sabato 25 maggio 2024

Vicina è la Parola 26 maggio 2024 L’AMORE tra DIVERSI fa UNO Incursioni trinitarie nel vissuto umano, orizzonte vitale di relazioni interpersonali

Vicina è la Parola

26 maggio 2024



Deuteronomio 4, 32-34. 29-40 / Salmo 32

Romani 8,14-17

Matteo 28,16-20

L’AMORE tra DIVERSI fa UNO


Incursioni trinitarie nel vissuto umano,

orizzonte vitale di relazioni interpersonali

Le nostre esperienze di donazione, comunione, integrazione non sempre sono appaganti… eppure qualcosa o meglio Qualcuno “spinge da dentro” l’essere umano ad “uscire fuori di sé”, in un primo momento “attratto” da un* altr*, alla ricerca di un “ambiente” nuovo dove lasciarsi andare ed esplorare le proprie capacità di essere “liber* con” qualcun altr*. Un’esperienza che porta picchi di felicità e cadute di delusione, alimentata da sempre nuove aspettative, riciclandosi comunque e nonostante i presagi di morte nella fine di un amore.

Il semplice fatto che un essere umano abbia avanzato la pretesa di essere “Figlio unigenito e primogenito”, come se dicesse a ciascuno di noi: “mio fratello è figlio unico”, apre un varco nell’umanità e nell’intimo umano, rivela un orizzonte capace di contenere ogni processo relazionale, di evidenziarne il senso e il valore, di facilitarne il successo, “un grembo paterno”.

Che tutto questo non avvenga in modo indolore ce lo dicono sufficientemente le nostre e altrui peripezie affettive, ma che il “figlio/fratello” lo assuma volontariamente e liberamente come massima estensione dell’amore chiede da parte nostra un atto di fiducia totale ed una disponibilità a provare sulla nostra pelle e sul nostro cuore quanto sia umanamente possibile.

L’effetto, anche a lunga durata, è l’essere pervasi nuovamente dall’afflato vitale che in alcuni momenti di assenza ci pareva di asfissiare; da un’energia vitale che credevamo evaporata; da un fuoco interiore che sembrava estinto; da una luce pervasiva che illumina il nostro procedere, ora più sicuro… parliamo dello Spirito!

Lo stupore è accorgerci che qualcosa di simile è avvenuto anche in altri e tra noi e che quando diciamo “Trinità”, spesso senza saperlo purtroppo, intendiamo tutto questo!


Ambientazione liturgica


Può sembrare superfluo dedicare una festa liturgica alla Trinità, quando tutta l’azione della comunità celebra il suo “rendimento di grazie = eukaristìa” per il dono continuo che il Padre fa del suo Figlio crocifisso e risorto per amore dell’umanità è animato dal loro Spirito.

Tuttavia può aiutarci a ricordare che la nostra esistenza e la nostra storia trovano il loro senso, il loro valore e la loro piena realizzazione nel comunicarsi di Dio a noi, nel dono della sua Vita come non altro che Amore: Amore che in-con-tra noi!

In noi perché lo è in se stesso, con noi perché comunione di persone, tramite di relazioni nuove basate sul dono che suscita reciprocità e realizza l’unità.

È così che ogni espressione di vita è celebrazione della Trinità e trova nella liturgia la sua trasfigurazione.

Un Amore di prossimità e di misericordia che non rinuncia mai al suo intento di suscitare la Vita perché fin dal creare si dona e così l’universo è sempre nuovamente ricostruito, rinnovando il legame con la sua origine [Deuteronomio 4 – I lettura e Salmo 32].

Nella progressiva comprensione della vicenda terrena di Gesù, condotte alla sua piena comprensione dallo Spirito, le prime generazioni cristiane sono state introdotte nella “scoperta” di un “disegno/progetto” preesistente, operante nella trama degli eventi anche più anonimi e tumultuosi della storia individuale e universale (Colossesi 1,12-20).

Il suo Spirito rivela e comunica, partecipe di questa opera tra Padre e Figlio, rende partecipi anche noi di questo Amore. Anzi, per paradossale che sembri, sono i piccoli segnali di fraternità e di comunione a farci riconoscere la presenza operante delle “Tre Divine Persone” che la Parola, ancora una volta annunziata, attualizza.

La fragile ma rinnovata comunione tra i credenti è “il sigillo” che lo Spirito ha impresso nella stessa convivenza umana e proprio all’interno della nostra umanità ci fa “glorificare = rendere manifesta” questa meravigliosa opera trinitaria nella quale la nostra esistenza è contenuta e rivelata, e ci rende capaci, perché figli, di dire: “Abbà, Padre!” [Romani 8 – II lettura].

Cosa sostiene questa realtà insondabile e affascinante?

Una pretesa di onnipotenza o di riscatto?

Piuttosto, e ancora una volta, l’Amore di divina prossimità umana nella promessa del Nazareno ai suoi: “Io-sono-con voi per sempre!” fà sì che tutti possano essere “uno” tra i diversi “popoli, legati da un vincolo nuovo, fatti “discepoli e immersi” in una vita e in una comunione personale, trinitaria [Matteo 28,16-20 – Evangelo].


Preghiamo con la Liturgia


Sia benedetto Dio Padre
e l'unigenito Figlio di Dio
e lo Spirito anto;
perché grande è il suo amore per noi.


Voi siete figli di Dio:
egli ha mandato nei nostri cuori
lo Spirito del suo Figlio,

il quale grida: «Abbà! Padre!». 


1 commento:

  1. Spirito Santo, aiutaci a vivere sempre più nell'amore incondizionato

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