venerdì 29 agosto 2025

Vicina è la Parola 31 agosto 2025 – Domenica XXII/C Al posto giusto

 Vicina è la Parola

31 agosto 2025 – Domenica XXII/C

Siracide 3,17-18.20.28-29 / Salmo 67

Ebrei 12,18-19.22-24

Luca 14,1.7-14


al posto giusto

Pretendiamo a volte di occupare un posto “che ci spetta” e non pensiamo bene a come gestire quello che già abbiamo…e così molti finiscono per essere perenni “spostati”.

All’università, la docente di “Geografia umana” ci fece riflettere sulla percezione soggettiva dello spazio e di come ciascuno di noi entrando in un luogo, in classe o al cinema, in chiesa o mettendosi a tavola, finisse per occupare più o meno sempre lo stesso posto. Il dialogo che ne seguì fu molto interessante e utile per tutti.

Quando ero più giovane, in Italia era diffusa la pretesa del “posto fisso” nel lavoro, oggi diventato un mito e non più perseguito dai giovani che invece preferisco la flessibilità.

Avere un posto nella vita, nella società, nella Chiesa… senza chiederci non se stiamo in quello giusto, ma come stiamo dove ci troviamo, è un po’ come abitare su una zattera galleggiante.

Che posto hanno gli altri nella nostra vita è un altro di quegli interrogativi irrinunciabili al fine di tendere verso un’esistenza “piena”, significativa… ma forse troppo scomodo.

Che senso può avere “alzarmi” e dare il mio posto agli altri…? 

Non credo sia come farlo su un autobus. 

E io, poi, sarei disposto a prendere il loro?


Contestualizzazione evangelica di Luca 14,1.7-14

Il capitolo 13 del racconto evangelico di Luca si conclude con previsioni drammatiche sul destino messianico di Gesù a Gerusalemme, ma Egli è intenzionato a proseguire il suo cammino, ad andare fino in fondo senza indietreggiare o cercare scorciatoie, perché è consapevole che proprio così si manifesta il regno di Dio. È un atteggiamento che sovverte il nostro modo di pensare e di agire, di leggere gli eventi e la storia, di affrontarne le problematiche (cf vv. 31-35).

Anche la comunità di Luca riflette sulle dinamiche al suo interno, non sempre evangeliche, così come sulle persecuzioni che sopraggiungono e così ricorda come il Maestro si è comportato proprio quando era un “osservato speciale dei farisei” (cf 14,1): non rifiuta di condividere il pane con loro, ma anche di provocarli con “guarigioni in giorno di sabato” (cf vv. 2-6).

In questo modo Egli infrange i loro tabù e le loro esclusioni dimostrando di non essere capaci di reagire all’improvvisa irruzione di Dio nella loro esistenza: il Nazareno non rimane distaccato ma interloquisce con tutti e soprattutto “tocca con mano” le infermità: è l’inizio della nuova creazione (cf 13,14-16).

Anche pranzare con loro è l’occasione per sovvertire le regole dell’esclusione e dello snobismo che caratterizzava il gruppo dei “farisei” nei loro conviti festivi e sontuosi, e lo fa con un insegnamento rivoluzionario: scegliere l’ultimo posto, invitare gli esclusi… chi non può ricambiare l’invito. La “nuova beatitudine” sta nell’amare gratuitamente e non nel meritare un premio (cf vv. 7-14).

Ancora una volta la comunità ha un riferimento per rivedere i suoi rapporti interni e il suo modo di includere i poveri: una Chiesa povera con e per i poveri.


Ambientazione liturgica

+ Quando ci accostiamo all’altare per l’Eucaristia ci rendiamo conto che a questa mensa non solo la Parola ci ha convocati, ma essa proviene da Chi sta seduto in mezzo a noi “all’ultimo posto”, lasciando a noi il suo affinché, abbandonata ogni perplessità e distanza, “possiamo avvicinarci” a Colui che inesorabilmente s’è fatto così vicino da togliere il rossore sul nostro viso e l’imbarazzo, anche da chi così è trattato da noi, come “l’ultimo”.

- “Vicina è la Parola” tanto da farsi udire e interpretare all’interno delle circostanze quotidiane come un pranzo; con una parabola riesce a far emergere dal vissuto la sua forza di novità da sovvertire ogni comportamento e protocollo di chi è sempre preoccupato di avanzare distinzioni, graduatorie, categorie. Soprattutto è Gesù che trasmette e interpreta la sua vita di Figlio in mezzo a noi e la sua esistenza messianica [Luca 14 – Evangelo].

