“LE PAROLE… LA PAROLA”
Il tempo del Risorto: 4 aprile – 23 maggio 2021
“Il mondo non penserà più a questo crocifisso,
ma i discepoli lo vedranno vivo, risorto e glorioso”1.
Questa consapevolezza dei discepoli del Nazareno è diventata anche la nostra, alimentata soprattutto dalle celebrazioni liturgiche del TEMPO PASQUALE, sia festive che feriali.
Nelle DOMENICHE DI PASQUA (dalla III alla VI), attraverso brani evangelici quasi tutti tratti dal RACCONTO DI GIOVANNI, siamo infatti anche noi invitati a fare l’esperienza del Risorto che ridona a Pietro ed ai primi discepoli la sorprendente scoperta di essere nuovamente chiamati a seguirlo con rinnovato amore (Gv 21).
Dopo la risurrezione la sua sequela cambia modalità: Egli ci raggiunge dove noi siamo riuniti insieme “nel suo Nome” (cf Matteo 18,20), e attraverso di Lui porta e pastore (Gv 10), “Via di Verità” (Gv 14), siamo condotti nella pienezza della Vita.
Dimorare in Lui è il nostro nuovo rapporto con il Signore, come lo è stato per i discepoli (Gv 15), che si esprime nell’amore reciproco tra fratelli e sorelle (Gv 13) e attraverso la forza dello Spirito donato dal Risorto stesso (Gv 14).
Da qui nasce un’esperienza di piena unità con il Padre, attraverso Gesù, e tra tutti gli esseri umani (Gv 17).
Ogni ciclo liturgico A/B/C propone un suo itinerario nella celebrazione unica e continua “della risurrezione di Cristo, e in lui della nuova vita donata all’umanità, sottolineando le sfaccettature e le manifestazioni dell’unico volto glorioso del Risorto, l’uomo nuovo, che dopo aver sconfitto definitivamente la morte abbandonandosi all’amore del
1 A. NOCENT, op. cit. / 4. Tempo pasquale, pp. 131-137.
Padre, comunica ad ogni vivente la gioiosa notizia della vittoria. La comunica ai discepoli sorpresi e impauriti come compimento delle promesse dell’AT2.
Proviamo a tracciare un percorso trasversale che risulta essere molto ricco e significativo per le nostre comunità, chiamate ad annunciare e testimoniare il Risorto ed in Lui la possibilità reale di una vista di donne e uomini “nuovi”.
Al centro è il Signore che si dona come Pace al discepolo incredulo, offendo la sua carne trasfigurata dall’amore, ma ancora ferita, da toccare e adorare come umanità stessa di Dio (II domenica: Gv 20,19-31).
È una presenza che vince la delusione (III domenica/A: Lc 24,13-35), che compie le promesse (III domenica/B: Lc 24,35-48), che riempie con il suo Amore ogni vuoto umano (III domenica/C: Gv 21,1-19).
Il Risorto si propone come colui che fa entrare nella Vita (IV domenica/A: Gv 10,1-10), pastore che conduce alla comunione col Padre (IV domenica/B: Gv 10,11-18) fonte della Vita incorruttibile (IV domenica/C: Gv 10,27-30).
Egli è la via vera alla Vita (V domenica/A: Gv 14,1-12) in cui possiamo dimorare, in una comunione feconda (V domenica/B: Gv 15,1-8), un amore reciproco tra noi in Lui (V domenica/C: Gv 13,31…35).
È una relazione nello Spirito che genera il dono dell’unità (VI domenica/A: Gv 14,15-21) scaturita dalla sua vita data per noi suoi amici (VI domenica/B: Gv 15,9-17) che ci permettere di conoscere pienamente Lui e il Padre (VI domenica/C: Gv 14,23-29)
Nelle SETTE SETTIMANE l’itinerario è chiaramente “mistagogico”, con interi capitoli che costituiscono grandi catechesi di consapevolezza del mistero pasquale celebrato e dei sacramenti
2 COMUNITÀ MONASTICA DI VIBOLDONE, Vicina è la Parola, A, pp. 65-66; B pp. 77-78; C pp. 59-60.
ricevuti: “la proclamazione del vangelo di Giovanni, alcuni passi del quale sono tanto commoventi, ci conferma nella realtà di ciò che siamo, perché le parole di Gesù, rivolte un giorno ai discepoli oggi si rivolgono a noi”3.
È sorprendente come la liturgia ci restituisca il processo di composizione di questi testi, nati appunto dall’esperienza pasquale dei discepoli e delle prime comunità, alla cui luce si rileggono le parole stesse di Gesù e i suoi gesti precedenti.
Si inizia con la “catechesi battesimale” di Gv 3 (il dialogo notturno tra Gesù e Nicodemo): siamo rinati ad una nuova conoscenza di Dio; per proseguire con quella eucaristica del cap. 6: la Vita ci viene comunicata dalla carnalità dell’umanità di Cristo.
Poi procediamo con quella “ecclesiale” dei capp. 10 e 12: comunità guidata al Padre dalla voce dall’unico pastore, “via vera” che continua ad agire attraverso lo Spirito i cui doni sono la pace, la gioia (capp. 14 e 16), la fecondità garantita dall’amore reciproco e dal rimanere in Lui e nella sua parola (cap. 15).
Il percorso sfocia nella pienezza della Pentecoste, sia nella vigilia (Gv 7,37-39) che nel giorno (Gv 20,19-23): “i fiumi d’acqua viva” sono lo stesso Spirito di Gesù risorto che sgorga da chi crede in Lui e lo segue perché sazia la sua sete di Vita con la sua morte e risurrezione e così inizia una vita nuova riconciliata, nella Pace. Il dono ricevuto va condiviso continuando quello che Gesù ha fatto per la “ricostruzione” del mondo.
La presenza dei testi di Giovanni si traduce in una “catechesi pneumatica”: la presenza dello Spirito che agisce ora come “guida interiore” al Padre fonte dell’amore che tutti unisce nel Figlio (capp. 16 e 17).
Cosa è chiesto a noi come a Pietro?
3 A. NOCENT, op. cit. p. 368.
“Amare di più” fidandoci della testimonianza del “discepolo amato” (cap. 21): credere è amare, e amare è un sempre nuovo atto di fiducia.
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