“LE PAROLE… LA PAROLA”
24 gennaio 2021 (Incontro con i primi discepoli)
Marco 1,14-20 / Giona 3,1-5-10/ 1Corinzi 7,29-31
Evangelii Gaudium
è il Vangelo della gioia!
“La gioia del Vangelo riempie il cuore
e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù.
Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento.
Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia.
Il grande rischio del mondo attuale,
con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi,
questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto”. FRANCESCO, evangelii gaudium 1-2
“Il tempo è compiuto”.
Suona un po’ come lo scadere di un ultimatum, un avvertimento irreversibile, in realtà può essere anche la volta buona o l’occasione giusta.
Non c’è più tempo per tergiversare o giunge finalmente qualcuno, qualcosa di tanto atteso, quasi insperato. Certo, l’uno non vale l’altro, ma ci sono luoghi e momenti impensabili per un incontro, addirittura i meno opportuni: “Dopo che Giovanni il Battezzatore venne arrestato”. Anche per lui il suo tempo si era compiuto e ne inizia uno nuovo.
Ecco, capita proprio adesso, non si può più aspettare… bisogna andare e cominciare, come se uno sapesse che è proprio il suo momento.
È giunto a maturazione, o a maturità visto che si tratta di una persona, occorre solo il momento e va colto ora, qui. Quella che sopraggiunge nella regione della Galilea, ma è ovunque dove la gente si incontra e si mischia per i motivi più diversi, è una buona notizia, e nemmeno una qualsiasi ma il messaggio gioioso da parte di Dio stesso che Lui è qui! Ecco cosa compie il compimento del tempo, della storia; ecco l’attimo da cogliere veramente e da non lasciarsi sfuggire (“l’attimo fuggente”): una Presenza, una Parola, una Persona che dice: “Fidatevi di questo bel messaggio: Dio si è fatto vicino a voi, voltatevi!”.
Occorre voltarsi verso di Lui!
Perché se anche noi non lo cerchiamo, Lui passa e un giorno cammina sulla riva del lago viene a cercarci e ci guarda in faccia mentre noi siamo indaffarati nelle nostre occupazioni o a fare le cose di sempre, senza grandi alternative,
Gesù ha capito che per Lui non c’era più tempo da aspettare e che anche per quei quattro pescatori era l’ora di cambiare, come lo era per tutti.
Ma il suo invito al cambiamento non risuona come un avvertimento per scongiurare “l’ira divina”, di cui per altro nemmeno il povero Giona era molto convinto (Giona 3,1…10 – I lettura odierna e in particolare il dialogo tra lui e il Signore in 4,1ss.) e neanche per il ravvedimento del popolo spinto da paura o da opportunismo.
A tutti, oggi, è data la possibilità di cambiare che molto è di più anche di un’ingiunzione divina!
E gli effetti di questo ribaltamento si vedono già nell’esistenza quotidiana di Simone e Andrea, di Giacomo e Giovanni, soci in una cooperativa di pescatori.
Il Nazareno prospetta loro un modo nuovo di compiere il mestiere di sempre, che è uno sguardo nuovo su tutto, come nuovo è stato il suo sguardo su di loro.
Una nuova modalità di valutare persone ed eventi, dopo che Gesù ha aperto la possibilità di un insperato evento, la gioia di essere pescati da un passante che li fa diventare a loro volta uomini che gettano nel mare del mondo la rete dell’amore di Dio.
Lui ha fatto così, e dopo le personali esperienze dell’immersione nel Giordano (cf 1,9-11) e delle prove nel deserto (cf 1,12-13) si è ritrovato pronto a rivolgersi agli altri con la consapevolezza del figlio amato e mandato, convincendo con la sua presenza e la sua semplice parola: Venite con me!
Già abbiamo sentito da Giovanni 1,39 questo invito e la seguente riposta (domenica 17 gennaio), ora Egli stabilisce in mezzo a noi quei germi del Regno che piano piano matureranno e porteranno frutto (vedi il cap. 4 del racconto di Marco).
