Vicina è la Parola
Tempo dell’Avvento/A
7 Dicembre 2025 – II Domenica
Isaia 11,1-10 / Salmo 71,1-17
Romani 15,4-9
Matteo 3,1-12
Futuro presente: OGGI
Il FUTURO è di sicuro la realtà che in questo momento ci preoccupa di più.
E pensare che quando eravamo piccoli guardavamo al futuro con incanto ed eravamo fieri quando qualcuno ci chiedeva incuriosito: “Cosa vuoi fare da grande?”.
Ecco per i più giovani il futuro è “diventare grandi”, “farsi un futuro”.
Per non parlare poi del liceo (vissuto da me nei mitici anni ’70) in cui il futuro era la possibilità “di cambiare il mondo”, come i “quattro amici al bar” dell’amico Gino Paoli.
Mi direte che è fisiologico questo cambio di prospettiva dato dall’età, dalle esperienze accumulate, dalle sconfitte subite, dai sogni non realizzati… ma mi sa che è proprio la mancanza di prospettive a fare la differenza.
Se poi ci mettiamo pure le crisi internazionali a causa dei conflitti bellici in atto, il cambiamento climatico, le risorge energetiche… allora c’è davvero da preoccuparsi al solo pensarlo il futuro!
L’oggi della Parola
In modo stupefacente, con coraggio e determinazione, la Liturgia romana della Chiesa inizia il suo “nuovo anno” proprio dal futuro, ma non da quello prossimo delle prossime “feste natalizie” che ormai hanno inquinato inesorabilmente anche la vita cristiana, ma da quello remoto: l’ultimo!
Ne parlano i “vangeli sinottici”, riportando i discorsi escatologici del Nazareno proprio alla viglia della sua passione [cf Marco 13; Matteo 24; Luca 12 e 21 – I domenica] che si riferiscono ad un contesto comunitario dove la maggior parte degli eventi “previsti” si sono ormai realizzati, compresi la distruzione di Gerusalemme per mano dei legionari romani (70 d. C.) e le stesse persecuzioni nei confronti dei primi cristiani.
Colpisce che, in mezzo alle catastrofi climatiche e cosmiche preannunciate, venga in primo piano proprio Colui che ben conosciamo nel suo aspetto umano: il Figlio. Quasi un incontro atteso e desiderato anche se pur sempre imprevedibile e sorprendente, a volte addirittura descritto come lo Sposo che viene per le nozze [cf Matteo 25,1-3] o il padrone che torna da un lungo viaggio [vv. 14-30].
Comunque nulla di terrificante, piuttosto di affascinante (fascinans) quasi a voler suscitare il desiderio di “andargli incontro”, come il ritornello del Salmo 121 [I domenica] addirittura “con gioia”.
È questo il senso del costante invito nel tempo di Avvento all’attenzione vigile.
Tendere con tutto se stessi verso chi viene a “suscitare la pace” e l’armonia universale, “a giudicare con giustizia i poveri, i miseri, gli oppressi” [Isaia 2 e 11] …finalmente!
Un futuro così attrae, non disincanta come un’utopia distopica, alimenta ancora di più il desiderio, favorisce il sogno, ma nello stesso tempo sorregge i progetti: dà all’oggi un respiro necessario a muovere tutta l’esistenza verso il suo compimento e sostiene la speranza di un mondo già ora possibile: “il regno di Dio è giunto… è qui… in mezzo a voi” (cf Marco 1,15; Luca 17,20-25).
È questo che indicava Giovanni il battezzatore ai suoi ascoltatori, però con una intransigenza che poi sembrerà essere smentita [Evangelo – II/III domenica].
Paolo esortava già i cristiani di Roma, e oggi noi, a vivere “svegli e armati di luce… rivestiti di Cristo” [I domenica], consapevoli che vivere il presente con questi atteggiamenti richiede “perseveranza”: non si improvvisano né si affrettano, e soprattutto trovano la loro verifica da come siamo disponibili ad “accoglierci gli uni gli altri… come Cristo accolse noi” [II domenica].
C’è sempre spazio, nella vita cristiana, per il compiersi di una promessa e per attuare un cambiamento di rotta, di pensiero e di azione; non tanto perché ne siamo capaci, piuttosto perché ormai il vero cambiamento è già in atto, compiuto da Dio stesso in Gesù verso di noi: ci ha immersi nel suo Spirito (pneuma) e fuoco (puros) che forgia creature e persone nuove [Matteo 3,1-12 – II domenica].
Il futuro è dunque un tempo da abitare vivendo l’oggi che già lo contiene in germe.
Vieni!
Vieni di notte,
ma nel nostro cuore è sempre notte:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni in solitudine,
ma ognuno di noi è sempre più solo:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni, figlio della pace,
noi ignoriamo cosa sia la pace:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a liberarci,
noi siamo sempre più schiavi:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a consolarci,
noi siamo sempre più soli
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a cercarci,
noi siamo sempre più perduti:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni, tu che ci ami,
nessuno è in comunione col fratello
se non è in comunione con te, o Signore.
Noi siamo tutti lontani, smarriti,
né sappiamo chi siamo,
cosa vogliamo.
Vieni, Signore.
Vieni sempre, Signore!
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