sabato 13 settembre 2025

Vicina è la Parola 14 settembre 2025 Esaltazione della Croce di Gesù Croce senza Crocifisso.. non salva!

 Vicina è la Parola

35 idee su Croce | croce, albero della vita, mosaico bizantino

14 settembre 2025

Esaltazione della Croce di Gesù

Numeri 21,4b-9 / Salmo 77

Filippesi 2,6-11

Giovanni 3,13-17


Croce senza Crocifisso.. non salva!

Non c’è nulla di “esaltante” e da esaltare nel dolore, solo l’amore innalza!

La croce in sé stessa, come terribile strumento di condanna a morte, non può essere “innalzata” a simbolo di un cristianesimo e di un essere cristiani che fin dall’inizio l’aveva rifiutata in quanto tale… se non dopo che essere riusciti a riconoscerla trasformata in “albero di vita”.

Le sue radici, allora come oggi, sono spesso irrigate dal sangue di tanti innocenti; i suoi rami germogliano di una vita misteriosamente feconda i cui frutti continueranno ad alimentare un’umanità spesso ignara e ingrata di questo dono divino.


Contestualizzazione evangelica di Giovanni 3,13-17

Nel colloquio notturno tra Gesù e Nicodemo, rinascere” è il fulcro dell’originale annuncio messianico sulla reale possibilità per l’essere umano di avere direttamente da Dio la Vita (“il regno”, v. 5). Solo Gesù, riconosciuto “Rabbi inviato da Dio”, può donarla (cf vv. 2.16) e così si capisce perché quest’uomo sia andato da Lui “di notte”, alla ricerca “una vita nuova” per sé e per il suo popolo. Infatti riconosce in Gesù, dopo “i segni” compiuti a Gerusalemme (cf vv. 1-2; 2,15.23), il “Messia riformatore” delle istituzioni giudaiche, di una purificata interpretazione e applicazione della Toràh. 

Ma Gesù che “conosceva tutti… e quello che c’è nell’essere umano” (2,25), porta il suo interlocutore a guardarsi dentro, più in profondità, per capire da dove nasca in lui quest’aspirazione alla “novità” del regno di Dio e quale ne sia la reale portata, se ha già constatato che essa non potrà essere soddisfatta da nessuna riforma religiosa o rivoluzione sociale e politica, come forse si aspettavano alcuni della sua setta (B. Maggioni).

Per questo il Maestro afferma solennemente che si tratta di “vedere/sperimentare” in modo integrale, da richiedere una rottura con le precedenti esperienze esistenziali, e di percepire un nuovo rapporto con Dio oltre che con sé stessi, un’inedita qualità di vita ma che va profondamente desiderata e cercata (E. Borghi).

Mentre l’essere umano ne avverte l’impossibilità reale in base alla sua limitata progettualità (cf v. 4), Dio la manifesta facendola conoscere nel Figlio -sua Parola incarnata- e vedere nel suo modo di esistere umano che, se ascoltata/accolta, ne rende partecipi (cf 1,1.14.26-38).

È difficile per chi si sente “vecchio” aprirsi alla novità e credere che sia possibile il rinnovarsi del gesto creativo di Dio (cf v. 4): solo lo Spirito di Dio può farlo “dall’alto (cf vv. 5-8).

Dall’alto di dove? Certo da Dio (come il pane nel capitolo 6,32.41-42) ma attraverso il Figlio che viene da Lui inviato (cf v. 13); ma in che modo? Da innalzato sulla croce come dono dell’amore del Padre per il mondo (cf vv. 14-17) che rende reale quanto è invece umanamente inattuabile.

L’amore gratuito di Dio (“grazia” cf 1,17) supera e sostituisce gli effetti dell’osservanza etica della Torah e dona la possibilità di “fare la Verità” che conduce alla luce (cf v. 21; 1,17), Vita stessa degli esseri umani (cf 1,4) che ora raggiunge chi a Lui si affida (“crede” cf v. 15) permettendogli di “essere se stessi”, come ha manifestato il Figlio innalzato (vv. 14-15; vedi anche 8,28; 12,32). (S. Fusti)

L’amore fa sì che la vita donata, e non “strappata via” (cf 10,18), da Gesù in poi generi “persone nuove” e sempre nuove possibilità di vita e di amare (S. Palumbieri).Uomini e donne interiormente rigenerati potranno dar vita a nuove relazioni (“nuova giustizia” evangelica cf Mt 5,20- 7,28), ad un mondo nuovo, alla “civiltà dell’amore” di cui vi fa parte chi ama e non chi pretende un’appartenenza etnica o religiosa. Una società senza frontiere e condizionamenti dal passato, aperta al presente e protesa verso il futuro (E. Borghi).


