Vicina è la Parola
17 novembre 2024 – XXXIII Domenica/B
Daniele 12,1-13 / Salmo 15
Ebrei 10,11-14.18
Marco 13,24-32
Le doglie del parto
Contestualizzazione evangelica di Marco 13,24-32
Il futuro ha un Nome: il Risorto!
Dopo aver seguito lungo quest’anno il percorso tracciato dall’evangelista Marco ed aver accolto - speriamo con frutto - la provocazione a seguirlo in questa nuova esperienza di vita inaugurata dall’annuncio del compimento in Gesù di Nazareth della presenza tra noi del “regno di Dio” ed aver provato a entrare nella sua logica di novità assoluta dell’Amore più forte della morte tale solo nella sua risurrezione, anche noi siamo continuamente interpellati da avvenimenti sconcertanti e sconvolgenti della storia e della natura, al punto da chiederci come i suoi discepoli: “Quale sarà il segno quando tutto questo sta per compiersi?” (Marco 13,1-3).
Come allora anche oggi dilagano messianismi falsi e illusori dinnanzi alle tragedie di civiltà e di calamità naturali (cf vv. 5-9; 21-23); ai fallimenti storici di una Chiesa che dà scandalo e tuttavia subisce persecuzioni (cf vv. 9-13); alla distruzione di Gerusalemme e alla diaspora tra le nazioni (cf vv. 14-20).
L’unica sicurezza è la parola del Risorto che sola avvera le profezie apocalittiche in base al suo travaglio personale di essere umano, di morte e risurrezione. Così ogni futuro, minacciato dai comportamenti dissennati a livello planetario e previsto come “senza ritorno”, è illuminato dalla sua definitiva vittoria sulla morte e dalla certezza della sua venuta finale, certa come ogni nuova stagione, come di chi “è vicino, è alle porte” [cf vv. 24-32 – Evangelo di oggi].
Per noi il futuro, per quanto incerto e tenebroso, ha un nome: il Figlio che viene a compiere tutto!
“Ma quali segni di questo luminoso futuro e quale relazione con il nostro oggi?
Come nella natura, espressa nella parabola del fico (vv. 28-29), tutto è preannunzio della vita nuova che sta per nascere, anche l’intenerirsi di nodi e nudi rami, l’intenerirsi doloroso dell’arida nostra terra all’imminenza dell’irruzione della Vita, è speranza inarrestabile ed invincibile” (CMdV).
Il Crocifisso-Risorto ha questa forza e la tramette a noi nell’affidarsi totalmente al Padre proprio riguardo al futuro suo, quindi nostro e dell’intera umanità.
Ambientazione liturgica
Siamo come il popolo di Israele quando nei periodi più tristi della sua storia crollavano le sue speranze, il male dilagava e Dio sembrava rimanere avvolto in un impenetrabile e misterioso silenzio e la tentazione è dare la responsabilità a “forze occulte e superiori” dimenticando che il Signore “lotta con noi -Michael” nelle vicende nascoste, con la promessa di vita e di risurrezione [Daniele 12 – I lettura].
È la Parola di Vita ad annunciarcelo, ma soprattutto il dono del suo Pane a comunicarcelo e che ci “saziano di gioia” [Salmo 15].
Il Signore Gesù è il sacerdote che offre ancora sé stesso con la forza del perdono, vera e perenne novità, inarrestabile vittoria sulla durezza del nostro cuore e sulla nostra precarietà [Ebrei 10 – II lettura]
Così la nostra comunità, che nell’eucaristia celebra non sé stessa ma il suo Signore, “cerca nel mondo profano che le sta attorno la sua missione: essere lievito che agisce scomparendo”. (H. U. von Balthasar)
Preghiamo con la Parola
O Padre,
che farai risplendere i giusti
come stelle nel firmamento,
accresci in noi la fede,
ravviva la speranza
e rendici operosi nella carità,
mentre attendiamo
la gloriosa e definitiva manifestazione
del tuo Figlio, Gesù Cristo,
nostro Signore e nostro Dio
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
nel tempo e nell’eternità. Amen.