Paolo stesso, scrivendo ai Corinzi, è cosciente del continuo maturare in noi e in mezzo a noi di questo amore totalizzante (“come se…” 1Cor 7,29-31 – II lettura): c’è la stessa vibrante urgenza, ma risuona come un appello al meglio per ciascuno.
Il meglio, il di più hanno colto i pescatori di Galilea quel giorno sul lago, a tal punto di lasciare tutto e seguirlo, le reti e perfino il padre.
Colpisce la prontezza, l’immediatezza, la mancanza di calcolo per il futuro e per le conseguenze familiari e sociali. Questo ci affascina e nello stesso tempo ci fa trovare mille scuse per dire: ma io?! E così ci rendiamo conto che rinunciamo al bello e alla gioia di sentirci scelti e amati.
Il non indugiare però, come anche la massima disponibilità è alla portata qui e ora nel nostro oggi, di tutti: lasceremo passare ancora qualcuno accanto a noi, indifferenti e distratti perché intenti alle solite cose?!
Roberto
Buongiorno!
RispondiEliminaQueste le parole che cercavo, credimi .
In tutto quello che stiamo vivendo bisogna guardare oltre e non nella rabbia, non nel volerci punire, ma in un nostro cambiamento interiore per affrontare la prova ed aiutare ad aiutarci.
Lucia B.
Non è il Vangelo anzitutto un codice morale, anche se ci dice quali sono le cose importanti: è una parola di amore e di verità che il Signore rivolge a noi, perchè orientiamo la nostra vita verso il bene e abbiamo la felicità. Questo annuncio ci dice di cambiare vita: é una grazia che chiede però la nostra collaborazione: lasciamoci cambiare!
RispondiEliminaMarco d'A.
E se fosse l'uomo con il suo carico di sofferenza, a passare accanto a Dio; ma Egli è così intento a cercare i suoi discepoli da essere "distratto". Malgrado tutto, l'uomo, piegato dal suo dolore, continua a seguirlo sperando in quel "l'attimo fuggente" in cui Dio possa "voltarsi verso di lui".
RispondiEliminaClaudia
"Il tempo" che stiamo vivendo frena le nostre corse, ci fa capire che da soli non siamo niente e cercare Gesù, nella sua Parola ed in chi ci sta accanto, dà motivo al nostro essere.
RispondiEliminaVanda
Il cambiamento che Gesù annuncia non è un invito, ma un dono per tutti: la possibilità di cambiare perché Dio, per prima ha cambiato... "strategia". Lui stesso viene a portarci questa buona notizia, non manda altri, è questa è già la prima "grazia". Ci chiede solo di fidarci e la risposta non è un cambio di comportamento, ma di direzione: Seguirlo!
RispondiEliminaCiao a tutti!
RispondiEliminaMi chiedo e vi chiedo ( non solo ai don ��)
....
Le reti da lasciare, quel rinunciare... possiamo intenderle come tutto ciò che nel nostro vivere non ci rende liberi? Ciò che ci condiziona: le paure, i pregiudizi, il voler apparire diversi da come realmente siamo?
E ancora...
"Il Nazareno prospetta loro un modo nuovo di compiere il mestiere di sempre, che è uno sguardo nuovo su tutto, come nuovo è stato il suo sguardo su di loro"
Quindi non si intende "abbandonare"/ uscire dal nostro vissuto quotidiano, ma entrare in esso con un'attenzione nuova, una umanità più libera? Ognuno è chiamato a collaborare... "ad essere pescatore" Siamo chiamati, nel nostro vissuto, a tirare fuori, l'umanità che è in noi ( senza escludere i limiti) e negli altri?
Grazie!
RispondiEliminaIl commento al Vangelo della Domenica... contribuisce a tenerci uniti.
Franco