Ambientazione liturgica

+ Nelle nostre liturgie solenni la Croce apre la processione d’ingresso nell’assemblea liturgica e guida i ministri verso l’altare. Così avviene anche negli altri cortei religiosi che la Croce campeggi davanti a tutti. Lo facciamo con una certa disinvoltura, forse non sempre attenti al senso più profondo di questo rito. Chi seguiamo nella nostra esistenza? Chi è Colui che guida il nostro cammino verso la Luce della Verità? L’Evangelo di Giovanni che viene proclamato in questa celebrazione liturgica ci conduce a scoprirlo.

- Come preghiamo nel Salmo 77, la Parola ci parla in parabole il cui senso va oltre le immagini e i simboli, fosse anche quella di un “serpente di bronzo innalzato su di un’asta” per questo occorre “aprire l’orecchio” all’ascolto, gli occhi a “guardare” altrove e attraverso il male che ci “morde” [Numeri 21 – I lettura].

- È il paradosso di essere guariti dal guaritore ferito davanti al quale tutti, riconoscendo l’universale linguaggio del dolore assunto per amore, ci inginocchiamo non in un atto servile e sottomesso, ma per essere raggiunti da Colui che fin lì si è abbassato per farci risalire con Lui nell’abbraccio del Padre [Filippesi 2 – II lettura].


Preghiamo con la Liturgia

Padre, 

hai voluto salvare gli esseri umani

con la Croce del Cristo tuo Figlio,

nel quale abbiamo conosciuto

il tuo sconfinato amore,

rendici partecipi anche della sua gioia eterna.

Amen.


venerdì 5 settembre 2025

Vicina è la Parola 7 settembre 2025 – Domenica XXIII C LIBERI da… di… per… con

 Vicina è la Parola

7 settembre 2025 – Domenica XXIII C

Sapienza 9,13-18 / Salmo 89

Filemone 9…17

Luca 14,25-33


LIBERI da diper con

È la nostra massima aspirazione essere liberi da…ogni vincolo e limitazione; fin dall’adolescenza la coltiviamo: liberi da tutto e da tutti! Piano piano nemmeno ci rendiamo conto quanto sia ardua questa impresa, a volte irrealizzabile. 

Comunque per amore di… vi rinunziamo per costruire un legame che all’inizio non sembra un vincolo. 

E poi constatiamo anche che non è così difficile diventare “schiavi” di qualcosa e di qualcuno, per questo diventiamo consapevoli che essere “liberi di…” ci offre molte più opportunità e meno limiti, soprattutto interiori, e anche se raggiungerli richiede un lavoro personale a volte faticoso, i risultati ripagano enormemente.

Un ideale alto, una causa sociale o politica riescono a polarizzare le nostre energie e donarci la capacità di essere “liberi per…” gli altri, fino al punto paradossale di non ritorno del “non essere liberi affinché altri lo siano” (Dai sotterranei della storia, C. A. L. Christo).

Al liceo girava l’aforisma: “La mia libertà finisce dove comincia quella degli altri”. 

A me però non bastava: “La mia libertà comincia dove inizia quella degli altri” e questo mi ha dato il senso dell’essere “liberi con…” e non da soli!


Contestualizzazione evangelica di Luca 14,25-33

Un’altra parabola rafforza e chiarisce l’insegnamento di Gesù nei precedenti vv. 7-13 ed è introdotta da una “Beatitudine” che anticipa quella nella cena pasquale sul suo destino futuro (cf 22,16-18). La parabola del “grande banchetto riportata anche da Matteo con un valore escatologico (cf 22,2-10), non viene però proclamata nella liturgia domenicale ma feriale (cf 14,15-24: XXXI martedì).

Il v. 25 richiama il cammino verso Gerusalemme e la folla numerosa che seguiva il Nazareno; il suo gesto di “voltarsi” è significativo rispetto all’annotazione del “suo viso determinato a proseguire” (cf 8,1.4; 9,51) e le parole che seguono ricordano 9,57-62, mettendo così in evidenza le esigenze dell’andare con Lui e di seguirlo rivolte però ora a tutti (cf vv. 26ss.).