- L’esperienza umana di colui che il Padre invia per ricreare la festa della vita che noi abbiamo compromesso, rendendo fin inaccessibile l’accesso alla sua fonte. Ora possiamo “accostarci” sia al divino che all’umano con un altro atteggiamento, quello della reciproca fiducia che non ha più nulla da temere e che supera ogni discriminazione e merito, come Lui, unico “mediatore” si è avvicinato a ciascuno di noi, ad ogni essere umano con la fiducia dell’amore. L’Unigenito ha fatto di tutti noi un popolo di “primogeniti” [Ebrei 12 – II lettura].

- Al di là di ogni moralismo meschino la sua umiltà è quella che fa dell’amore non un atto o un gesto, ma un modo di essere e di stare nel mondo, un vuoto di sé nell’esistenza umana, la vera sapienza di chi solo così si rende conto di chi veramente sia e di quanto valga [Siracide 3 – I lettura].

-I giusti” sono adesso coloro che ne sanno accogliere lo stile e lo praticano con la gioia di un Dio che dimora in mezzo a di derelitti e libera i prigionieri. Siamo il popolo che con il suo amore fa abitare in un mondo rinnovato [Salmo 67].

+ “Ci siamo accostati all’assemblea festosa dei primogeniti”.

È stato possibile perché Lui, “il primogenito tra molti fratelli” ci ha fatto posto dando a noi il primo. Nella nostra esistenza quotidiana permettiamo agli altri di sedersi con gioia e con noi?

Più grande sei, più devi essere capace di abbassarti”.


Preghiamo con la Liturgia

Dio nostro Padre, 

tu chiami i poveri e i peccatori
alla festosa assemblea 

della nuova alleanza,
concedi anche a noi di onorare 

la presenza del Signore
negli umili e nei sofferenti,
per essere accolti con fiducia

alla mensa del tuo regno.

Amen.


venerdì 22 agosto 2025

Vicina è la Parola 24 agosto 2025 - Domenica xxi/c Dilatare il CUORE

 Vicina è la Parola

24 agosto 2025 - Domenica xxi/c

Isaia 66,18-21 / Salmo 116

Ebrei 12,5-7.11-13

Luca 13,22-30


dilatare il CUORE

Mi ha sempre infastidito fare la fila alle poste, dal medico o nei vari uffici, anche la coda alla cassa del supermercato… ero sempre concentrato su di me, sul tempo che impiegavano gli altri e su quanto ne facessero perdere a me; su chi cercava di “saltare la fila…” furbetti!

A un certo momento però ho iniziato a scoprire altro: le persone!

Gli altri visti non più come antagonisti “a chi arriva prima”, ma compagni nel viaggio della vita con le sue “soste”.

Allora mi sono diventati interessanti addirittura i loro acquisti, le loro ansie, i loro volti… le stesse sensazioni mi procuravano i viaggi in treno o in aereo: facce - storie, provenienze - arrivi… transiti…. viaggiatori ignari del loro destino e soprattutto del fatto che tutti abbiamo la stessa meta, sospinti dall’unico Soffio vitale.

Vivessimo consapevoli di ciò non ci sentiremmo poi così soli, ma sempre in cammino con qualcuno: basterebbe dilatare la mente e il cuore!


Contestualizzazione evangelica di Luca 13,22-30

Il capitolo 13 di Luca è introdotto dal drammatico invito al cambiamento del modo di pensare e di vivere [conversione] in riferimento ad alcuni fatti di cronaca che avevano sconvolto gli abitanti di Gerusalemme (i cui vv. 1-9 sono stati proclamati nella III domenica di quaresima). 

Gesù, con la parabola del “fico sterile”, annuncia l’amore paziente e fecondo del Padre che continua a prendersi cura di ciascuno “per l’avvenire”, in una nuova prospettiva che permettere di leggere anche i drammi dell’esistenza umana dal suo punto di vista e non di una presunta colpa.

Proprio nell’incontro inaspettato con una donna “curva su di sé” e guarendola per giunta “in giorno di sabato”, Egli dimostra la “sterilità” della mentalità legalista giudaica -vera corruzione del male- e la forza dell’amore che la “chiama a sé” e che con la sua parola liberante la riporta alla piena dignità umana: “dritta davanti a Dio”, in relazione dialogica con Lui senza vergogna e con gioia esultante (cf vv. 10-17).

