Seminario comunitario
11 luglio 2020 – S. Anna di M. (OR)
“Il tempo è superiore allo spazio.
Un primo principio nella costruzione di un popolo”.
(EVANGELII GAUDIUM, 222-225)
Castel Frentano, 19 luglio 2020
Cari amici, care amiche.
Questi “appunti” che faremo circolare tra noi (...e non solo)
saranno spero utili a proseguire la riflessione iniziata sabato 11
luglio u.s., a S. Anna di Marrubiu e a dar vita ad un laboratorio
comunitario di pratiche e di idee finalizzato ad attuare “l’essere
chiesa per fare chiesa”.
Il nostro intento sarebbe anzitutto quello di rispondere
all’invito di papa Francesco rivolto alla chiesa italiana riunita a
Firenze nel Novembre 2015:
“…permettetemi solo di lasciarvi un’indicazione per i prossimi
anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in
ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di
avviare, in modo sinodale, un approfondimento della
Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per
attuare le sue disposizioni”.
(Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Firenze
Martedì, 10 novembre 2015)
Non possiamo poi trascurare l’esperienza recentemente
vissuta a livello di umanità intera e di chiesa, a causa del Covid19 e ancora presente, che ci pone profondi interrogativi che non
possiamo eludere e trascurare:
«Come cambieranno le cose? Come saremo?
Il futuro sarà scandito ancora da abitudini reiterate?
Come sarà la coscienza personale e collettiva?
Cosa ci chiede il Signore in questo tempo?
Perché un Dio buono permette tutto ciò ai suoi figli?
Nelle domande dei vescovi è emersa la necessità di una
lettura spirituale e biblica di ciò che sta accadendo».
(Consiglio Permanente della CEI – Roma, 16 aprile 2020)
Infine sarà utile a “saldare” tutto quanto vissuto negli anni
giovanili con l’essere oggi “adulti”, non solo perché coniugi e
genitori o professionisti, ma anche per quanto riguarda una “fede
adulta” che non può non essere anche ricca di consapevolezza e
di responsabilità (cf EG 24: “la comunità dei discepoli
missionari”).
Come ci ha scritto Andrea M. “Il tempo fa anche da
setaccio e quello che rimane è la bellezza del vangelo”.
Il progetto di “ridare vita” alla comunità di S. Anna e delle
sue strutture, di fronte alla sua inattuabilità presente e prossima,
è stato lo “spunto”, come alcuni di voi hanno scritto, per
sperimentare “un’ondata di progettualità e di giovinezza;
riaccendere la speranza in tutti noi (non che si fosse spenta… ma
solo leggermente assopita); uniti nel costruire la base dell’essere
chiesa; una condivisione profonda tra tutti; per riflettere sul
nostro modo di essere chiesa… si è acceso in me il desiderio di
sentirmi parte più attiva nella Chiesa; per metterlo in discussione;
abbiamo avviato dei “processi” che dovranno poi concretizzarsi;
ora sento che faccio parte pure io di questo “ospedale da campo”.
Ma non si tratta solo di un imput, ma di “avviare processi,
più che di occupare spazi” come ci indica Francesco in EG 223: “Si
tratta di privilegiare azioni che generano nuovi dinamismi nella
società, che coinvolgono altre persone e gruppi che le
porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti
storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci”, (l’ha
anche ripetuto 8 volte a Milano il 25 marzo 2017 e alla Curia romana il 21
dicembre 2019).
Ecco perché, come ho detto nell’introduzione di sabato 11,
non eravamo lì per un “raduno di reduci nostalgici”, ma come
“credenti inquieti” (Matteo Truffelli, presidente dell’AC).
In questi processi di avviare, sicuramente la riflessione
personale e la condivisione comunitaria fanno parte di quel
discernimento ecclesiale assolutamente indispensabile oggi “di
non dare nulla per scontato” (+ Gigi Tiana, abate di Sorres) che parte
però da alcune convinzioni di fondo:
“La risurrezione [di Gesù] non è una cosa del passato,
contiene una forza che ha penetrato il mondo; produce in ogni
luogo germi di questo mondo nuovo… ha già penetrato la trama
nascosta di questa storia… Non rimaniamo ai margini di questo
cammino della speranza viva!” (EG 276 - 278).
“Partire da uno sguardo contemplativo… di fede che scopra
Dio presente nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze” (EG
71; 51).
“L’unico modo è il discernimento… un dono che bisogna
chiedere; … per educarsi alla pazienza di Dio” (Leggi GAUDETE ET
EXULTATE i nn. 166-175).
“Il discernimento è la capacità di stare nel presente con gli
occhi nella direzione giusta, in modo da sintonizzarci sull’azione
dello Spirito, che ha sempre una falcata di vantaggio su di noi.
Una frase di papa Francesco è illuminante: ‘Oggi non viviamo in un’epoca di cambiamenti, ma un cambiamento di epoca’
1
. …è
chiaro che la ‘forma’ di presenza che la Chiesa ha assunto in
un’epoca che non c’è più, rende inefficaci le ‘forme’ pastorali con
cui essa ha onorato il suo compito di comunicazione della fede”.
(Enzo Biemmi, Milano 3 marzo 2019)
Oltre al discernimento, un altro processo da avviare (per
altro già avanti…) è quello che Francesco chiama la “mistica di
vivere insieme”:
“Oggi, quando le reti e gli strumenti della comunicazione
umana hanno raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida
di scoprire trasmettere la ‘mistica’ del vivere insieme, di
mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di
appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica
che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in
una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio” (EG 87).
Questa prospettiva apre la strada ad un “processo di
popolo”, che soprattutto un Papa latino-americano ha ben
presente.
Per entrare in questa dimensione (di cui già facciamo parte!)
vi allego il testo della teologa italiana Stella Morra che abbiamo
parzialmente letto, a introduzione del libro “Popolo". Le parole di
Francesco”, AVE 2015, pp. 3-14.
In seguito metterò a disposizione una raccolta di testi sul
camminare insieme come popolo.
Vi auguro ogni bene.
Roberto
1
A Firenze il 10 novembre 2015.
Nessun commento:
Posta un commento