Il regno di Dio” è già presente e richiede una decisione radicale nei confronti di Gesù che lo attualizza: le sue stesse scelte nel dargli la priorità su tutti e su tutto, portare responsabilmente come ha fatto Lui, le sfide dell’esistenza fino alla “croce”. 

Infatti, le brevi parabole che seguono fanno pensare a reali situazioni di credenti e di comunità “inconcludenti”, partiti con grandi progetti… basati troppo sulle proprie forze e capacità (cf vv. 28-33).

L’ammonimento alla “rinuncia” non va considerato tanto in senso ascetico, ma di realismo fiducioso nell’efficacia di ogni impresa mai esente dal fallimento, affrontabile però come il Maestro affronta la sua.

Entrare nel Regno esige una cosa sola, l’unica necessaria: lasciare tutto. Lasciare ogni presa di possesso sugli altri, ogni pretesa di conoscere, costruire, vincere da soli, lasciare ogni interesse. Seguire Gesù, di nuovo, vuol dire accettare il suo cammino: l’amore”. (Comunità di Viboldone)

La comunità di Luca, più ancora che di Marco e Matteo, viene così messa in guardia sulle facili adesioni al cristianesimo e a uno stile di vita accomodante nei confronti delle proprie relazioni anche familiari, delle proprie attività economiche e sociali. Nello stesso tempo sa cogliere anche da queste situazioni motivi per rinnovare le proprie scelte evangeliche davanti alle sfide sempre nuove ed evitare un’esistenza insignificante e quindi sprecata. “Essere seguaci di Gesù è ventura ardua come la costruzione di una torre… come ingaggiare una guerra senza quartiere… ma il discepolo non è chiamato a costruire niente da sé”. L’invito rinnovato all’ascolto ci permette di fermarci, di riflettere, di ritrovare nuove motivazioni (cf vv. 34-35).


Ambientazione liturgica

+ “Beati gli invitati alla Cena dell’Agnello”.

Una beatitudine rivolta a noi prima di ricevere il Pane eucaristico, consapevoli o meno della gratuità dell’invito e del dono di poter essere qui “spinti” o attratti dall’amore del Padre per la festa di nozze di suo Figlio imbandita per tutta l’umanità [Luca 14,15-24].

Scelti tra una folla numerosa siamo messi difronte a scelte radicali e responsabili che non hanno niente di ascetico, ma che sigillano la nostra appartenenza al Signore come primo amore e danno senso vero al nostro seguirlo (cf vv. 25-35).

- È l’intimità stabilita dalla vicinanza della sua Parola che ci permette anzitutto di accogliere la “volontà divina” e di attuarla, non come inesorabile decreto, ma come dono illuminante per il nostro umano cammino storico, criterio di discernimento di ogni avvenimento e comportamento [Sapienza 9 – I lettura].

- Egli ci viene incontro per “nutrirci” di sé -Parola e Pane- e farci gustare la gioia della sua presenza che allontana il nostro pessimismo esistenziale. A Lui la nostra lode per la sua misericordia che ci rende stabili nelle nostre attività e ci induce ad abbandonare ogni nostra involuzione [Salmo 90].

- Accettare che il servo, Onesimo, sia un fratello carissimo non è forse stato per Filemone, discepolo e amico di Paolo, un capovolgimento ed un esproprio impensabile ma necessario nella sua sequela affinché diventasse una libera scelta d’amore alla luce della croce dell’unico Maestro?! Anche per lo stesso Paolo, “vecchio e prigioniero”, è stata l’esperienza paradossale che la privazione della propria libertà personale non gli ha impedito di generare alla libertà uno già schiavo, impresa improbabile sia con la sua eloquente predicazione che l’instancabile missione [Filemone - II lettura].

Quale impresa più ardua, soprattutto in questo momento storico così enigmatico, della fiducia reciproca e della fraternità!


Preghiamo con la Liturgia

Padre nostro, 

che ti fai conoscere da coloro 

che ti cercano con cuore sincero,
donaci la sapienza del tuo Spirito,
perché possiamo diventare veri discepoli
di Cristo tuo Figlio,
vivendo ogni giorno il Vangelo della sua Croce.

Amen.


Vicina è la Parola 14 settembre 2025 Esaltazione della Croce di Gesù Croce senza Crocifisso.. non salva!

  Vicina è la Parola 14 settembre 2025 Esaltazione della Croce di Gesù Numeri 21,4b-9 / Salmo 77 Filippesi 2,6-11 Giovanni 3,13-17 Croce s...