sabato 24 maggio 2025

Vicina è la PAROLA 25 MAGGIO 2025 - VI Domenica di Pasqua/C TUTTO inizia da DENTRO Il faticoso ma fecondo cammino per l’incontro e il dialogo

 Vicina è la PAROLA









25 MAGGIO 2025 - VI Domenica di Pasqua/C

Atti 15,1-2.22-29 / Salmo 66

Apocalisse 21,10-14.22-23

Giovanni 14,23-29


TUTTO inizia da DENTRO

Il faticoso ma fecondo cammino per l’incontro e il dialogo

Più che mai oggi siamo consapevoli dell’estremo bisogno di incontro e di dialogo, ma anche di quanto sia un’impresa impervia, a tratti impossibile.

Non è però molto diverso nelle relazioni quotidiane tra noi, nella coppia o in famiglia, sui luoghi di lavoro e nelle stesse comunità cristiane, anche il recente “cammino sinodale” ce lo ha fatto sperimentare.

Alle origini del cristianesimo, grazie all’azione dello Spirito, le diverse componenti apostoliche a Gerusalemme affrontarono uno spinoso problema che si protraeva da decenni (come testimonia anche il racconto evangelico di Matteo): l’integrazione piena e diretta dei pagani nella vita cristiana e quindi nella chiesa, senza la previa sottomissione alla “fede giudaica” con tutti i suoi precetti e consuetudini. È stata un’esperienza sinodale come ci viene raccontato da Atti 15 dove vengono in evidenza: “il dibattito su punti divergenti, la ricerca di consenso, il ricorso alla Scrittura quale testo fondamentale, il bene dei fedeli come preoccupazione pastorale” (C. Caldelari), un conflitto di “portata teologica che poteva compromettere la missione della chiesa nel mondo pagano, e che invece è stato felicemente risolto” (C. L’Eplattenier).

Non ha prevalso un atteggiamento irenico ma una “scelta di libertà, temperata dall’amore, [che] può ingenerare la consolazione, la gioia e la pace… [cf vv. 30-33]” (E. Borghi).

Ogni novità porta in sé la possibilità di creare disagio e conflitto, e questo avviene anche nel costituirsi del cristianesimo all’interno del giudaismo: rimane comunque il fatto che, nonostante le difficoltà di rapporto e le tensioni… non è mai esistita una ‘scomunica’ “(E. L. B. De Angeli).

Nell’ispirarci alla piena libertà dello Spirito (cf Giovanni 3,8; 2Corinzi 3,17) deve prevalere una sincera e fattiva volontà di comunione come bene prioritario e irrinunciabile, non come strategia, ma in fedeltà al nostro essere Chiesa, “corpo” del Risorto che continua il dono di sé ed effonde la sua pace del suo Spirito su tutta l’umanità.

Perderemo così ogni atteggiamento di sicurezza e di orgoglio, continuando il Suo servizio d’amore e lasciando che Egli illumini il percorso di ogni essere umano e dell’intera umanità verso la pienezza della Vita: “Dio tutto in tutti” (1Corinzi 15,28).


Contestualizzazione evangelica di Giovanni 14,23-29

Lo stesso Spiritomaestro interiore è promesso da Gesù -nel testo del racconto evangelico di Giovanni proclamato nella liturgia di questa domenica- sia a suoi discepoli sia ai futuri credenti che si troveranno a vivere il rapporto con lui in una dialettica di presenza/assenza (cf 16,17-22). 

Il suo compito sarà quello di non interrompere “il flusso” di amore dal Padre a Gesù e a noi, anzi di renderlo stabile, un reciproco dimorare in forza della Parola ascoltata/osservata.

È l’epilogo del secondo dei cinque discorsi ambientati nella cena pasquale (Giovanni 13 – 17) in cui vi sono 5 promesse dello Spirito, (numero simbolico della pienezza e della totalità nella Pentecoste: 5x10=50 (ovvero 5 x 10). Gv 14,15-21 mette innazitutto in evidenza la presenza dello Spirito “della verità, presso di noi e in noi”; il v. 26: «vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto»; 15,26-27: «egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza»; 16,7-12: «convincerà il mondo del suo fallimento esistenzale, della sua incredulità, del suo riscatto»; vv. 13-15: «vi condurrà nella completa Verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà ciò che sta avvenendo. Egli mi glorificherà, perché prenderà dal mio e ve lo annuncerà. Tutto quanto è il Padre è mio». 

Ogni promessa è completa in sé, simile alle altre, ma non identica e con significative variazioni; tuttavia per coglierne la portata è opportuno non isolarle dal contesto dei discorsi della Cena e collegarle alle domande che i discepoli pongono a Gesù sulla loro sequela, il mistero della sua persona, le modalità della rivelazione divina che avviene in Lui. I discepoli, grazie al dono dello Spirito, potranno superare la loro incomprensione del mistero di Cristo e vivere la sua sequela nel mondo, anche se a loro ostile.


Contestualizzazione liturgica

Non ci sembra strano che questo avvenga nella nostra Liturgia della Parola?!

Nelle nostre celebrazioni eucaristiche, a dispetto della nostra consapevolezza, lo Spirito del Risorto si manifesta come vitalità divina che ha animato e sostenuto l’attività messianica di Gesù e che ora il Risorto dona, come ai suoi, a tutti i credenti. Egli riporta alla mente ed al cuore [ricorderà] e così anima e invera tutti i nostri “gesti e parole” liturgici in modo che in essi agisca il Signore stesso.

Tale azione è il continuo “rendimento di grazie” al Padre per il dono della Vita che il suo Figlio ci offre ancora, in comunione con Lui e tra di noi [Evangelo].

Essa costituisce -nella comunione eucaristica- il rassicurante “rimanere” di Cristo in ciascuno di noi come sua stabile dimora, al di là dell’esperienza spesso disorientante della sua presenza/assenza [v. 25] ci pone nella sua pace [v. 27]

Così la “Citta nuova del futuro” [“la Gerusalemme nuova”] sarà la dimora stessa di Dio attraverso l’Agnello che attesta una Presenza d’amore stabile e duratura; colmata gratuitamente della Pace essa ne sarà messaggera a tutti gli esseri umani [Apocalisse 21 – II lettura]. 

Chi non sogna una città felice, una vera città, bella come il volto di una sposa. L’umanità non ha desiderato altro di meglio che piantare, costruire e sposare. Un giorno essa diventerà ciò che avrà voluto essere: così a lungo andare, diverrà città di seduzione per i suoi abitanti; così spesso prostituita a tanti ideali, si darà infine a Dio, il solo degno di esserle sposo” (E. Ghini). 

“La Gerusalemme nuova” si costruisce tutti insieme mentre si cammina fianco a fianco, incontrando nuovi volti, ascoltando voci inedite e a volte alternative. È una manifestazione progressiva, non eclatante e più interiore, che coinvolge ciascuno in una relazione interpersonale dove agisce lo Spirito, energia vitale che attrae e lega a Lui.

Senza l’azione dello Spirito in ciascuno di noi la Chiesa rischia di essere una ONG, come spesso metteva in guardia papa Francesco, e non una comunione di discepoli. Le stesse decisioni fondamentali devono essere prese in base alla libertà di Dio che agisce in forza del suo Pneuma [cf Atti 15 – I lettura].


Preghiamo con la Liturgia

O Padre, 

che hai promesso di stabilire la tua dimora
in coloro che ascoltano la tua Parola
e la mettono in pratica,
manda il tuo santo Spirito,
perché ravvivi in noi la memoria
di tutto quello che Cristo ha fatto e insegnato. Amen.

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