sabato 22 giugno 2024

Vicina è la Parola 23 giugno 2024 / XII Anno/B TU sei proprio qui…

Vicina è la Parola

23 giugno 2024 / XII Anno/B
Giobbe 38,1.8-11 / Salmo 106
2Corinzi 5,14-17
Marco 4,35-41
TU sei proprio qui…
Contestualizzazione di Marco 4,35-41
La sera di quello stesso giorno
Comunque sia andata la giornata, quando scende la sera “la parabola” della nostra esistenza si tinge di insolite tonalità a volte anche contrastanti: pace interiore e serenità o ansia, nostalgia e rimorsi o senso di un pericolo…
Anche le serate di Gesù e dei suoi discepoli conoscono scenari diversi come l’intimità per poter raccogliere dal Maestro ulteriori parole di senso sul vissuto quotidiano, magari più personali e segno del “frutto abbondante”, anche se insperato (cf 4,8.20).
Quella sera però “il gruppo” riprende il largo, lasciando la folla sulla riva, con la stessa barca su cui Gesù aveva insegnato tutto il giorno (cf 4,1) diretti alla volta della regione dei Gerasèni, a sud-est del lago (cf 5,1).
Non c’è quiete per loro: “Andiamo all’altra riva…” (4,35) e di fatto poco dopo si scatena la tempesta!
Maestro affondiamo!
Gesù intanto dormiva… con la testa appoggiata s’un guanciale” (4,38).
Questa nuova situazione avrà stupito e forse anche innervosito i discepoli ora in affanno per il turbine di vento che soffiava violentemente contro e con le onde che potevano rovesciare la barca avendola già riempita d’acqua (cf v. 37); sconcertati sul motivo per cui non siano rimasti tranquilli a trascorrere la notte in un villaggio costiero, attorno ad un falò sulla spiaggia a raccontarsela durante una gustosa cena di pesce, invece di essere condotti dal Maestro stesso in una prevedibile tempesta di mare.
Non te ne importa nulla?” (v. 38b).
Solo dopo che Lui si è svegliato, ha zittito il vento, ha ingiunto all’acqua del lago di calmarsi e, chiedendo il motivo della loro paura ne ha rimproverato l’incredulità, hanno incominciato a chiedersi “Chi è costui? (cf vv. 39-41).
Il tumulto che in realtà li minacciava era quello annidato nel loro intimo già da tempo, abitato da domande e dubbi che ora erano venuti a galla, manifestando tutta la loro potenza.
Per un credente, una comunità in cammino 
che rischiano di naufragare nella paura.
Stavolta la “parabola” che “parla” della “presenza/regno di Dio” nella nostra esistenza, non è più la seminagione o la crescita del seme, ma le insidie personali e comunitarie che mettono alla prova la fede nella presenza dell’amore del Padre, anche in circostanze avverse e al limite, come furono le persecuzioni per le prime comunità cristiane.
Quest’esperienza spinge anche noi chiederci se ci abbia lasciati da soli nel momento in cui avevamo più bisogno di Lui, o che non gli importi nulla di noi e delle difficoltà che stiamo attraversando e la domanda è ancora più struggente per il credente che, pur convinto della sua “presenza”, non può fare altro che costatare il suo silenzioso sonnecchiare mentre attorno si scatenava il putiferio.
Ancora una volta Gesù, il Messia nazareno, colui che –unico– ha osato chiamare Dio “Babbo”, prima ancora che essere operatore di prodigi, si manifesta Egli stesso come “il miracolo”, che finalmente smaschera le nostre paure come assenza di fiducia e manifesta la forza di affidarsi anche nell’incombere di forze incontrollabili e nemiche della nostra integrità umana.
Il suo agire, che ci appare quasi un insulto alle nostre angosce ed all’impotenza del riuscire a tutelarci da noi stessi, rivela invece la forza contenuta nella debole fiducia di Figlio nel Padre, fino ad assumere gli stessi suoi connotati?! [cf Proverbi 8,30-31]
Veramente prodigiosa è la capacità che riesce a risvegliare nei discepoli per riconoscere “divina” la sua azione e in noi per una nuova dimensione del nostro vivere e ragionare umano: scatena l’apertura al superamento delle nostre misure che generano paure, alimentano lamentele e cecità al sempre nuovo miracolo della vita, delle nostre aspettative deluse perché prive di speranza e della vera libertà di affidarci alla potenza dell’amore che, nonostante tutto, ci sostiene e ci “spinge” avanti.
Ambientazione liturgica
Nella stessa situazione Giobbe, dopo averne passate di tutti i colori ed aver cercato risposte ragionevoli, non riesce a fare altro che arrendersi all’evidenza della “Presenza” che basta a “dominare” anche gli elementi cosmici ed esistenziali più avversi e che gli parla proprio “nel forte vento”; eppure si interpellano l’un l’altro, quasi rinfacciandosi l’uno all’altro: “Dov’eri tu?” [I lettura]
Gesù che “dorme nella nostra barca”, [parabolicamente profetizzato in Giona nel ventre del pesce più che in Mosè mentre attraversa le acque], non è il Dio impassibile alle nostre infelicità e angosce, assente… ma un anticipo del suo sonno misterioso sulla croce da cui si è calato fino alle radici dell’umana impotenza -la morte– risvegliando in noi le più sopite energie, ridonandogli nuova vitalità, ricostituendo “nuove creature”: la risurrezione! Tutti ora possiamo vivere liberati da un’esistenza autoreferenziale, poiché esistiamo in Lui e per Lui che è morto e risorto per noi [Paolo ai Corinzi – II lettura].
Preghiamo con la Liturgia
O Padre,
tutte le creature seguono il flusso del tuo amore
servono al tuo disegno di salvezza:
rendi salda la fede di noi, tuoi figli,
perché nelle tempeste della vita
possano scorgere la tua presenza forte e amorevole.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Amen.


1 commento:

  1. Gesù fissa nel mio cuore l'immagine di Te che calmi la tempesta

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