [Cristo, Figlio] di Dio!” 

 (vv. 68-69; cf 11,17

È la stessa professione di fede che i Sinottici collocano nel  mezzo della cosiddetta “crisi galilaica” e prima delle dichiarazioni  di Gesù sul suo tragico destino a Gerusalemme che susciteranno  l’opposizione dello stesso Pietro e il chiarimento sulle condizioni  per chi vuole seguirlo (cf Mc 8,27-30; 31-33; 34-38 e par.). 

La conclusione del capitolo 6, purtroppo non riportata nel  testo liturgico proclamato in questa domenica, vede protagonisti  soltanto i discepoli che sono stati coinvolti da Gesù fin dall’inizio  nella sua logica di condivisione e di servizio; essi ora capiscono ciò  che anche noi dovremmo comprendere: seguirlo vorrà dire  

“dedicarsi senza riserve al bene di ogni essere umano, mettendosi  al servizio dell’opera creativa del Padre, il suo amore”. “Masticando la carne di Cristo, lo Spirito impregna la  nostra umanità fragile e dolente, amante e protesa, avida di  gioia e di pace, ma questa masticazione consuma anche tutto  ciò che in noi deve essere frantumato perché il germe della  risurrezione si schiuda e dia frutto”. 

Contestualizzazione liturgica 

La durezza del discorso di Gesù nasce da quella della sua  incarnazione che si manifesta fino alla croce e la sua non  accettazione già nell’annuncio iniziale “il Verbo si fece carne… ma  io suoi non l’hanno accolto” (Gv 1, 14.11); permane nel suo stare  in mezzo a noi, nella nostra storia, in quella di tutta l’umanità.  

Gli stessi sacramenti, come l’eucaristia, non ne sono esenti; dovunque l’opera umana facilita oppure ostacola e chiede una  “conversione” alla mentalità di Dio. Come già per il suo popolo Egli  crea sempre nuove proposte di alleanza, sulla sua misericordia e  compiendola in sé, rilanciando ogni volta l’appello “scegliete  oggi…” tra la schiavitù ai vostri idoli (Giosuè 24,1-2. 15-17. 18 – I 

lettura di oggi) … e il Dio che in Gesù nazareno si è fatto servo! Solo lo Spirito che anima e vivifica la “Parola di vita fatta  carne… fatta pane” ci può far entrare nella sua sequela  riconoscendola come unica per la salvezza nostra e del mondo  intero. L’alternativa è separarcene, perseguendo le nostre vie con  il rischio di staccarci dalla realtà, anche dalle relazioni  interpersonali più intime, quelle sponsali, estraniandoci dalla vera  comunione con loro, quella che Cristo ha sigillato “donando se  stesso” (Paolo agli Efesini 5 – II lettura). 

La libertà nel seguire Gesù comporta un rinnovata scelta,  poiché continue sono le tentazioni di lasciar perdere, come davanti  ad un insuccesso o al un ulteriore fallimento.


Poi ci rendiamo conto che altrimenti non ci restano che miti  costruiti dalle nostre frustrazioni e oggetti trasformati in valori  assoluti. Siamo di fronte ad una Persona che con la sua Parola ci  interpella e con il suo Spirito ci anima e ci attrae, ma non può  costringerci, con il suo Amore ci seduce [possiamo leggere Osea 2,16-22 sia nei termini di sequela sia di rapporto sponsale in linea  con Efesini 5].

 

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