Ecco, “la presenza amorosa di Dio in mezzo a noi” [regno] si manifesta in modo “vitale” anche se nascosto, “mescolato” nel nostro impasto umano (cf vv. 18-21).

Il v. 22 ribadisce che Gesù “passava per città e villaggi insegnando mentre era in cammino verso Gerusalemme”: è Lui che rende la nostra esistenza feconda, vitale e la fa “lievitare” con la forza della sua pasqua! Il suo insegnamento riguarda infatti il “passaggio [a Gerusalemme], per la porta stretta [della passione] e non solo “per città e villaggi”.

Questa è la convinzione maturata dalla comunità di Luca nel suo percorso storico: Dio ci salva tutti insieme, come un solo popolo di cui la Chiesa è solo “lievito”. 

Non ci sono “graduatorie”, tutti saranno invitati alla mensa del regno.

Questo è un altro risvolto della “conversione evangelica” contro ogni ristrettezza ed esclusione: l’apertura della mente e del cuore al progetto universale di salvezza che connota la messianicità del Nazareno (cf 2,30-32; 3,1-6) e che gli procurerà un destino di morte (cf v. 31).


Ambientazione liturgica

+ Invitati e radunati per l’Eucaristia anche noi sediamo a mensa dove “mangiamo e beviamo alla sua presenza e ascoltiamo il suo insegnamento”. È un dono, non un merito, che non dobbiamo mai dare per scontato.

- “La porta di ingresso non è sgombra, è affollata e occorre fare la fila con pazienza e rispetto; non siamo soli, ci sono un sacco di sconosciuti con cui familiarizzare, così una volta entrati condivideremo da amici i posti disponibili, senza esclusioni: “Scusi, ma è già occupato”. Scopriremo che non era necessario prenotarsi e che, c’è posto per tutti, senza graduatorie o priority: tutti siamo in first class [Luca 13 – Evangelo].

- Ministri” di questo banchetto sono multirazziali e il Tempio dove esercitano non è un luogo circoscritto ma un “raduno” di carovane tra chi si ritrova provenendo dalle regioni più distanti, richiamati da una Voce e da un Volto a tutti familiare [Isaia 66 – I lettura].

- Lo riconosceremo come amico, padre, magari dopo averlo accusato a lungo di parzialità e incolpato di ingiuste punizioni. Ci renderemo conto in modo sorprendente che lungo il cammino, spesso faticoso, al contrario le forze non sono venute meno… “braccia e gambe si sono rinvigorite” come fosse stato un “allenamento” utile a “dilatare il cuore” [Ebrei 12 – II lettura].

- Frutti di “un amore forte e fedele” saranno i canti che si alzano da una corale plurilingue che dà speranza anche ai nostri sparuti coretti parrocchiali [Salmo 116].

+ Usciremo dalla nostra celebrazione domenicale più capaci di “camminare insieme”?

Eppure abbiamo ascoltato la stessa Parola, abbiamo mangiato e bevuto alla stessa mensa, riconosciuto una “Presenza” [gloria] anche se non appieno… ma avremo capito che solo insieme si manifesta chiaramente? Lui spera di sì!


Preghiamo con la Liturgia

O Padre, che inviti tutti gli esseri umani
al banchetto pasquale della vita nuova,
concedi a noi di crescere nel tuo amore
passando per la porta stretta della croce,
perché, uniti all’offerta del tuo Figlio,
gustiamo il frutto della libertà vera.

Amen.


giovedì 14 agosto 2025

Vicina è la Parola 17 agosto 2025 – Domenica xx/c Il FUOCO della PACE

 

Vicina è la Parola
17 agosto 2025 – Domenica xx/c
Geremia 38,4-6.8-10 / Salmo 39
Ebrei 12,1-4
Luca
12,49-57
 
Il FUOCO della PACE
        Forse mai come in questo periodo storico abbiamo bisogno di uno sguardo più profondo e completo degli avvenimenti. Tutti siamo convinti della necessità della pace che ponga fine agli attuali conflitti che lacerano la convivenza internazionale, ma questo non ci deve esimere da un’analisi “critica” dei processi che li hanno scatenati. Dobbiamo imparare dalle soluzioni che hanno accorciato le distanze nazionali ma non hanno fatto avvicinare le persone nella comprensione delle cause e nel superamento dei rancori evolvendo verso il bene di ciascuno e di tutti.
        La Pace è “un Fuoco che consuma e lascia in piedi solo la verità”, è un processo che procura sofferenza paradossalmente come una guerra, il cui esito però è completamente diverso: è una vera e propria rinascita, un “battesimo”, un’immersione fino in fondo nel dolore per un’emersione alla vita nell’amore che permette di risorgere!
 
