giovedì 11 dicembre 2025

Vicina è la Parola 14 dicembre 2025 Avvento domenica III/A

 Vicina è la Parola 

14 dicembre 2025

Avvento domenica iii/a


Vicina è la Parola 

14 dicembre 2025

Avvento domenica iii/a











Una speranza per tutti: Dio si è fatto vicino!

Annuncio di gioia per chi da povero si fida di Lui.

Isaia 35,1…10 / Salmo 146,7-10

Giacomo 5,7-10

Matteo 11,2-11


Che effetto fa la GIOIA?

“Dov’è la GIOIA, dov’è… mi chiedo dov’è. Dimmi dov’è…” cantavano le Vibrazioni a Sanremo2020 e mi ritorna nel celebrare questa III domenica dell’Avvento.

Si saranno chiesti lo stesso i deportati in Babilonia ritornati in patria, 

“i riscattati dal Signore”, dopo aver percorso “una strada [da Lui] appianata… una via santa”. 

Dov’è ora quel “giubilo in Sion”? Eppure avevano “irrobustite le mani fiacche e le ginocchia vacillanti, gli smarriti di cuore”. 

Le cronache di Esdra e Neemia ci dicono che non è stata tutta una festa!

Mettendosi in cammino avevano creduto alla gioiosa profezia di Isaia [35 - l lettura]

“Si rallegri il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. 

Come fiore di narciso fiorisca. Sì! Canti di gioia e con giubilo”. 

Anche ai ciechi si apriranno gli occhi… ai sordi gli orecchi… la lingua del muto griderà di gioia.

Una volta ritornati, devono ancora continuare a credere che “felicità perenne splenderà 

sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto”.

Una delusione? 

Forse… oppure una ricerca e un cammino che non finiscono mai.


Ambientazione liturgica

“Sei tu Colui-che-deve-venire e dobbiamo aspettarne un altro?” [Matteo 11 – Evangelo]

Ci sorprende che questa domanda venga proprio da chi il Messia avrebbe dovuto riconoscerlo bene, da colui che lo aveva “indicato presente nel mondo” (cf Giovanni 1,6-8.15; 19-36). Ora, incarcerato da Erode, e forse deluso anche lui perché “Chi viene” non si presenta come “un giustiziere” (cf Matteo 3,1-12), uno che compie sì le profezie, ma con una “buona notizia rivolta ai poveri”: “Beati i poveri nello spirito… quelli che piangono… che bramano un nuovo rapporto con Dio... e sono perseguitati” (cf Mt 5,1-10) come adesso il battezzatore.

Ci sono dei segni… ma occorre saperli vedere.

Saper ascoltare per vedere!

In mezzo agli innumerevoli segni di dolore e di morte che ci assillano occorre essere capaci di cercare quelli di vita. Come fa “l’agricoltore che aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto… la venuta del Signore”. [Giacomo 5 – II lettura]

Abitiamo una terra che non è più solo nostra (una “valle di lacrime”), ma una terra abitata dalla sua definitiva e fedele presenza [Salmo 145], che Lui ha reso feconda e capace di far fiorire la gioia!

Mi chiedo, celebrando l’eucaristia con la mia comunità, con quale coraggio i miei fratelli presbiteri di Gaza o di Goma… proclameranno questa Parola e con quale stato d’animo le loro comunità l’accoglieranno. I loro volti saranno sicuramente rigati di lacrime che si asciugheranno gli uni gli altri, sentendo sul loro viso la carezza del Signore.


Ecco dov’è la gioia!

Cerco di capire quello che non so capire
fuori vola polline e ho creduto fosse neve
e non mi sento contento.
Chissà se poi sono io quello allo specchio.

Cerco dai vicini la mia dose giornaliera
di sorrisi ricambiati per potermi poi sentire
socialmente in pace con il mondo e con il mio quartiere.

Chiedimi se dove sto sto bene, se sono felice.
Chiedimi qualsiasi cosa, basta che mi dici

Dov'è, dov'è, dov'è, dov'è la gioia, dov'è…

Mi chiedo dov'è quel giorno che non sprecherai.
Il cielo rosso, l'orizzonte.
E l'odio arreso al bene dov'è, mi chiedo dov'è?