17 novembre 2024 – XXXIII Domenica/B
Daniele 12,1-13 / Salmo 15
Ebrei 10,11-14.18
Marco 13,24-32
Le doglie del parto
Contestualizzazione evangelica di Marco 13,24-32
Il futuro ha un Nome: il Risorto!
Dopo aver seguito lungo quest’anno il percorso tracciato dall’evangelista Marco ed aver accolto - speriamo con frutto - la provocazione a seguirlo in questa nuova esperienza di vita inaugurata dall’annuncio del compimento in Gesù di Nazareth della presenza tra noi del “regno di Dio” ed aver provato a entrare nella sua logica di novità assoluta dell’Amore più forte della morte tale solo nella sua risurrezione, anche noi siamo continuamente interpellati da avvenimenti sconcertanti e sconvolgenti della storia e della natura, al punto da chiederci come i suoi discepoli: “Quale sarà il segno quando tutto questo sta per compiersi?” (Marco 13,1-3).
Come allora anche oggi dilagano messianismi falsi e illusori dinnanzi alle tragedie di civiltà e di calamità naturali (cf vv. 5-9; 21-23); ai fallimenti storici di una Chiesa che dà scandalo e tuttavia subisce persecuzioni (cf vv. 9-13); alla distruzione di Gerusalemme e alla diaspora tra le nazioni (cf vv. 14-20).
L’unica sicurezza è la parola del Risorto che sola avvera le profezie apocalittiche in base al suo travaglio personale di essere umano, di morte e risurrezione. Così ogni futuro, minacciato dai comportamenti dissennati a livello planetario e previsto come “senza ritorno”, è illuminato dalla sua definitiva vittoria sulla morte e dalla certezza della sua venuta finale, certa come ogni nuova stagione, come di chi “è vicino, è alle porte” [cf vv. 24-32 – Evangelo di oggi].
Per noi il futuro, per quanto incerto e tenebroso, ha un nome: il Figlio che viene a compiere tutto!
“Ma quali segni di questo luminoso futuro e quale relazione con il nostro oggi?
Come nella natura, espressa nella parabola del fico (vv. 28-29), tutto è preannunzio della vita nuova che sta per nascere, anche l’intenerirsi di nodi e nudi rami, l’intenerirsi doloroso dell’arida nostra terra all’imminenza dell’irruzione della Vita, è speranza inarrestabile ed invincibile” (CMdV).
Il Crocifisso-Risorto ha questa forza e la tramette a noi nell’affidarsi totalmente al Padre proprio riguardo al futuro suo, quindi nostro e dell’intera umanità.
Ambientazione liturgica
Siamo come il popolo di Israele quando nei periodi più tristi della sua storia crollavano le sue speranze, il male dilagava e Dio sembrava rimanere avvolto in un impenetrabile e misterioso silenzio e la tentazione è dare la responsabilità a “forze occulte e superiori” dimenticando che il Signore “lotta con noi -Michael” nelle vicende nascoste, con la promessa di vita e di risurrezione [Daniele 12 – I lettura].
È la Parola di Vita ad annunciarcelo, ma soprattutto il dono del suo Pane a comunicarcelo e che ci “saziano di gioia” [Salmo 15].
Il Signore Gesù è il sacerdote che offre ancora sé stesso con la forza del perdono, vera e perenne novità, inarrestabile vittoria sulla durezza del nostro cuore e sulla nostra precarietà [Ebrei 10 – II lettura]
Così la nostra comunità, che nell’eucaristia celebra non sé stessa ma il suo Signore, “cerca nel mondo profano che le sta attorno la sua missione: essere lievito che agisce scomparendo”. (H. U. von Balthasar)
Preghiamo con la Parola
O Padre,
che farai risplendere i giusti
come stelle nel firmamento,
accresci in noi la fede,
ravviva la speranza
e rendici operosi nella carità,
mentre attendiamo
la gloriosa e definitiva manifestazione
del tuo Figlio, Gesù Cristo,
nostro Signore e nostro Dio
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
nel tempo e nell’eternità. Amen.