venerdì 20 settembre 2024

Vicina è la Parola 22 settembre 2024 - XXV Domenica/B Passando dal più in basso

Vicina è la Parola
22 settembre 2024 - XXV Domenica/B

Sapienza 2,12.17-20/ Salmo 53
Giacomo 3,16- 4,3
Marco 9,30-37
Passando dal più in basso
Contestualizzazione evangelica di Marco 9,30-37
“E di nuovo, per aiutarci a capire al di là delle nostre paure, il Vangelo di Gesù -il suo agire e le sue parole- ritorna a presentarci quel modo di essere umani che più lo contraddistingue e differenzia la sua da ogni logica mondana: l’ultimo, il più piccolo… il bambino”. 
(Comunità monastica di Viboldone)
Realizzarci in tutta la nostra umanità non prevede certo questo obiettivo, per noi che cerchiamo sempre di “puntare in alto”.
Non è che Gesù si accontenti delle mezze misure o proponga la mediocrità, ma è innanzitutto esigente con se stesso, determinato nelle sue scelte personali e nelle sue proposte (cf Marco 8,27-35).
Il suo sguardo è “oltre” le apparenze e le previsioni più drammatiche sul suo destino messianico, eppure radicato nella storia del suo popolo, aperto al futuro suo e dell’intera umanità: la risurrezione (cf 9,1-13); sempre immerso nelle infermità e limitazioni che rendono gli esseri umani incapaci di vivere in armonia, nell’aiuto vicendevole, nella libertà e nella piena dignità che Lui invece restituisce come altro anticipo di risurrezione finale (cf vv. 14-29).
In modo discreto e poco appariscente, ma molto chiaro e determinato, ritorna sul suo “segreto” ed entra nelle pretese ambiziose dei suoi discepoli e nelle nostre, così che anche noi non capiamo questo suo modo di ragionare e di esprimersi, abbiamo paura persino ad interpellarlo (cf vv. 30-32).
Ora, partendo proprio dal luogo più in basso e nell’intimità di una casa, “diretto decisamente verso Gerusalemme in un cammino umanamente di solitudine che pure lo condurrà al vertice dell’unità con i suoi discepoli, di nuovo deve riportarci alle evidenze più tangibili che ci vedono però paurosi e chiusi, distanti dal valore che Lui dà a chi è socialmente insignificante, all’ultimo posto, ma in realtà più disponibile” (cf vv. 32-37).
Nell’OGGI della Liturgia
“Alle false prove di credibilità che l’egoismo umano e la violenza anche culturale verso il Giusto, il servo del Signore (cf Isaia 50,4-9; 53), colui che legittimamente si pretende Figlio di Dio ed in Lui pone tutta la sua fiducia [Sapienza 2 – I lettura e Salmo 53]; 
al desiderio di possesso (presente anche in una comunità…), di riuscita a prezzo di lotte e morte, anche dell’esistenza altrui [Giacomo 3 - II lettura]; 
alle ostinate misure di grandezza messe in atto dai suoi discepoli, paurosi di entrare nella logica dell’Evangelo, Gesù contrappone il segno disarmante, gratuito di un abbraccio che sancisce la sua promessa di vita legata al servizio e all’ultimo posto” [Marco 9].
Accogliere
In risposta a questa apertura che ci viene chiesta avviene l’incontro con Colui che si è aperto e identificato con il più piccolo, vincendo così il rischio e la paura di diventare umanamente trascurabile. Questo è il Regno annunciato dal Messia nazareno fin dall’inizio e la conversione che ne è richiesta.
“Di nuovo il suo modo di essere ci viene offerto come dono di un nuovo rapporto tra di noi: con tenerezza, eco di cose nuove, semplici, di promesse e speranze che costituiscono lo stile del discepolo e del credente nel relazionarsi con gli altri, esperienza del suo rapporto con il Padre, sconvolgimento ma vero esaudimento del nostro desiderio di grandezza.
Essere alla sequela del Figlio significa agire come servi, con gli ultimi e come tali, come Colui che, sostenuto dalla forza dell’amore del Padre, può raccogliere in sé il rifiuto dell’umanità e dargli un nome nuovo di vita e di risurrezione”.
Preghiamo con la Parola
Padre, sorgente della vita,
che hai posto tra noi
il tuo Figlio come servo, 
aprici alla tua sapienza 
affinché, accogliendo i più piccoli e gli ultimi,
lo riconosciamo presente in mezzo a noi.
Amen.


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