Cerco di sentire quello che non so vedere.
La mia solitudine è sul fondo di un bicchiere
d'acqua che m'inviti a bere.
Ho sete di stupore, mi puoi accontentare?

Chiedimi se sono fuori posto in questo posto.
Chiedi tutto basta che qualcuno mi risponda adesso.

Dov'è, dov'è, dov'è, dov'è la gioia, dov'è…

Mi chiedo dov'è?

E rimango già qui, rimango così e non ci penso più.
Ho una clessidra ferma al posto del cuore
e un piano alto dove puoi vedere tutto.
Rimango così, rimango così e non ci penso più
E allora chiedimi se sono fuori posto in questo posto.
Chiedi tutto basta che qualcuno mi risponda adesso.

Dov'è, dov'è, dov'è, dov'è la gioia, dov'è…


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giovedì 4 dicembre 2025

Vicina è la Parola Tempo dell’Avvento/A 7 Dicembre 2025 – II Domenica Futuro presente: OGGI

 Vicina è la Parola 

Tempo dell’Avvento/A

7 Dicembre 2025 – II Domenica

Isaia 11,1-10 / Salmo 71,1-17

Romani 15,4-9

Matteo 3,1-12










Futuro presente: OGGI

Il FUTURO è di sicuro la realtà che in questo momento ci preoccupa di più.

E pensare che quando eravamo piccoli guardavamo al futuro con incanto ed eravamo fieri quando qualcuno ci chiedeva incuriosito: “Cosa vuoi fare da grande?”.

Ecco per i più giovani il futuro è “diventare grandi”, “farsi un futuro”.

Per non parlare poi del liceo (vissuto da me nei mitici anni ’70) in cui il futuro era la possibilità “di cambiare il mondo”, come i “quattro amici al bar” dell’amico Gino Paoli.

Mi direte che è fisiologico questo cambio di prospettiva dato dall’età, dalle esperienze accumulate, dalle sconfitte subite, dai sogni non realizzati… ma mi sa che è proprio la mancanza di prospettive a fare la differenza.

Se poi ci mettiamo pure le crisi internazionali a causa dei conflitti bellici in atto, il cambiamento climatico, le risorge energetiche… allora c’è davvero da preoccuparsi al solo pensarlo il futuro!

L’oggi della Parola

In modo stupefacente, con coraggio e determinazione, la Liturgia romana della Chiesa inizia il suo “nuovo anno” proprio dal futuro, ma non da quello prossimo delle prossime “feste natalizie” che ormai hanno inquinato inesorabilmente anche la vita cristiana, ma da quello remoto: l’ultimo!

Ne parlano i “vangeli sinottici”, riportando i discorsi escatologici del Nazareno proprio alla viglia della sua passione [cf Marco 13; Matteo 24; Luca 12 e 21 – I domenica] che si riferiscono ad un contesto comunitario dove la maggior parte degli eventi “previsti” si sono ormai realizzati, compresi la distruzione di Gerusalemme per mano dei legionari romani (70 d. C.) e le stesse persecuzioni nei confronti dei primi cristiani.

Colpisce che, in mezzo alle catastrofi climatiche e cosmiche preannunciate, venga in primo piano proprio Colui che ben conosciamo nel suo aspetto umano: il Figlio. Quasi un incontro atteso e desiderato anche se pur sempre imprevedibile e sorprendente, a volte addirittura descritto come lo Sposo che viene per le nozze [cf Matteo 25,1-3] o il padrone che torna da un lungo viaggio [vv. 14-30].

Comunque nulla di terrificante, piuttosto di affascinante (fascinans) quasi a voler suscitare il desiderio di “andargli incontro”, come il ritornello del Salmo 121 [I domenica] addirittura “con gioia”.

È questo il senso del costante invito nel tempo di Avvento all’attenzione vigile.

Tendere con tutto se stessi verso chi viene a “suscitare la pace” e l’armonia universale, “a giudicare con giustizia i poveri, i miseri, gli oppressi” [Isaia 2 e 11] …finalmente!