Contestualizzazione evangelica di Luca 12,49-57
        La comunità di Luca, come la nostra, si sente interpellata dalle vicende che attraversa e si interroga sul senso della missione del Nazareno e sulla reale efficacia della sua morte e risurrezione: “È vana la sua missione o la nostra comprensione di Lui?” (cf 12,49-51).
       Essa sperimenta che “il regno di Dio”, annunciato e attuato dal Nazareno come Messia “portatore di pace” (cf 2,14), non riappacifica affatto, non annulla contrasti e divisioni anche al suo interno (cf 2,33-34), addirittura nelle famiglie (cf vv. 52-53), non neutralizza le inimicizie e le persecuzioni nei suoi confronti, anzi in alcuni momenti le acutizza (cf vv. 58-59).
        Il suo “immergersi divino” nell’umano [battesimo] è un “fuoco” (cf 3,16), ma di quale portata? Si è forse estinto quello divampato nella Pentecoste? (cf Atti 2,3). Sembra così dall’esterno, ma esso agisce dentro le dinamiche storiche ed esistenziali contrastanti perché il Signore, per primo, proverà la stessa angoscia che i discepoli e i futuri credenti sperimenteranno (cf 22,39-46).
            Ogni contesto storico è provocatorio per la comunità dei discepoli e dei credenti, la porta a “scrutare attentamente” [discernimento] gli eventi, il loro svolgimento ed esito, in quanto essi stessi sono “una parabola evangelica” da comprendere profondamente per operare le scelte più opportune (cf vv. 54-57). Sarà così possibile evitare ogni fraintendimento “ipocrita” dell’annuncio evangelico riguardante “il regno di Dio” e la sua signoria, come la pace di cui ne è effetto.
 
Ambientazione liturgica
            + La proclamazione liturgica dell’evangelo è preceduta da testi che ne favoriscono una “piena” comprensione, secondo il principio dell’Ordinamento liturgico delle letture bibliche di cui la proclamazione evangelica è “il culmine” (OLM, 2007).
            - La vicenda profetica di Geremia diventa, per la nostra comunità cristiana, “chiave interpretativa” di quella messianica vissuta da Gesù Nazareno “servo sofferente” e già annunciata così da Isaia (cap. 53). La sua predicazione, interpretata come disfattista e osteggiata con l’accusa di scoraggiare, messa a tacere dai rappresentanti del suo popolo che la rifiutano e lo condannano alla morte, è invece compresa e “salvata” da chi paradossalmente le è “estraneo” [I lettura],
            - Oggi la comunità la assume come paradigma di ogni esperienza di sofferenza e di persecuzione, anche personale, e si unisce alla sua invocazione di salvezza non “dal” ma “nel fango” in cui anche il Figlio/Servo si è immerso per la forza del suo amore, e nella lode a Chi “libera dal potere della morte” [Salmo 39].
            - Proprio su di Lui “teniamo fisso lo sguardo” anche nel frangente delle persecuzioni; sulla sua “croce” per” non farsi sopraffare nelle prove”: la sua fiducia nel Padre [fede] è stata sottoposta alla prova che è anzitutto opposizione e contrasto all’amore gratuitamente donato [Ebrei 12 – II lettura] ed è il “fuoco” nuovo e inestinguibile del Risorto che dona la pace (cf Lc 24,36).
            + La Parola, sinceramente accolta e condivisa, ci porta necessariamente a scelte anche divisive… altrimenti il rischio è di neutralizzarla, anche con pastorali che spesso prescindono dall’annuncio celebrativo, che invece dovrebbe essere criterio di discernimento degli eventi storici e per l’esistenza dei credenti.
 
Preghiamo con la Liturgia
Dio nostro Padre,
nella croce del tuo Figlio
ci riveli il senso più profondo
degli eventi della storia e della nostra vita
aiutaci e tenere fisso lo sguardo su Gesù,
affinché corriamo con perseveranza incontro a Lui,
nostra salvezza.
Amen.

Vicina è la Parola 31 agosto 2025 – Domenica XXII/C Al posto giusto

  Vicina è la Parola 31 agosto 2025 – Domenica XXII/C Siracide 3,17-18.20.28-29 / Salmo 67 Ebrei 12,18-19.22-24 Luca 14,1.7-14 al posto gi...