#IoRestoaCasa Variazioni pastorali sul tema del lockdown / 1

#IoRestoaCasa Variazioni pastorali sul tema del lockdown / 1 

Castel Frentano, 31 luglio 2020 

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Io RestoaCasa

Questo pressante invito governativo è diventato uno slogan anche appeso ai balconi e alle finestre, ed anche un #. 

All’inizio l’abbiamo percepito come un obbligo nostro malgrado, piano piano come una difesa e infine anche come un “piacere”. Hanno fatto eccezione chi una casa non l’ha, chi era “recluso” in 50 mq senza nemmeno un affaccio o “prigioniera” di un legame “malato”. 

Come ogni esperienza della vita ha i suoi diversi versanti. Anche le Chiese hanno riscoperto “la casa” come luogo laico di vivere e anche celebrare la fede (vedi sul sito CEI: https://chiciseparera.chiesacattolica.it/). Sottolineo la “casa”, e non sempre la famiglia in quanto tale, quello è ormai un valore aggiunto e non sempre scontato dato l’elevato numero, in Italia almeno, di singles o di ‘fuori sede’, di anziani soli... 

La CASA dunque come nucleo originario di quello che poi è diventata la parrocchia “casa in mezzo alle case” (Ch L 26). 

Certo non sono mancate involuzioni pericolose che hanno rischiato di trasformarle in un “divano liturgico”... incentivando il “sentire messa” e il “vedere” quello che solo il prete fa per conto suo (retaggio medioevale). 

Ma quello che solo apparentemente può sembrare una contrazione e un “tornare in trincea” per balzare all’attacco al tanto atteso squillo di tromba vescovile, può essere oltre che un salutare ritorno alle origini (La conversione pastorale 6), anche una ritrovata modalità di ripartenza e di rinnovamento delle strutture parrocchiali (Id. 18). 

Ritrovarsi “chiusi” in casa, ma “connessi” con tutto il pianeta ha dato corpo ad uno speciale glocal ricco di novità e di opportunità. 

La casa come “centro vitale”, operativo e connesso, in una rete di legami non sostitutivi, ma spesso rafforzativi degli esistenti. 

“Essere CASA per fare CHIESA” Una variazione sul tema estivo che abbiamo iniziato a condividere in questo luglio 2020. 

Il vescovo Derio Olivero, nel libro da lui curato1, (alle pagine 21-23; 24-25) è entrato nel merito della questione: “Una Chiesa che abita spazi diversi”. 

Anche il vescovo Gualtiero Sigismondi, nella sua lettera “Dalla pastorale del campanile a quella del campanello”, entra nella stessa prospettiva. Ho trovato molto interessante il suo articolo sulla rivista di AC, “Dialoghi”: “Dove la Chiesa fa casa con gli uomini”2. 

Spero non solo di vescovi e parroci la legittima domanda: “Ma quando riprenderemo... come lo faremo? Da dove riiniziare?” 

Vedo davanti a noi come una “sfida” che mi fa dire “Ripartiamo dalle case, dalla nostra casa...”, anche da quella del prete (a patto che non viva ancora come un “bamboccione” nella sua di famiglia...), non per un lockdown senza fine, ma per uscire verso... ed essere quella chiesa in uscita sognata da Francesco (cf Derio, p. 20). 

La dimensione “domestica” può aiutare in questo senso anche la parrocchia ad essere “casa per tutti”. 

1 Non è una parentesi, Torino 2020. 2 Dialoghi 1/2020, pp. 58-66. 

#ApriCasaTua Cosa proporrò alla comunità parrocchiale di cui faccio parte? Anzitutto di “aprire” le proprie case: #ApriCasaTua per accogliere e condividere; per essere una “chiesa madre” che genera, nutre ed educa... accompagna nella vita cristiana. Una casa della Parola per una lettura “popolare” 

della Parola di Dio. Una casa del Pane per nutrire l’iniziazione cristiana dei più piccoli. Una casa dei Poveri per la cura dell’altro, cominciando dal vicinato. I vangeli di case ne nominano alcune: Gesù cammina pellegrino per strada, lì incontra le persone, è “il seminatore che uscì a seminare” uscendo lui per primo dalla sua casa (Mt 13,1-3). Proviamo a pensare alcune concretizzazioni per i prossimi mesi di “riapertura pastorale”. 

Roberto