Un futuro così attrae, non disincanta come un’utopia distopica, alimenta ancora di più il desiderio, favorisce il sogno, ma nello stesso tempo sorregge i progetti: dà all’oggi un respiro necessario a muovere tutta l’esistenza verso il suo compimento e sostiene la speranza di un mondo già ora possibile: “il regno di Dio è giunto… è qui… in mezzo a voi” (cf Marco 1,15; Luca 17,20-25).

È questo che indicava Giovanni il battezzatore ai suoi ascoltatori, però con una intransigenza che poi sembrerà essere smentita [Evangelo – II/III domenica].

Paolo esortava già i cristiani di Roma, e oggi noi, a vivere “svegli e armati di lucerivestiti di Cristo” [I domenica], consapevoli che vivere il presente con questi atteggiamenti richiede “perseveranza”: non si improvvisano né si affrettano, e soprattutto trovano la loro verifica da come siamo disponibili ad “accoglierci gli uni gli altri… come Cristo accolse noi” [II domenica].

C’è sempre spazio, nella vita cristiana, per il compiersi di una promessa e per attuare un cambiamento di rotta, di pensiero e di azione; non tanto perché ne siamo capaci, piuttosto perché ormai il vero cambiamento è già in atto, compiuto da Dio stesso in Gesù verso di noi: ci ha immersi nel suo Spirito (pneuma) e fuoco (puros) che forgia creature e persone nuove [Matteo 3,1-12 – II domenica].

Il futuro è dunque un tempo da abitare vivendo l’oggi che già lo contiene in germe.

Vieni!

Vieni di notte,
ma nel nostro cuore è sempre notte:
e dunque vieni sempre, Signore. 

Vieni in solitudine,
ma ognuno di noi è sempre più solo:
e dunque vieni sempre, Signore. 

Vieni, figlio della pace,
noi ignoriamo cosa sia la pace:
e dunque vieni sempre, Signore. 

Vieni a liberarci,
noi siamo sempre più schiavi:
e dunque vieni sempre, Signore. 

Vieni a consolarci,
noi siamo sempre più soli
e dunque vieni sempre, Signore. 

Vieni a cercarci,
noi siamo sempre più perduti:
e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni, tu che ci ami,
nessuno è in comunione col fratello
se non è in comunione con te, o Signore.

Noi siamo tutti lontani, smarriti, 

né sappiamo chi siamo, 

cosa vogliamo.

Vieni, Signore.

Vieni sempre, Signore!


giovedì 27 novembre 2025

Vicina è la Parola 30 novembre–24 dicembre 2025 Tempo dell’Avvento/A AVVENTO è… andare incontro!

 Vicina è la Parola 

30 novembre–24 dicembre 2025

Tempo dell’Avvento/A


AVVENTO è… andare incontro!

Le nostre comunità cattoliche iniziano un nuovo anno liturgico in cui vivere l’evento di Cristo che cammina con noi nella storia. Questo itinerario «è per noi la possibilità di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo, immergendo la nostra vita nel mistero della sua Pasqua, in attesa del suo ritorno. È questa una vera formazione continua. La nostra vita non è un susseguirsi casuale e caotico di eventi ma un percorso che, di Pasqua in Pasqua, ci conforma a Lui nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro Salvatore, Gesù Cristo». 

(FRANCESCO, Desiderio desideravi 64). 

Infatti il cammino dell’anno liturgico ha un valore ed un significato oltre che celebrativo anche educativo. Esso ha inizio con l’Avvento, tempo in cui si intrecciano le attese dell’umanità con quella per le venute del Signore Gesù, il Figlio del Padre nato nel tempo da Maria e la speranza amorosa della Chiesa, per il ritorno glorioso del suo Sposo alla fine della storia.


Ambientazione liturgica

Una speranza per tutti: il regno di Dio è vicino!

Annuncio di gioia per chi da povero si fida del Signore

Nelle celebrazioni domenicali di quest’anno liturgico “A” ascolteremo la proclamazione del racconto evangelico di Matteo e dunque anche nell’Avvento. È un vangelo di carattere “comunitario”: Gesù, fin dall’inizio, è definito come l’Emmanuele, il “Dio-con-noi” (Mt 1,23; cf 20,18; 28,20) e descritto come un “nuovo Mosè”, “fondatore” del “nuovo popolo di Dio”, la comunità messianica, nucleo essenziale dell’intera umanità nuova, salvata.

Matteo richiama spesso le parole dei Profeti, in particolare di Isaia, e presenta in Gesù il loro compimento, come ascoltiamo nel tempo dell’Avvento: finalmente Dio realizza le sue promesse, ogni nostra speranza e attesa.

Le Lettere apostoliche proclamate nelle quattro domeniche ci testimoniano l’attesa delle comunità del I secolo, ancora viva oggi nelle nostre comunità e nell’esistenza di ogni credente.

Avvento A Isaia Salmo Apostolo Matteo

Domenica I 1,2-5       121,1-9 Romani 13,11-14 24,37-44

Domenica II 11,1-10        71,1-17 Romani 15,4-9   3,1-12

Domenica III 35,1…10    146,7-10 Giacomo 5,7-10 11,2-11

Domenica IV 7,10-14 23,1-8 Romani    1,1-7   1,18-24


La I domenica annuncia la venuta ultima e definitiva [seconda venuta] di Cristo Signore e propone un’attesa vigilante nella speranza, orante nella fede e operosa nella carità.

La II domenica annuncia il compimento delle promesse profetiche (Isaia) tramite il Battezzatore e chiede di essere pronti e non sprovveduti [conversione] alla venuta oggi tra noi dell’Inviato di Dio.

La III domenica annuncia e celebra la gioia di una venuta del Signore sempre prossima che esige il coraggio di darvi la priorità su tutto.

La IV domenica annuncia l’incarnazione umana del Figlio/Parola del Padre [prima venuta] e testimonia l’umile e fiduciosa adesione di Maria e di Giuseppe.

(vedi l’Ordinamento generale delle Letture bibliche per la Messa, ai nn. 93-94)

Se al centro anche delle celebrazioni di Avvento è sempre la presenza sacramentale del Signore Gesù nella Parola e nel Pane eucaristico, tuttavia il riferimento non è sempre lo stesso: fino al 16 dicembre si guarda alla venuta gloriosa del Signore (avvento finale/escatologico); dal 17 dicembre si ripercorre l’annuncio profetico della nascita del Messia, fino alla celebrazione del suo Natale nella natura umana come bambino (avvento natalizio).


Visione d’insieme delle domeniche di Avvento/A

È una Presenza che l’Avvento celebra, un evento liberatore che si fa avvenimento oggi, nella fede e nella speranza, soprattutto nell’amore dei credenti e di tutti gli esseri umani. 

Per questo scopo ci viene proposto un cammino di cambiamento necessario ma soprattutto possibile.

Dio si pone alla ricerca di ogni essere umano e dell’intera umanità, di ciascuno di noi che da sempre siamo alla ricerca di Lui.

Gesù di Nazaret unifica in sé questi due impulsi e desideri, itinerari ininterrottamente sostenuti dallo Spirito, nei due versanti del “regno che viene” e che “deve venire”. Egli rende possibile che sgorghi nel più intimo umano la gioia. 

È una letizia sempre vissuta e comunicata nei caldi toni della fede di chi, come Giuseppe e Maria, si fida del cammino di Dio in mezzo a noi. 


30 Novembre: Domenica I Avvento/A

Vigilanti: in attesa del Signore che viene per portare a tutti la Pace!

L’annuncio dell’imprevedibile venuta del Signore non ci raggiunge per turbarci, ma per disporci in un atteggiamento di vigilanza. 

Verrà a radunare tutti i popoli, per farli camminare nella sua luce e per raggiungere la pace. 

Quando? È più vicino di quanto non pensiamo: stiamo svegli, vestiamoci di luce per non farci trascinare dal nostro egoismo. Andiamo con gioia incontro al Signore!


Quando di notte 

si lascia accesa una luce in casa

significa che stiamo aspettando l’arrivo di qualcuno.

Noi ora accendiamo questo cero

ascoltando il profeta Isaia

che ci invita alla fiducia

nelle promesse del Signore.

Egli verrà e sarà la Pace tra tutti i popoli

se già noi iniziamo a costruirla tra noi.


Vicina è la Parola 14 dicembre 2025 Avvento domenica III/A

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